lunedì 10 febbraio 2014

IN QUESTI GIORNI DECORRE IL 70° ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA DEL PIROSCAFO "ORIA", SUL QUALE ERA RECLUSO ANCHE QUALCHE SOLDATO ORITANO.


Sento il bisogno di pubblicare qualcosa in merito, in quanto ho motivo di ritenere che fra le migliaia di soldati italiani periti in detto tragico evento, ve ne fosse qualcuno nativo e/o residente nella mia Oria, trimillenaria città in provincia di Brindisi (ironia della sorte....avente stesso nome del piroscafo affondato).
Infatti nell'elenco dei dispersi del piroscafo Oria si leggono i nomi  CHIRICO PietroANTONUCCI Domenico.

Agli atti del Comune di Oria per il primo esiste un verbale di irreperibilità compilato dal Distretto Militare di Taranto il 22.10.1952, in base al quale si rileva che "CHIRICO Pietro di Cosimo, nato in Oria il 29.10.1921, è scomparso in mare, in seguito all'affondamento del piroscafo sul quale era imbarcato con l'810 Batteria da 20 m/m destinata alla difesa contraerei dello stesso piroscafo". Possiamo certamente affermare che trattasi di documentazione lacunosa e tardiva rispetto all'evento tragico  citato (senza indicazione del nome del natante, della data e della zona di mare dell'affondamento).

Per il secondo nominativo, ANTONUCCI Domenico, nutro il sospetto che possa trattarsi dell'omonimo partigiano, il quale, secondo l'ANPI, sarebbe ".......caduto  nella battaglia del monte Fileremo, (isola di Rodi), combattendo contro i nazifascisti, il 10 settembre 1943."
Agli atti del Comune di Oria esiste un Espresso Raccomandato del Ministero della Guerra, datato 21.5.1946, avente per oggetto una COMUNICAZIONE RITARDATA PER TARDIVA SEGNALAZIONE, con la quale si comunicava che "..... il soldato ANTONUCCI Domenico, classe 1920, è deceduto l'11.9.1943 in Egeo per ferite riportate in combattimento. Salma tumulata a Monte Fileremo (presso Rodi, dove vi furono delle battaglie dopo l'8.9.1943, NdR). Si prega di darne comunicazione alla famiglia residente a Oria, esprimendo le più sentite condoglianze da parte del Sig. Ministro, evidenziando che il nome del loro congiunto è scritto nell'Albo  d'Oro degli eroici caduti per la redenzione della nostra amata Patria."
Il mio sospetto circa il fatto che anche ANTONUCCI sia perito sul piroscafo Oria è motivato proprio dalla COMUNICAZIONE RITARDATA PER TARDIVA SEGNALAZIONE, nella quale fra l'altro non si fa riferimento alcuno a quale unità operativa appartenesse il medesimo. Inoltre, circa il luogo di sepoltura, trovo discordanza  con un dato presente sul sito del Ministero della Difesa, dove è riportato come sepolto in Italia. ANTONUCCI era nato a Francavilla Fontana e nel 1935 si era trasferito ad Oria.

Grazie alla municipalità di Saronikos in Grecia (sul cui territorio costiero ebbe luogo il naufragio) e a una donazione privata, è stato costruito e inaugurato domenica 9 febbraio 2014 un monumento alla memoria della terribile tragedia.   Cliccare QUI.
 
 LA STORIA
La tomba dimenticata di 4200 soldati italiani. 

Pochi sanno del naufragio del piroscafo norvegese Oria e degli oltre 4000 militari italiani che vi hanno perso la vita.

La nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l'11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell'8 settembre 1943, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l'equipaggio norvegese.

L'indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l'isola di Patroklos (in Italia erroneamente nota col nome di isola di Goidano).

I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell'equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina.

L'Oria era stipata all'inverosimile, aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai nostri soldati che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich. Continua:  QUI
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