Oggi in Oria si festeggia Sant'Annibale M. di Francia.
Pubblico lo stralcio di un "lavoro" del compianto prof. Alvaro Ancora dal titolo "Il primo quindicennio del Novecento e P. Annibale M. di Francia."
MISSIVA DI PADRE ANNIBALE MARIA DI FRANCIA AL VESCOVO ANTONIO DI TOMMASO
Oria, 31 gennaio
1915
Eccellenza
Venerabilissima,
Mi
affretto a rendere consapevole la S.V. di un periodo non lieve che minaccia il
possesso del Monastero di S. Benedetto goduto finora dai Signori Errico e dalla E.V.:
pericolo che per legittima conseguenza minaccia la esistenza dell’Orfanotrofio
e della Scuola di lavori che vi sono stabiliti con tante fatiche, con tante
paterne premure, e con tanti dispendii da parte della E.V..
Tanto
vengo ad esporle, perché la E.V. veda se vi sia da apporre qualche rimedio, che
io non saprei quale; salvo il ricorrere con umili preghiere a Nostro Signore e
alla SS. Vergine.
Ed
ecco di che si tratta.
Sono
pochi giorni che si presentò da me a S. Pasquale, il Rev. Padre Cosimo
Ferretti, in qualità di Assessore al Municipio di Oria, e tra l’amichevole e l’officioso
mi fidò che il Municipio, cioè l’attuale Amministrazione, intende di annullare
il contratto di cessione del Monastero di S. Benedetto agli Errico e
ripigliarsi il cespite, per mancata condizione, ovvero per inadempimento alla
condizione sine qua non posta nel contratto, che nel termine di cinque
anni, quale scopo esclusivo della cessione gratuita, il Dottor Barsanofio
Errico avrebbe dovuto fondare un Istituto atto alla educazione delle giovanette
di media condizione della Città di Oria.
Io
obbiettai che il patto era stato di tenersi un’opera di beneficenza (così io
avevo sempre appreso dagli Errico, ed anco, parmi, da V.E.). Ma il Ferretti mi
replicò che non l’opera di beneficenza, ma un convitto di media condizione, si
obbligò di fondarvi l’Errico in fra i cinque anni con clausola risolutiva del
contratto. Mi assicurò, non di meno, che rientrando il Municipio nel possesso
del Monastero rispetterà l’Orfanotrofio, salvo che si vorrebbe prendere una
metà per cederlo al governo per mettervi i soldati chi sa il castello non fosse
sufficiente. Anzi, a quanto mi fece capire, il paese vorrebbe che soldati
ne venissero pure, perché dicono che spenderebbero per vivere, e così Oria
avrebbe introiti. La metà che già il Municipio disegna di disporre per l’esercito
sarebbe quella appunto dell’Orfanotrofio e dell’Esternato, telai, ecc., come
più prossima al castello; l’altra metà, che hanno le Benedettine, il Municipio,
disse il Ferretti, la cederebbe a noi, cioè all’Orfanotrofio. In quanto alle
Benedettine, dice egli, le prenderemmo con noi!
Vede
V.E. quale arruffamento di cose si va macchinando? Dopo la visita del Ferretti,
io volli informarmi dei precisi termini del contratto per vedere se il
Municipio, o noi, avessimo delle ragioni a cui appigliarci. Essendo io poco
bene ad un piede per un urto in una quasi caduta da più di una settimana,
mandai dai Signori Errico la Superiora dell’Orfanotrofio Suor M. Carmela per
dimandare copia del contratto. Gli Errico si protestarono che essi sono nel
loro pieno dritto, che il Monastero è di proprietà di loro e di V.E. e che il
Municipio nulla à a che fare, ecc. ecc.. Ma fin qui parole. Copia del contratto
dissero non averne o averla smarrita, ma il domani, che fu ieri, mi mandarono
scritto a lapis il foglio che integralmente Le rimetto, dopo averne fatta
copia.
Dai
due articoli della Deliberazione del 20 giugno 1906, trascritta nel foglio
accluso, chiaramente si rileverebbe che noi siamo dal lato del torto! Secondo
questi due articoli il Municipio di Oria è nel suo dritto di ripigliarsi il
cespite, poiché il Dottor Errico cessionario lasciò trascorrere i cinque anni
senza fondare l’Istituto per le giovanette di media condizione! Per essere
maggiormente certi di questo dritto, il Sindaco e gli Assessori, alquanti
giorni prima della visita del Ferretti a S. Pasquale, mandarono sottomano a
chiedere due fogli di quel Programma che scrisse V.E. e pubblicammo in
occasione dell’apertura della scuola di lavori. Il Ferretti infatti citò a me
quel Programma per dirmi che quello non accenna affatto ad Istituto per
educazione di classe media. Ma perché due copie? Se ne vorrà mandare una all’Autorità
Governativa?
Dal
2° articolo della Deliberazione del 20 giugno 1906, si rileva pure che dimani,
se la S.V. dovesse riconsegnare al Municipio di Oria il locale (il buon Dio non
voglia), tutte le spese fatte per accomodi e trasformazioni sarebbero perdute!
Ovvero andrebbero a vantaggio dei soldati! Le avremmo fatte proprio per loro!
Ora
io non so comprendere come non si sia pensato di trovare, in fra i 5 anni, un
mezzo per accertare la proprietà, adempiendo in certo qual modo, tanto da
potersi premunire contro future eventualità, la condizione dell’Istituto per la
classe media! Si avrebbe potuto inserire nel Programma un semplice rigo: Si
ammettono giovinette della classe media, nei dieci anni, in convitto, mediante
la retta mensile di Lire trenta, restando a carico dei parenti i vestiti, ecc.
ecc. Anzi, dato che la prima condizione è che il locale doveva servire
esclusivamente per tale scopo, dell’Orfanotrofio non doveva farsi cenno alcuno,
o meglio ancora essendoci allora il Carissimo, ed essendo la popolazione entusiasmata
per le orfanelle di Messina, si poteva benissimo modificare o innovare la
deliberazione. Ma non essendosi fatto nulla di questo, ora a me sembra che il
caso sia quasi disperato. Se non altro è abbastanza grave! Al Municipio di Oria
non c’è più il Carissimo, e ci sono due massoni: Parlagreco (Rocco Greco? Ndr)
e Parlatano, i quali propugnano la risoluzione del contratto, e forse avranno
iniziato pratiche presso la Prefettura di Lecce. E’una mia supposizione fondata
sulla richiesta delle due copie e sopra gli intenti massonici dei due nuovi
assessori.
In
quanto al Ferretti, però, debbo dire alla E.V. che in lui non ci scorgo nulla,
coscienziosamente, di torto che egli voglia fare alla E.V. né all’Orfanotrofio.
Ci scorgo solo un so che di solidarietà che vuol mantenere coi colleghi della
Giunta.
Se
quando si cedette il locale alle orfanelle mi si avesse fatto leggere il
contratto, io avrei azzardato qualche pensiero per premunirci per l’avvenire,
ma per me non potei mai sapere effettivamente a chi appartenesse il cespite, se
a […?] Benedetto, se al Dottor Errico, se a V.E., e tanto meno le condizioni
del contratto.
Ora
non saprei come trovare vie d’uscita. Ciò non toglie però che V.E. potrà avere
una più ampia conoscenza delle cose e delle persone, e possa, con la sua mente
fecondissima, trovare il mezzo termine per rilevare (?) un locale così
importante a un Orfanotrofio ed un Esternato che costituiscono finora una vera
Opera di beneficenza e di moralità!
Per
me non posso far di meglio che informare la E.V. e attendere i suoi ordini.
Fò
notare alla E.V. due cose, chi sa potessero valerci. La prima, che il I°
articolo dice: conforme alla dimanda. Il Dottor Errico come fece la
dimanda? Che dimandò? E’ da esaminarsi. La seconda è che noi abbiamo avuto due
ragazze civiline di Oria: la Mazza e la Ribezzo. Questa è ancora con noi. Ma il
Programma ci tradisce.
Inoltre,
qui si dovrebbe studiare per intero la dimanda fatta dagli Errico, e per intero
la deliberazione. So io pure, perché mi pare avermelo detto gli Errico e V.E.,
che ci fu una 2^ deliberazione dopo la venuta delle orfanelle, con cui si
cedevano i corpi bassi che il Municipio aveva riserbato a sé. In quali termini
era questa 2^ deliberazione?
Insomma
si dovrebbe tutto bene esaminare, e sottoporre forse ad un avvocato dei
migliori. O venire ad accordi! Ma quali accordi con massoni?
La
povera Superiora si è preoccupata di questo pericolo, e se divenisse realtà,
dove dovremmo andare? Dove trasportare l’Orfanotrofio?
***
Era
in sul finire questa lettera quando mi giunse il telegramma della E.V. con cui
recideva ogni speranza di potere avere Gesù Sacramentato nell’Oratorio di San
Benedetto!
Non
le nascondo, Eccellenza, che questa negativa mi giunse amara! ….Dopo cinque
anni di aspettazione in cui ci lusingavamo che finalmente la E.V. avrebbe
condisceso ad un santissimo desiderio, questa recisa negativa non poteva non
affliggermi! E tanto più in quanto che per me è proprio incomprensibile come
in un tempo in cui c’è tanto bisogno di spingere anime a pregare e gemere innanzi
al Santo Tabernacolo, la E.V., col negarci Gesù Sacramentato viene a scemare il
fervore, a restringere la pietà, non potendosi più attuare la visita continua
alternata al SS. Sacramento tutto il giorno, qualche volta per qualche ora di
notte, cosa che è impossibile di attuare nella Chiesa delle Benedettine per
valevoli ragioni. Ed Oria, specialmente, à tanto bisogno di anime umili e
innocenti che preghino innanzi al Sacramentato Iddio e lo compensino per tanta
freddezza e forse per tanti sacrilegi! .... Incomprensibile, replico, mi giunse
la negativa così recisa della E.V., pure perché oggi la S. Chiesa à aperto in
modo più particolare i tesori della SS. Eucaristia, e chiama e invita tutto il
mondo ai Piedi di Gesù Sacramentato e si sforza di renderlo accessibile a tutti!
Per cui senza nessuna difficoltà suole permettere gli Oratori privati
Sacramentali alle Comunità e agli stessi Educandati diretti da Suore, non
ostante che abbiano Chiesa pubblica annessa sacramentale! Es., noi in Messina
nel Monastero dello Spirito Santo, le Figlie della Carità in Oria, e migliaia
di altri simili esempii.
Ciò
non di meno, gli ordini e la volontà dei Superiori sono sacri! Sacri quantunque
incomprensibili! Io mi inchino dinanzi al reciso divieto della E.V. e lo venero
tanto più quanto meno lo comprendo. Alle povere Suore e alle povere orfanelle nulla
finora ò detto della recisa negativa di V.E.. Povere figlie aspettano
ansiosamente e dicono che questa volta la E.V. avrà pietà di loro e accorderà
la Grazia! Si figuri V.E. che tutta la Novena del nome SS. Di Gesù, cioè dal 22
al 31 gennaio, giorno in cui abbiamo festeggiato il SS. Nome, ogni notte,
alternativamente da una notte all’altra, quattro o cinque della Comunità
facevano un’ora di veglia e di preghiere dinanzi al Tabernacolo vuoto! Poverine
stanno ad aspettare il Messia! Io temerei di partecipare loro la recisa negativa
di V.E. perché, attesa la umana fragilità, ci sarebbe da temere un abbattimento
spirituale; tanto più che tanto il giorno quanto la notte queste povere figlie
pregavano con grande entusiasmo per la E.V. Et sicut oculi servorum in
manibus dominurum suorum, sicut ancillae in manibus dominae suae, mi erano
rivolti gli sguardi di queste povere Suore (che tanto si sono sacrificate) e di
queste povere creaturine alle sacre mani della E.V. donec avesse avuta
di loro pietà! Io non insisto, non intendo insistere presso E.V. perché con
taglio radicale me lo proibisce! Ricordo però benissimo che una volta V.E. mi
disse che la proibizione non partirebbe direttamente da V.E. ma da altri
Personaggi. Questo ricordo che in questo momento mi viene mi farebbe pregare V.E.
che se fosse possibile mi facesse conoscere chi è che la proibisce tra gli alti
Personaggi di S. Chiesa ed io le assicuro, Eccellenza, che con esporgli le mie
umili e motivate dimande, otterrei la sospirata Grazie! Sempre però che la
proibizione non fosse stata della E.V. perché senza il volere e il beneplacito
delle E.V. Le giuro che nemmeno per concessione Pontificia terrei il SS.
Sacramento in quell’Oratorio! O’ rispettato sempre i Vescovi come le persone stesse
degli Apostoli, così ò venerato sempre i Vescovi dove tengo le Case, così venero la E.V.! E mentre si è
presa questa responsabilità in coscienza, io debbo acquietarmi e non insistere
di più. Potrebbe anche darsi che V.E. si mostrasse così negativo per esercitare
la Fede della Comunità; potrebbe anche darsi che quello che non si concede
oggi, crederebbe giusto concederlo in altre circostanze più opportune.
Mi
perdoni la E.V. se l’ò intrattenuta su quest’argomento: mi compatisca perché il
colpo mi è riuscito molto sensibile!
***
Tornando
ora all’argomento del Monastero e delle pretese dell’attuale Municipio, sono ai
comandi di V.E. che vuole che faccia.
Termino
con baciare le sacre mani alla E.V. e implorando genuflesso la sua Pastorale
Benedizione per tutti i miei e per me, con ogni perfetto ossequio mi dichiaro:
della V.E.
Umilissimo
devotissimo servo
Canonico Annibale
M. di Francia