venerdì 8 gennaio 2010

Piazza Lama, ovvero una bella scorpacciata di storia locale offerta dal Dr. Pasquale Spina.

Piazza LAMA . (Testo tratto dal libro: ORIA - Strade vecchie, nomi nuovi. Strade nuove, nomi vecchi.)
E' uno dei pochi toponimi delle epoche passate, anche se il luogo attualmente identificato in tal modo appartiene al tessuto urbano di recente formazione, sfuggiti all'ecatombe provocata dagli amministratori; il toponimo, tuttavia, era ed è talmente insito nella consuetudine lessicale degli oritani che, di certo, non sarebbe mai scomparso. La denominazione ufficiale, ancora oggi valida, risale al 1899 quando un preesistente Largo Lama, già denominato nel 1884, divenne piazza. Molto più antico è il termine riferito alla via che, partendo da Santa Croce, se ne scendeva fino alla Porta di Brindisi e, una volta, attraverso di questa, usciti dalla città veniva ad indicare la vasta pianura,


in molti punti palude, che si apriva quasi a 180°. L'assetto attuale della piazza viene a definirsi nella seconda metà del XIX secolo quando si realizzano le vie che, ancora attualmente, vi convergono e che, anche se tutte preesistenti, come strade rurali assurgono a vie di comunicazione urbana e interurbana grazie alla sistemazione del fondo e della sagoma che eliminò gli inconvenienti, soprattutto nella stagione invernale, del fondo naturale. Lo stato di questi luoghi è magistralmente delineato da una delibera decurionale del 1852 che sembra essere più un brano di un romanzo verista o, per chi volesse visualizzarla in immagini, una scena di un film neo-realista, che non un atto amministrativo. La situazione che viene tratteggiata è disastrosa non solo dal punto di vista stradale ma anche da quello igienico, sociale ed economico: Le vie esterne in vicinanza di questo paese sono ridotte a tal punto, che precisamente non si può più transitare coi carri. Il nostro Vescovo è obbligato andare a piedi, non ha neanche potuto ritenere i legni da Francavilla, ove dovette lasciarli arrivando: poiché la via che mena alla porta Lama, per la quale solo si può andare all'Episcopio, al seminario, al Giudicato Regio ed a due terze parti dell'abitato di Oria è così alpestre, e resa dall'impeto delle pioggie [sic] che scorrono dalla città a torrenti, così sfossata da essere impossibile che alcun carro vi passi. Ma, non è solo la circolazione ad essere compromessa dallo stato delle strade, anche la situazione igienica è precaria, soprattutto in tutto quello spiazzo che si estende subito al di fuori della Porta di Brindisi, identificabile più o meno, tranne gli insediamenti abitativi che solo allora cominciavano a costruirsi, nell'attuale Piazza Lama: Tale torrente ha pur scavato nel borgo Lama un ampio canale nel quale lo scolo delle acque immonde che vi ristagnano forma un tristo deposito alla salute degli abitanti. Anche se non urbanizzato questo spazio era nei secoli passati un luogo quasi naturale di riunioni e di incontri soprattutto in prossimità dell'unico edificio esistente, la Cappella dell'Annunziata. Anzi, come ci conferma tuttora l'uso e la tradizione e come si evince chiaramente da fonti documentali, mentre alla Chiazza, si svolgevano le normali contrattazioni relative alle richieste-offerte di mano d'opera, la Nuzziata era il luogo scelto dagli oritani per stipulare contratti di vendita di prodotti agricoli, per avviare trattative, per effettuare stime e perizie, per dirimere controversie commerciali o patrimoniali.
Non era raro vedere sino a qualche anno fa, stazionare, dalle prime luci dell'alba, di fronte la Cappella dell'Annunziata gruppi e gruppetti formati da gente che aveva qualcosa da vendere, in genere prodotti agricoli, e da gente che comperava, raramente in prima persona, quasi sempre attraverso i mediatori. Essere presenti alla Nuzziata era necessario non solo per vendere o comprare, ma anche per conoscere e restare aggiornati sui prezzi, sulle condizioni di pagamento e su chi comprava i prodotti non solo in paese ma anche foriterra. Ma, non erano solo le attività di intermediazione e vendita che si effettuavano sul largo dell'Annunziata: questo era il luogo ove si svolgevano le fasi finali, quindi la contrattazione vera e propria, delle stime e degli apprezzamenti che i vari periti o stimatori, anche essi sempre presenti e pronti a intervenire se richiesti, effettuavano su tutto ciò che poteva essere oggetto di compravendita, di affitto o di qualsiasi altra forma di transazione. Che questa usanza fosse radicata da tempo immemorabile ce lo conferma un atto notarile del 1730 nel quale per apprezzare, stimare e valutare lo bestiame vaccino della masseria di Lanzafame di proprietà del Mag.co Cap.no Tenente Tommaso Maria Milizia vengono nominati come prattici ed esperti G. Donato Russo e Donato A. Miale. Tale valutazione si è resa necessaria perché è scaduto il contratto di affitto della suddetta masseria di Lanzafame tra il Milizia e l'affittuario don Angelo Mazza, il quale in realtà era subentrato a Francesco Antonio Santoro per dirimere delle questioni che erano sorte tra il Milizia e il Santoro. Comunque tutto è pronto per la perizia che il notaio così descrive: portatisi essi dichiaranti [i periti] in detto giorno in detto tempo di sopra dichiarato avanti la Chiesa della SS. ma Annunciata di questa città, luogo solito di fare dette stime, ivi trovarono [tutti gli interessati] e molte altre persone; nel qual luogo erano trattenute le vaccine suddette. Ma, il largo dell'Annunziata non era il luogo di riunioni riservato solo agli uomini: l'esistenza di uno dei pozzi posseduti dalla Magnifica Università fuori le mura di questa Città permetteva anche alle donne di potersi incontrare allorché provvedevano alla quotidiana provvista dell'acqua. Il pozzo era situato: avanti la Cappella della S.ma Vergine dell'Annunziata, chiamato volgarmente il pozzo dell'Annunziata. La conformazione attuale della piazza non differisce molto da quella che venne ad assumere nella seconda metà del secolo XIX quando si costruirono, alcune ex-novo, altre ampliando quelle rurali già esistenti, le vie che, ancor oggi, vi confluiscono. Realizzata a cura del comune la circamenia, si dà inizio, nel 1877, alla costruzione della via obbligatoria Oria-Latiano che inizia dall'Obellisco dell'Immacolata. Quindi, punto di riferimento per il traguardo della costruenda provinciale non è, né l'Annunziata, né il pozzo comunale, bensì la colonna dell'Immacolata. Il monumento, voluto dai Minori Conventuali e dalla Confraternita da essi fondata per la diffusione della devozione a Maria Immacolata, si avviava così a diventare quasi il simbolo della formanda piazza quando un avvenimento atmosferico ed un sindaco ateo, così lo definiva il popolo di Oria, contribuirono, ognuno per la loro parte, a distruggerlo. E' a tutti noto che tra i danni provocati dal terribile ciclone del 1897 ci fu anche la caduta della statua dell'Immacolata del largo Lama e della colonna che la sorreggeva. Integro rimase, invece il resto del monumento. Passarono appena tre anni e l'opera demolitrice, questa volta non dovuta agli eventi atmosferici, fu completata: Considerato che il corpo isolato di fabbrica esistente nella piazza Lama di questo abitato e che formava la grossa base dell'alta colonna dell'Annunziata [sic] che vi si innalzava, la quale fu abbattuta dal ciclone del 21/settembre/1897 e divenuto ora un ammasso deforme e indecente e di sfregio all'estetica, per cui é necessario demolirlo del tutto, anche per rendere libera la piazza Lama, la quale siffattamente si renderebbe assai comodamente utile. Ad unanimità votando delibera diroccarsi completamente la fabbrica sopradetta. Così si espresse la Giunta Municipale presieduta dal sindaco avv. Carlo Russo. Come altre decisioni di questo impareggiabile primo cittadino anche questa non fu gradita dagli oritani: Demolito il monumento della SS.ma Annunziata fuori Porta Lama, non una ma diverse commissioni si recarono dall'Arciprete a domandargli il da farsi per la grave offesa arrecata al sentimento religioso di tutto il paese. Da persona saggia qual era don Cosimo Ferretti, ebbe per tutti parole di calma, promettendo che si sarebbe fatto sorgere un nuovo monumento più artistico e spirante maggior devozione del primo, mercé una colletta che si sarebbe aperta nel popolo a miglior tempo. Come tutti sanno il miglior tempo per Piazza Lama e il monumento all'Immacolata è arrivato dopo novantacinque anni! Se questa menomazione si è riusciti a colmarla, non si è potuto, né si potrà mai, riuscire a rimediare alla distruzione, questa interamente voluta dagli uomini che governavano Oria, di quello che sarebbe stato il monumento simbolo di questo luogo, ossia la Porta che si apriva nella muraglia e che permetteva l'ingresso all'interno della città medievale racchiusa nella mura. Già nel 1829 c'era stato un tentativo di abbatterla: ma per fortuna, grazie alla decisa protesta di donna Concetta Massa, il sindaco Vincenzo Errico, dovette desistere. La signora Massa, cita in giudizio il sindaco avverso l'abbattimento della Porta Comunale detta della Lama, compreso nel progetto del selciato della strada di tal nome, non perché mossa da amore verso il monumento, ma perché la demolizione della porta pregiudica i di lei dritti di proprietà sull'aia superiore che è una loggia scoverta appartenente alle di lei case attaccate e perché l'abbattimento porta il pericolo di crollare le stesse case a motivo che l'arco antico serve di appoggio, di suppunto [sic] e di resistenza per impedire il crollo. Grazie alla decisa presa di posizione della signora Massa, indipendentemente dai motivi più o meno nobili che l'avevano generata, la Porta della Lama o Porta Brindisi riuscì a rinviare la sua fine di altri quarantasei anni: la Porta viene, infatti, demolita nel 1865. In realtà, si riprende a parlare dell'abbattimento della porta nel 1861, quando il Consiglio Comunale, tra le opere pubbliche da realizzare con un imprestito di cinquemila ducati, inserisce anche la demolizione dell'arco della Lama. Ancora una volta non se ne fa niente e non se ne conoscono i motivi, ma, nel 1865, il Consiglio Comunale tiene una seduta monotematica sul tema abbattimento dell'arco porta Lama. Prende la parola l'assessore Monaco che così relaziona: fò osservare al Consiglio che l'abbattimento dell'arco sulla porta Lama và nella categoria dell'ornato [sic] ed utilità pubblica. Ognuno comprende che quella porta od arco offre una visuale troppo meschina ed impropria ed un entrata di squallore. Dopo questa sconcertante premessa l'assessore Monaco illustra al Consiglio gli aspetti finanziari, ancora più sconcertanti, dell'operazione: L'Amministrazione è certo non porterà esito alcuno per tale abbattimento, del perché il muratore sig. Corrado Epifanio à presentato una dimanda per abbatterlo a di lui spese senza farci rimanere alcun addentellato. Solo il sindaco Francesco Montanari si dimostra contrario alla proposta del Monaco ma unicamente perché è in rapporti di parentela colla sig.ra Astuto Adelaide, perloche alla porta Lama trovasi annesso e connesso il Palazzo del Sig. Santoro Michele già defunto marito della sig.ra Astuto e di conseguenza eleva protesta per qualunque danno, azione e ragione. La proposta viene accettata con otto voti favorevoli e quattro contrari.

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