venerdì 4 dicembre 2009

Ci è tòrtura all'acqua li tocca. (Cose oritane del passato)

Ci è tòrtura all'acqua li tocca (Se è tòrtora all'acqua le tocca). Così diceva il giovane quando attendeva la ragazza vicino alla fontana. Come le tortorelle vanno sempre dove c'è l'acqua, così la ragazza che amava il suo ammiratore, per incontrarlo, usciva da casa e andava a prendere l'acqua alla fontana pubblica. Il corteggiamento, infatti, avveniva presso le fontane dove le ragazze, alquanto imbellettate, andavano a prendere l'acqua per gli usi domestici. Facevano più viaggi per farsi ammirare dai giovani che a gruppi sostavano nei pressi della fontana. Quando un giovane riteneva che la ragazza avesse intuito le sue intenzione l'andava a "fermare", per farle la dichiarazione d'amore, iniziando quasi sempre con la frase fatta: "Signorina permetti una parola?" Tuttavia il primo approccio era sempre... un disastro! Appena il giovane si avvicinava e timidamente incominciava a balbettare, la ragazza, con fare altezzoso, lo interrompeva dicendo: "Vabbànni stu carniàli ci nò mò ti tìru la minzàna a ncàpu" (Vattene .... questo carnevale ..... se no adesso ti tiro l'anfora in testa), oppure: "Alleviti ti nànti ca nnò si peti pi la scarpa mìa" (Togliti davanti che non sei piede per la mia scarpa), per fargli comprendere che non era suo paragone. A questo punto il giovane avvilito non trovava altre parole, quindi tornava vicino ai suoi amici come un cane bastonato. Quando invece la ragazza ci stava un pò, diceva: "Ti ni puè scìri ca mò nnò portu càpu" (Te nei puoi andare che adesso non ho in mente di fidanzarmi), oppure: "Lassimi scìri ca sò vagnòna" (Lasciami andare che sono piccola), per voler dire che non aveva l'età per fidanzarsi. Frasi queste che lasciavano sperare ed il giovane continuava il corteggiamento, magari per mesi, fino a quando la ragazza, assicuratasi delle buone intenzioni del giovane, gli diceva: "Sì". Spesso, però, a condizioni che, al più presto, le doveva portare a casa i propri genitori per il fidanzamento ufficiale. In quell'occasione, con l'accordo dei rispettivi genitori, si scambiavano "lu litràttu" (la foto), che il giovane metteva nel portafogli, comprato apposta, portandola sempre con sè per mostrarla ad amici e parenti.
(Fonte: Proverbi, detti e modi di dire oritani, di Damiano Pipino - Ed.Archeo 2000)
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