domenica 11 settembre 2011

IL CASTELLO DI ORIA, OVVERO IL REGALO CHE IL PODESTA' ROCCO GRECO FECE ALLA FAMIGLIA MARTINI CARISSIMO

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Sono ormai passati quattro anni e non tutti gli oritani sono d'accordo sul fatto che il castello è stato acquistato da una società specializzata nella ristorazione, la quale da un anno a questa parte ha apertamente manifestato l'intenzione di far diventare il vecchio maniero una location per ricevimenti nuziali d'eccellenza.
E' normale ed anche giusto per certi versi che non tutti la pensino allo stesso modo. Nei mesi scorsi mi è capitato di sentire taluni che non hanno apprezzato il nuovo look del "vascello natante nell'aria"; a qualcuno non piace vedere nei mesi invernali, su alcuni punti delle pareti esterne, quella patina, quella "verde-rame" che prima non c'era; qualche altro ha nostalgia degli alberi alti e maestosi che una volta attorniavano il castello ed occupavano parte della piazza d'armi; ad altri non piace l'attuale aspetto della piazza d'armi e sentono la mancanza di quelle piante rampicanti che rivestivano le pareti, oppure preferivano il brecciolino o la ghiaia di una volta alla pavimentazione di oggi.
Libertà è anche questa: un nostro diritto inviolabile di esprimere liberamente il proprio pensiero. L'importante è esercitare detto diritto in modo civile e nel rispetto altrui ed, in questo caso, nel rispetto dei nuovi proprietari del castello di Oria.
Quello che sto per dire sicuramente farà storcere il naso a qualche oritano contemporaneo, legato per vari motivi al responsabile della permuta avvenuta nel 1933 fra il cosiddetto palazzo Martini ed il castello. Mi riferisco al podestà Rocco Greco, alla cui figura oggi non voglio mancare di rispetto, ma non posso privarmi dal manifestare seri dubbi circa la bontà di quell'operazione, di quella permuta. Invito voi tutti a riflettere sul contenuto dell'atto notarile, nel quale si evidenziava in maniera forte lo stato disastroso in cui versava il castello, ma non si faceva alcun riferimento alla cripta dei Santi Crisante e Daria e a tutto il vasto giardino circostante che affaccia su Via Dragonetto Bonifacio. Da non dimenticare che il Martini-Carissimo riserbò "a sé per soli (sic!) 10 anni l’usufrutto sui vani a pianterreno del suo immobile".
Per una comparazione della superficie delle due proprietà in questione che allora furono oggetto di scambio date un'occhiata alla foto scattata dall'alto qui pubblicata.
Cliccare sopra per ingrandire. Ho evidenziato col giallo il perimetro delle due proprietà. La parte più piccola ..... ovviamente ..... è Palazzo Martini. Lapalissiana la differenza, la sperequazione nella valutazione.
Altro particolare da non dimenticare è la seguente unica clausola inserita nell'atto notarile del 1933: "Il detto Com.re Martini Carissimo restaurerà il Castello come meglio crederà, dandone avviso alla Sopraintendenza alle Antichità e Belle Arti, e farà visitare le torri nei giorni e nelle ore che egli stesso vorrà designare a quei cittadini e forestieri che vi si recheranno a scopo culturale e storico."
Ciò premesso vi propongo di leggere una lettera aperta agli oritani scritta nell'estate 2007 dall'amico Pierfrancesco Conte (Piero per gli amici), all'indomani delle sue dimissioni da Assessore al Turismo ed alla vigilia della compravendita del castello.

Qui di seguito la lettera di Piero Conte:

[Sento la necessità di scrivere da cittadino che vuol dire la sua sulla vendita del Castello di Oria e mi auguro che così facciano presto in tanti. In questi ultimi giorni si è parlato tanto del Castello di Oria. Si è detto di tutto ed è intrigante osservare quanto scalpore ed interesse stia suscitando la vendita del maniero. Girando per la città, sulle vetrine di alcuni negozi, sulle porte di alcune case private ed in altri punti, evidenti al viandante, si possono scorgere piccoli cartelli con su scritto: “IL CASTELLO AGLI ORITANI”. Improvvisamente è come se l’oritano si fosse risvegliato da un torpore plurisecolare e si fosse accorto, tutto d’un tratto, di avere un bene, preziosissimo, sul quale qualcuno stà facendo progetti a sua insaputa. - L’oritano non ci stà! Nessuno si permetta di comprare il castello “scippandolo” agli oritani! - Perchè l’azione dei signori Romanin-Caliandro, rispettabilissimi imprenditori, a qualcuno evidentemente è sembrato uno scippo e per questo ha messo in moto una serie di azioni volte ad esercitare il diritto di prelazione sulla vendita del maniero. Capisco che in questo momento la mia possa sembrare una voce fuori dal coro ma, mi chiedo: se anche fosse possibile acquistare il castello, sottraendolo così alle attenzioni dei privati, creando una cordata tra Stato, Regione, Provincia e Comune, che fine farebbe il maniero dopo? Finirà in mano a chi sarà impossibilitato a sostenere costi di ristrutturazione, manutenzione e gestione? Finirà nelle mani di chi dice che bisogna acquistarlo perché va salvaguardata “l'identità del territorio”, ma non ci sa dire per farne cosa? Verrà chiuso o tornerà ai fasti del 1227? La famiglia Martini Carissimo è responsabile di non aver lanciato segnali ufficiali alle istituzioni in merito alle intenzioni di vendita. E’ responsabile di aver fatto trovare gli oritani di fronte al fatto compiuto. Ma tutti sapevano che prima o poi l’argomento sarebbe venuto a galla, perché in un modo o nell’altro si sarebbe dovuto parlare del monumento che aveva bisogno di interventi sostanziosi per i quali mancavano le risorse economiche. Dalla recente conferenza di servizi indetta sull'argomento e disertata dalla Regione Puglia è trapelato che, sia Comune che Provincia sono disposti ad accollarsi il 25% a testa, degli otto milioni di euro necessari ad esercitare il diritto di prelazione, aspettando che altrettanto facciano gli altri due partners che pare abbiano, da indiscrezioni delle ultime ore, raccolto la supplica. D’altronde sull'argomento un po’ tutti hanno sentito il dovere di proferir parola: qualcuno ha suggerito di creare una società mista pubblico-privato con gestione privata. Qualcun altro invece ha ipotizzato una sottoscrizione pubblica, stimando in poche centinaia di euro procapite la quota a carico di ogni cittadino, per arrivare all’obiettivo. Mi chiedo ancora! Quale sarà l’obiettivo? Se la famiglia Martini Carissimo oggi esce di scena dalla quasi millenaria storia del castello dopo “soli” 74 anni dall’acquisizione c'è da riconoscerle il ruolo di chi ha fatto sì che il castello fosse tale per tutti, per generazioni; vantasse nobili ospiti e brillasse di luce propria attirando attenzioni sull'intera comunità oritana che, comunque, pur avendo ben tremila anni di storia, non è mai stata adeguatamente valorizzata per mille motivi che non stiamo qui ad indagare. Se l’obiettivo è quello di preservare l’immagine del castello, sottraendolo alle grinfie di chi, per fini squisitamente speculativi, ne può alterare la bellezza, allora mi sfugge un passaggio, che da giorni cerco sulla bocca degli innumerevoli cittadini che amano occuparsi, ormai quotidianamente, della questione: la logica mi dice che imprenditori che vantano attività con fatturati eccellenti, che hanno alcune centinaia di dipendenti e producono con successo da anni, non spendono il loro denaro per il gusto di farlo. La logica mi dice anche che, se otto milioni di euro sono stati spesi per l’acquisto e cinque sono quelli stimati come necessari per la successiva, improrogabile, ristrutturazione è certo che vi saranno anche altre spese, ingenti anch’esse, che serviranno proprio al rilancio dell’immagine del maniero e, certo, indirettamente a quella di Oria tutta. O qualcuno pensa che i coniugi Romanin-Caliandro vogliano trainare altrove il Castello di Federico II? Secondo me il torpore che spesso attanaglia i politici, in questa occasione, lambisce le menti di quelli nostrani perché, l’unica azione da intraprendere, credo non sia stata ancora intrapresa: parlare con i prossimi proprietari e sincerarsi che oltre alle parti che obbligatoriamente dovranno lasciare visitabili, riservino anche altri spazi, contenitori culturali e quant'altro per rendere più appetibile l’offerta turistica. Programmare con loro e non contro di loro. La vendita del castello può finalmente essere la svolta che renda Oria centro d’eccellenza per qualsiasi attività si voglia insediare all’interno. Perché, che lo si voglia o no, lo scenario non è replicabile altrove. Tra gli altri mi ha sorpreso la giornalista Paola Moscardino, quando nei giorni scorsi dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno ammoniva:”che il castello non diventi luogo per ricevimenti”! Sicuramente non sapeva che lo è stato fino al mese scorso, per volontà dei proprietari uscenti e nessuno ha mai pensato che questo fosse un’onta. Pierfrancesco CONTE, estate 2007]
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