mercoledì 27 gennaio 2010

"Silenzio assordante per ricordare la Shoah". Questo è il titolo di una POESIA A TEMA scritta oggi da associazioni e forze politiche di Oria.

Ho atteso invano fino a questo momento.... nella sperazna che qualche oritano si ricordasse che oggi è LA GIORNATA DELLA MEMORIA. Invano ...... si... ma io non voglio sottrarmi a rivolgere un piccolo pensiero a tutti quei milioni di ebrei (e non solo) che furono annientati da un folle potere.
Lo faccio copiando incollando un pezzo di un articolo pubblicato su www.corriere.it.


Una delle testimonianze più alte, continuative, è stata ed è ancora quella di Edith Bruck, una delle scrittrici più prolifiche con una decina di romanzi, tutti che descrivono episodi e periodi della sua esperienza di internata nel campo di concentramento di Auschwitz. Edith Bruck, nata in Ungheria, si è stabilita in Italia nel 1954, e qui ha sposato il poeta Nelo Risi. Ha scritto in italiano tutti i suoi libri. Ha pubblicato anche alcune raccolte di poesia, in cui si è ancorata alla sua esperienza di sopravvissuta. La realtà non le permette di volare via, di chiudersi nel silenzio. Così scrive poesie piene di sangue. Nei suoi versi circola la disperazione, come se le scene di quel terribile film/vita di cui è stata protagonista e osservatrice fossero ancora pronte a sommergerla, a rinchiuderla. Una memoria quindi non del dopo, ma del presente. Una memoria che ancora taglia le viscere. I giovani, che sono portati all'indifferenza, da testimonianze preziose e precise come questa di Edith Bruck non dovrebbero mai staccarsi. Con un romanzo in cui racconta ancora il lager, Quanta stella c'è nel cielo, ha vinto il premio Viareggio 2009 per a narrativa.
Dal canzoniere Il tatuaggio del 1975, la poesia dedicata alla madre dal titolo Quel pensiero:

Quel pensiero di seppellirti
te l'hanno tolto con almeno trent'anni di anticipo!
Abbiamo avuto una lunga festa d'addio
nei vagoni stivati dove si pregava dove si facevano
i bisogni in fila dentro un secchio
che non profumava del tuo lillà di maggio
e anche il mio Dio Sole ha chiuso gli occhi
in quel luogo di arrivo il cui nome
oggi irrita le coscienze, dove io e te
rimaste sole dopo una selezione
mi desti la prova d'amore
sfidando i colpi di una belva umana
anche tu madre leonessa a carponi
per supplicare iddio maligno di lasciarti almeno l'ultima
la più piccola dei tuoi tanti figli.
Senza sapere la tua e la mia destinazione
per troppo amore volevi la mia morte
come la tua sotto la doccia
da cui usciva un coro di topi
chiusi in trappola.
Hai pensato alla tua piccola con quel frammento
di coscienza risvegliata dal colpo
del portoncino di ferro
con te dentro mio pane amato mio pane bruciato!
O prima ancora
sapone paralume concime
nelle mani parsimoniose di cittadini
che amano i cani i poeti la musica
la buona letteratura e hanno nostalgia
dei familiari lontani.
Edith Bruck
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