Nel video qui pubblicato datato 17.6.2011 si possono chiaramente ascoltare le seguenti parole del sindaco Pomarico, relative all'ordinanza di sospensione lavori emessa dall'UTC per difformità rispetto al permesso edilizio: "..... un incidente di percorso dovuto prevalentemente alla complessità delle leggi e dei regolamenti che sono molto rigidi ... che si scontrano con gli interessi degli imprenditori e bloccano lo sviluppo della città. E' stato tutto chiarito e definito. Sono state già da tempo avviate le procedure per chiudere definitivamente e positivamente il problema secondo le leggi previste. Il problema non c'è e non esiste."
Cliccando QUI potrete leggere il comunicato stampa del sindaco di quel giorno 17.6.2011. Ovviamente nulla di personale nei confronti di nessuno. La Giustizia Penale farà il suo corso. Ricordo che fra i capi d'imputazione nei confronti degli 8 indagati vi è anche il tentativo di truffa aggravata ai danni dello Stato per aver richiesto un finanziamento di 3milioni di euro per il restauro effettuato. Custode giudiziario del sequestrato castello è stato dapprima nominato il sindaco di Oria e successivamente la d/ssa Romanin.
Nelle scorse settimane allo scadere dei primi sei mesi di indagini il magistrato ha chiesto una proroga di ulteriori sei mesi e non penso che il medesimo non si è preoccupato delle conseguenze di tale decisione sulla proprietà e sull'intera città. Se lo ha fatto avrà avuto delle buone ragioni e potrei azzardare anche qualche ipotesi in base ai miei trascorsi professionali, ma mi astengo per ovvie ragioni per non pregiudicare alcunché e per non essere frainteso.
Nei giorni scorsi il sindaco Pomarico ha inviato al dr. Costantini, pubblico ministero titolare delle indagini, la seguente lettera aperta (pubblicata in alcuni blog e su vari organi di stampa online e cartacei): [Lontanissimo dal voler interferire sulle necessarie dinamiche relative alle indagini in corso sul Castello di Oria, da Sindaco di questa Città non posso evitare di esprimere le preoccupazioni per il protrarsi della mancata fruizione e disponibilità di un Monumento Nazionale così importante che, come è noto, è elemento vitale per la promozione e la crescita turistica del nostro Territorio.
Siamo tutti profondamente convinti che il Castello sia il fulcro intorno al quale possiamo costruire un progetto di rilancio economico, di speranza e di lavoro della nostra Comunità.
Oggi, non posso nascondere che il perdurare dei tempi di chiusura di questo “Gioiello di Pietra”, oltre ai danni economici ed all’immagine di Oria, già in parte penalizzata durante l’emergenza legata alla vicenda della tendopoli, rischia di compromettere la programmazione della prossima stagione estiva nella quale, insieme ai tanti eventi storici di alto livello, questo Bene Culturale gioca un ruolo determinante nella politica turistica della Città e sullo spirito di iniziativa di tutti i Cittadini.
Il 26 febbraio prossimo ci sarà il raduno del T.C.I. (Touring club italiano), con la presenza di 500 Soci, volto ad ottenere il riconoscimento della “Bandiera Arancione” Città d’eccellenza dell’entroterra e, nei primi giorni di Marzo, ci sarà una trasmissione televisiva in diretta sulle reti nazionali, in una delle Piazze di Oria.
Su queste premesse, intendo pubblicamente auspicare un legittimo sforzo comune, teso a restituire alla Città il suo principale attrattore turistico, senza il quale non possiamo riprendere il lavoro già iniziato sullo sviluppo e organizzare l’ospitalità che ci distingue.
Certo che la S.V. Ill.Ma coglierà il senso e lo spirito che hanno animato questa mia missiva, La ringrazio della Sua sensibilità e Le porgo i miei sensi di più alta stima e di fiducia.]
Comprendo che un sindaco per farsi conoscere ed apprezzare ha anche bisogno di comunicare, fossi io nei suoi panni metterei però al primo posto la "cultura della legalità" evitando dichiarazioni che danno origine a titoli di giornali come quello di BrindisiReport del 10.10.2011 "Gli indagati del castello, difese mobilitate. Il sindaco disse: tutto ok" Nella sua lettera aperta Pomarico fa riferimento al riconoscimento Bandiera Arancione che la città si appresta ad ottenere dal TCI (dietro pagamento di compenso per le analisi del caso). Vi ho già spiegato in un precedente articolo che Oria non potrebbe ottenere detto riconoscimento in quanto sprovvista di uno dei due requisiti essenziali ed obbligatori: popolazione inferiore a 15.000 abitanti. Preferisco sorvolare sul particolare che l'idea della candidatura a detto riconoscimento è stata caldeggiata dalla D/ssa Romanin nel novembre 2011 .... quando l'antico maniero era già sotto sequestro. Al posto del sindaco, nell'interesse generale, mi preoccuperei di conoscere la portata della gravità dei motivi che hanno richiesto una proroga delle investigazioni. Al posto del sindaco mi preoccuperei di sollecitare la competente Soprintendenza ed il Ministero dei Beni Culturali in ordine al contenuto dell'art.104 del D. lgvo n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) , il quale così recita: Fruizione di beni culturali di proprietà privata. 1. Possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi culturali: a) i beni culturali immobili indicati all’articolo 10, comma 3, lettere a) e d), che rivestono interesse eccezionale; b) le collezioni dichiarate ai sensi dell’articolo 13. 2. L’interesse eccezionale degli immobili indicati al comma 1, lettera a), è dichiarato con atto del Ministero, sentito il proprietario. 3. Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente, che ne dà comunicazione al comune e alla città metropolitana nel cui territorio si trovano i beni. Dico questo perché una volta dissequestrato il castello noi oritani non abbiamo nessuna certezza circa la volontà dei proprietari di rendere visitabile il castello in tutti i giorni dell'anno, specie se non otterranno le richieste autorizzazioni di cui si è tanto finora parlato. La Borgo Ducale srl potrebbe anche decidere di consentire le visite per un solo giorno all'anno ed essere in regola con gli obblighi derivanti dal famoso atto notarile del 1933 fra il podestà Rocco Greco e l'allora proprietario Martini Carissimo.
Siamo tutti profondamente convinti che il Castello sia il fulcro intorno al quale possiamo costruire un progetto di rilancio economico, di speranza e di lavoro della nostra Comunità.
Oggi, non posso nascondere che il perdurare dei tempi di chiusura di questo “Gioiello di Pietra”, oltre ai danni economici ed all’immagine di Oria, già in parte penalizzata durante l’emergenza legata alla vicenda della tendopoli, rischia di compromettere la programmazione della prossima stagione estiva nella quale, insieme ai tanti eventi storici di alto livello, questo Bene Culturale gioca un ruolo determinante nella politica turistica della Città e sullo spirito di iniziativa di tutti i Cittadini.
Il 26 febbraio prossimo ci sarà il raduno del T.C.I. (Touring club italiano), con la presenza di 500 Soci, volto ad ottenere il riconoscimento della “Bandiera Arancione” Città d’eccellenza dell’entroterra e, nei primi giorni di Marzo, ci sarà una trasmissione televisiva in diretta sulle reti nazionali, in una delle Piazze di Oria.
Su queste premesse, intendo pubblicamente auspicare un legittimo sforzo comune, teso a restituire alla Città il suo principale attrattore turistico, senza il quale non possiamo riprendere il lavoro già iniziato sullo sviluppo e organizzare l’ospitalità che ci distingue.
Certo che la S.V. Ill.Ma coglierà il senso e lo spirito che hanno animato questa mia missiva, La ringrazio della Sua sensibilità e Le porgo i miei sensi di più alta stima e di fiducia.]
Comprendo che un sindaco per farsi conoscere ed apprezzare ha anche bisogno di comunicare, fossi io nei suoi panni metterei però al primo posto la "cultura della legalità" evitando dichiarazioni che danno origine a titoli di giornali come quello di BrindisiReport del 10.10.2011 "Gli indagati del castello, difese mobilitate. Il sindaco disse: tutto ok" Nella sua lettera aperta Pomarico fa riferimento al riconoscimento Bandiera Arancione che la città si appresta ad ottenere dal TCI (dietro pagamento di compenso per le analisi del caso). Vi ho già spiegato in un precedente articolo che Oria non potrebbe ottenere detto riconoscimento in quanto sprovvista di uno dei due requisiti essenziali ed obbligatori: popolazione inferiore a 15.000 abitanti. Preferisco sorvolare sul particolare che l'idea della candidatura a detto riconoscimento è stata caldeggiata dalla D/ssa Romanin nel novembre 2011 .... quando l'antico maniero era già sotto sequestro. Al posto del sindaco, nell'interesse generale, mi preoccuperei di conoscere la portata della gravità dei motivi che hanno richiesto una proroga delle investigazioni. Al posto del sindaco mi preoccuperei di sollecitare la competente Soprintendenza ed il Ministero dei Beni Culturali in ordine al contenuto dell'art.104 del D. lgvo n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) , il quale così recita: Fruizione di beni culturali di proprietà privata. 1. Possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi culturali: a) i beni culturali immobili indicati all’articolo 10, comma 3, lettere a) e d), che rivestono interesse eccezionale; b) le collezioni dichiarate ai sensi dell’articolo 13. 2. L’interesse eccezionale degli immobili indicati al comma 1, lettera a), è dichiarato con atto del Ministero, sentito il proprietario. 3. Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente, che ne dà comunicazione al comune e alla città metropolitana nel cui territorio si trovano i beni. Dico questo perché una volta dissequestrato il castello noi oritani non abbiamo nessuna certezza circa la volontà dei proprietari di rendere visitabile il castello in tutti i giorni dell'anno, specie se non otterranno le richieste autorizzazioni di cui si è tanto finora parlato. La Borgo Ducale srl potrebbe anche decidere di consentire le visite per un solo giorno all'anno ed essere in regola con gli obblighi derivanti dal famoso atto notarile del 1933 fra il podestà Rocco Greco e l'allora proprietario Martini Carissimo.