lunedì 8 febbraio 2010

Diocesi di Oria: 17-18 aprile 2010 - Settimo cammino pugliese delle congreghe.

Il 17 e 18 aprile 2010 avrà luogo nella Diocesi di Oria e precisamente a Francavilla Fontana il 7° Cammino Pugliese delle Congreghe che vedrà la partecipazione di quasi 600 confraternite e la realizzazione di un concorso per le scuole secondarie superiori sui santi delle Confraternite e le radici cristiane d'Europa. In un articolo pubblicato sul Nuovo Quotidiano di Puglia del 6 c.m. così è scritto: "La Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d'Italia è costituita tra le Confraternite, canonicamente riconosciute nelle Diocesi d'Italia. La Confederazione è una persona giuridica canonica pubblica eretta dalla Conferenza Episcopale Italiana con decreto del suo presidente il 14 aprile 2000 e ha sede a Roma. Le finalità della Confederazione sono quelle di coordinare iniziative comuni delle Confraternite, fermo restando l'autonomia delle stesse, nello spirito della comunione ecclesiale, della nuova evangelizzazione e degli indirizzi pastorali delle Chiese che sono in Italia; di promuovere e organizzare la preparazione e la realizzazione di convegni e incontri; di curare l'informazione tra le congreghe; di favorire i rapporti tra le confraternite; di coadiuvare all'occorrenza le stesse nei rapporti con le istituzioni civili; di promuovere la conservazione, la valorizzazione e il recupero dei beni culturali, architettonici, artistici, storici, archivistici delle Confraternite.
A proposito di Confraternite navigando in internet mi sono imbattuto in un preziozo documento relativo ad un convegno tenutosi in Calabria nel 1992, dal titolo: "LE CONFRATERNITE RELIGIOSE IN CALABRIA E NEL MEZZOGIORNO - a cura di Maria Mariotti, Vito Teti e Antonio Tripodi". Vi trascrivo un passaggio che riguarda la nostra Diocesi.
[Gli atti del congresso, indetto dalla diocesi di Oria, sulle «Confraternite oggi: rinnovamento nella continuità» confermano infatti la vitalità spirituale di esse. Nel corso dell’incontro di Oria, a cui parteciparono tutti i responsabili delle trentatré confraternite della piccola diocesi pugliese, si è deciso,
ad esempio, una «riorganizzazione spirituale e di ricarica di impegno operativo» al fine, anche, di promuovere, in piena intesa con la Chiesa locale, un incisivo apostolato ed una mirata azione sociale a favore soprattutto degli emarginati. È vero che i decreti vescovili sulla vita delle confraternite normalmente tendevano a porre un argine alla vita rilassata di esse, ma è altresì risaputo che questi atti episcopali raramente si soffermavano sulla vita spirituale o l’edificante pietà degli aggregati. I decreti, in realtà, venivano emanati prevalentemente per condannare abusi o deviazioni dottrinali e per riaffermare e tutelare i rapporti di sudditanza con la gerarchia e, raramente, per un’azione di coordinamento con i programmi pastorali. Questi decreti erano solamente volti a reprimere gli abusi, in quanto si riteneva, salvo alcune eccezioni, che l’esemplarità di vita delle confraternite dei fratelli non dovesse essere evidenziata. Tutto ciò senza contare che, normalmente, negli archivi ecclesiastici si conservavano soprattutto gli atti «giudiziari» e, cioè, decreti, notificazioni su particolari aspetti e momenti essenzialmente negativi della vita della Chiesa e che, raramente (salvo che gli atti dovessero essere conservati per disposizione canonica in archivio come ad esempio gli atti dei processi di canonizzazione), si custodivano i documenti sulla vita edificante del clero e dei fedeli. In un decreto, ad esempio, sullo stato delle confraternite della diocesi di Oria del 1897, si denunciava come in queste istituzioni vi fosse «l’inosservanza di Regole e Statuti, l’inadempienza circa la tassa d’iscrizione, casi di ribellione e disprezzo della legge morale, abbandono dei sacramenti, inosservanza del precetto pasquale, mancanza di pace, ordine, moralità, pietà cristiana, l’aggregazione di persone discole, scandalose e di costumi riprovevoli (bestemmiatori abituali, frequentatori di case di peccato, viventi in relazioni illecite, assidui alle bettole per giocare e ubriacarsi, inadempienti al precetto pasquale, condannati a pene di giustizia)», queste persone si andavano introducendo nelle confraternite, contravvenendo alle norme degli statuti che ne vietavano l’iscrizione, «amministrazione irregolare, morire senza sacramenti, partecipazione a funerali dove non era presente il parroco o il sostituto con la croce, assenteismo alla processioni e alle associazioni dei cadaveri».]
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