domenica 20 maggio 2012

ELISEO ZANZARELLI SUL GRAVE FATTO DI BRINDISI: "CHISSA' PERCHE' NESSUNO HA SCRITTO DEL POSSIBILE GESTO FOLLE DI UNO SQUILIBRATO!

Col permesso dell'autore (Eliseo Zanzarelli, direttore del periodico Lo Strillone) pubblico queste riflessioni postate fra ieri ed oggi su Facebook. Riflessioni che io ed altre persone abbiamo condiviso apertamente su detto social network e che ritengo meritevoli di pubblicazione in questo mio blog.

Ore 16,00 del 20.5.2012 - La premessa è d'obbligo: il fatto è stato e rimane di una gravità impressionante, immane. Ciò premesso, subendo anche oggi il bombardamento mediatico del caso, che anche volendo uno non riesce a evitare, sono giunto ad alcune riflessioni che, piacciano o no, sono le mie. In realtà le avevo fatte anche ieri queste riflessioni, nell'esatto momento in cui avevo rinunciato a occuparmi della parte strappa-lacrime della vicenda.
[Ore 12, 44 del 19.5.2012 - Io faccio obiezione di coscienza: non indagherò, come richiestomi per lavoro - lo chiameremo convenzionalmente lavoro -, sul dolore delle famiglie. Lo immagino, lo comprendo, lo avverto, ne soffro. Non riporterò informazioni, reazioni, curiosità intime. Dio - se esiste o chi per lui - me ne scampi. Fosse accaduto a me, non mi sarebbe piaciuto affatto ritrovarmi in compagnia di taccuini, flash e antenne drizzate a caccia di cosiddette notizie. Non è questa l'informazione che mi piace: la cronaca, per stigmatizzare un fatto gravissimo e intollerabile, è un conto. Il pettegolezzo, finalizzato alle vendite del giorno dopo, è ben altro. Io, e accetterò tranquillamente mi si dica che forse non sono tagliato per questo mestiere - convenzionalmente lo chiameremo ancora così - , mi dissocio, assumendomene tutte le responsabilità. Preferisco rimanere coerente con me stesso, per quello che può valere.]

Pensavo e penso che sarebbe obiettivamente un peccato, per professionisti dell'antimafia e aspiranti tali, giornalisti in trincea a caccia della ribalta e organi d'informazione desiderosi di rispettare le leggi del mercato, scoprire d'incanto - come peraltro sostenuto dal procuratore capo di Brindisi, Marco Di Napoli - che il cosiddetto attentato ai danni del professionale Morvillo Falcone altro non sia stato che il gesto folle, ingiustificato e isolato di un mitomane, di qualcuno in cerca di paginate di giornali e servizi tivù, che puntualmente gli sono stati concessi. Di attenzione, che puntualmente ha ottenuto. Come dire - scusando la blasfemia - che Falcone, sua moglie, la Carovana della legalità, la Scu e tutte le coincidenza tirate in ballo finora non c'entrano un fico secco con quanto accaduto. Si è parlato di mafia e terrorismo, persino internazionale, dello strano caso del magrebino STRANAMENTE assente, ieri mattina, dal suo posto, abituale e abusivo, davanti alla scuola. Chissà perché, però, nessuno ha scritto o riferito del possibile gesto folle di uno squilibrato: certamente non avrebbe sbagliato, non sarebbe stato impreciso. Chi si accanisce contro delle ragazze indifese - mafioso, terrorista o no - è pur sempre uno squilibrato, qualunque sia il motivo alla base del suo agire. Il dubbio è presto fugato: cui prodest - a chi giova - sminuire il tutto? A chi giova rinunciare alle comparsate tivù, alle ferme prese di posizione politiche su giornali ed emittenti locali e nazionali, all'impennata vertiginosa delle visite online? A nessuno, in fondo, giova: a partire dal mitomane - mafioso, terrorista o meno -, che avrebbe certamente risentito di un'ipotetica sottovalutazione, fino ai politici, agli antimafia tout court, alle redazioni di ogni ordine, grado e specie. In tre parole tre: non fa notizia, il semplice mitomane. Non solletica l'opinione pubblica e non smuove l'orgoglio dei tutori civili - per le forze dell'ordine, discorso a parte - della legalità. E poi chissà che esecutore/i e presunto mandante/i - magari destinato sic et simpliciter a un Cim - non se la godessero, ridendo di gusto per il clamore suscitato, mentre la cosiddetta società civile sfilava compatta, un po' ovunque, contro un nemico ipotetico e invisibile, meglio se terrorista o mafioso. A indagini - rigorosamente, come si dice, a 360 gradi - ancora in corso, è opportuno, quando non necessario, essere prudenti. Logica vuole, comunque, che non esista antimafia senza mafia, anche a costo di volerla cercare, vedere o intravedere ovunque, questa mafia. La mafia che ha paura della cultura e che, in un bruttissimo giorno di maggio, decide di colpirla dove forse meno te l'aspetti: il professionale per la moda di Brindisi, ancorché intitolato alla memoria di Falcone e della sua consorte. La mafia, o presunta tale che, interpellata in merito (sic!), al pari dello Stato in tutte le sue declinazioni, all'indomani del fattaccio, assicura giustizia e dovute ritorsioni per il danno d'immagine: paradossale, ma vero. Per la serie: "Noi non c'entriamo, lo dimostreremo indagando, rintracciando i responsabili e punendoli". Qualora così fosse, il paradosso sarebbe completo. Io, dal mio canto, continuo a riflettere, spesso e malvolentieri indignandomi. Mah.
Eliseo Zanzarelli - ore 16,00 del 20.5.2012
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