Poesia e musica: Leopardi e Chopin
Una serata oritana per conoscere e rivivere la loro lirica romantica
Versi e note possono produrre vibrazioni nell’animo umano facendogli vivere un lirismo sublime. Lo hanno vissuto con grande intensità due grandi esponenti del Romanticismo, Leopardi e Chopin. Tali suggestioni, diverse da quelle proposte dalla nostra società attuale, saranno proposte in una prossima serata, il 25 giugno, presso la tenuta “LA PICA” di Oria dove opera l’Associazione culturale “Il Circolo”, che ha curato con fine sensibilità già due edizioni di un concorso nazionale di poesia. Questa volta propone agli appassionati di poesia e di musica (l’ingresso è libero a tutti) una serata per godere armonie di versi e note che i due romantici hanno creato.
Il luogo è un’oasi d’incanto, situata nel verde della campagna oritana, ben curata dal proprietario, l’agronomo Dr. Gino Calò, una persona molto sensibile e rispettosa della natura che ha saputo trasformare un pezzo di terra di alcuni ettari in un pezzo di Paradiso in cui flora mediterranea ed esotica convivono armoniosamente e divengono sempre più oggetto di studio da parte di scolaresche e naturalisti. Ma è per tutti un luogo di pace e di godimento.
Nella verdeggiante struttura, denominata ”Masseria Piccola”, sarà proposta una combinazione lirica di poesia e musica. La poesia sarà presentata e commentata dall’esimio prof. Paolo De Stefano, docente in Scienze della Comunicazione presso l’Università “Aldo Moro” di Bari; i versi saranno declamati da componenti il Piccolo Coro dell’Università Popolare Oritana. I brani di poesia saranno abbinati a composizioni di Chopin. Al piano la prof. Anna Colucci e due giovani promesse oritane, Luigi e Irene Didomenicantonio.
Ma i protagonisti dell’evento saranno Leopardi e Chopin. Sono contemporanei, vissuti nella prima metà dell’800, tutti e due per 39 anni. Uomini che hanno rielaborato nell’arte le aspirazioni e gli avvenimenti culturali di quell’epoca; entrambi hanno sperimentato grandi sofferenze fisiche e spirituali. Il dolore, tuttavia, non lo hanno subito passivamente, ma trasformato in strumento di riflessione e di elevazione universale dell’umana sventura.
Furono particolarmente attratti dal paesaggio notturno che stimola più facilmente una riflessione sul nostro destino, sulle ragioni del nostro esistere, sull’amore soprattutto se profondamente sofferto, perché rifiutato, o perché non pienamente goduto. L’uno e l’altro espressero accorato amore per la Patria e vissero come proprie le sofferenze del popolo. In particolare erano accomunati dalla potenza lirica dell’arte, dalle diverse modulazioni della solitudine, dalla solitaria meditazione sul proprio io. E ovviamente siamo in linea con la solitudine odierna dell’uomo- tecnologico.
La Direzione “Il Circolo”