ORIANA o come altri vogliono URIANA.
Oriana è per gli Oritani ciò che era Nefertiti o Cleopatra per gli Egizi, oppure Elena per i Troiani, o Francesca per Paolo o Giulietta per Romeo e i Veronesi: è un simbolo che mette insieme "Bellezza femminile", "arte" e "storia".
Tutti in Oria sanno che Uriana è l'oritana bellezza che fece divenire "molle" uno dei condottieri più importante quale fu Annibale, ma se ai più si chiede chi ha scritto di Oriana pochi lo sanno, ancor meno sanno indicare il testo.
Per colmare questa lacuna mi permetto di citare uno scrittore del XIV secolo e tre del XVI secolo che hanno parlato di Oriana. Per primo sono le fonti latine poi Francesco Petrarca del XIV secolo che nei “Trionfi” ne parla, poi è la "Descrizione di tutta l'Italia" di Alberti Leandro del 1550 e l'altro la "Cronica di Magna Grecia" di Cristofaro Cieco da Forlì 1575 che si è rifatto all'Alberti.
Tutti in Oria sanno che Uriana è l'oritana bellezza che fece divenire "molle" uno dei condottieri più importante quale fu Annibale, ma se ai più si chiede chi ha scritto di Oriana pochi lo sanno, ancor meno sanno indicare il testo.
Per colmare questa lacuna mi permetto di citare uno scrittore del XIV secolo e tre del XVI secolo che hanno parlato di Oriana. Per primo sono le fonti latine poi Francesco Petrarca del XIV secolo che nei “Trionfi” ne parla, poi è la "Descrizione di tutta l'Italia" di Alberti Leandro del 1550 e l'altro la "Cronica di Magna Grecia" di Cristofaro Cieco da Forlì 1575 che si è rifatto all'Alberti.
“ L’altro è il figliolo d’Amilcare e nol piega in cotant’anni Italia tutta e Roma; vil femminella in Puglia il prende e lega!” ved.nota 1)
"......Et seguitando il continuo chole vedesi la antiqua città di horea nominata dai scrittori greci e latini Iria: fu edificata questa città dai chretesi che passarono con minos in Sicilia, et essendo morto a chocale, i chretesi andorno a prender la città di chamico, et avendola tenuta assediata 5 anni, et non havendo potuto pigliare, si ritornorno ale navi, et così navicando pervenne a questo lito del mare con gran pioggia, scontorno in terra tutti affanati; onde cessata la pioggia, aparve iria larcho vergine da loro chiamato Iris, et con questo aughurio fondorno la città nominandola Iria, che in loro lingua significa Riposo.
Achrebbe poi questa città in gran possanza insino ai tempi di anibale cartaginese, il quale la prese, onde ne naque la rovina di cartagine, impero che lui si innamorò in questa città in una nobilissima donna nominata Oriana, la quale la menò secho a chapua, onde vi stette tutta la invernata insino alla primavera, et era tanto aceso in costei che quasi non si ricordava più di guerre, onde per questo fu rotto et vinto da Scipione" ved.nota 2)
Achrebbe poi questa città in gran possanza insino ai tempi di anibale cartaginese, il quale la prese, onde ne naque la rovina di cartagine, impero che lui si innamorò in questa città in una nobilissima donna nominata Oriana, la quale la menò secho a chapua, onde vi stette tutta la invernata insino alla primavera, et era tanto aceso in costei che quasi non si ricordava più di guerre, onde per questo fu rotto et vinto da Scipione" ved.nota 2)
A voler essere un pò più completo ci piace dire ciò che riporta Domenico Tommaso Albanese, il quale cita come fonte Girolamo Marciani così dicendo:
“Nell’anno 3756 (della fondazione del mondo) fù la Città d’Oria tolta à j Romani d’Annibale Cartaginese nel tempo ch’egli prese Taranto, qui dicono di essersi innamorato d’una Donna, nomata Uriana, che avendola menata seco à Capua, e statosi con essa tutto l’inverno, venne in tanta lascivia, e mollezza d’animo, che si scordò affatto del giuramento fatto negli Altari, e dell’ottenute Vittorie contro j Romani, perdendo in brevissimo tempo tutto quello, ch’egli aveva con tanti anni con senno, e valore acquistato”. ved.nota 3)
“Nell’anno 3756 (della fondazione del mondo) fù la Città d’Oria tolta à j Romani d’Annibale Cartaginese nel tempo ch’egli prese Taranto, qui dicono di essersi innamorato d’una Donna, nomata Uriana, che avendola menata seco à Capua, e statosi con essa tutto l’inverno, venne in tanta lascivia, e mollezza d’animo, che si scordò affatto del giuramento fatto negli Altari, e dell’ottenute Vittorie contro j Romani, perdendo in brevissimo tempo tutto quello, ch’egli aveva con tanti anni con senno, e valore acquistato”. ved.nota 3)
Note:
1) F. Petrarca: I Trionfi, Canto III, vv. 25 – 28.
2) Il corsivo indica la parte che il Cristofaro Cieco da Forlì copiò dall'Alberti. Nel testo i nomi di alcune antiche città sono in minuscolo come pure alcuni nomi di personaggi.
3) Girolamo Marciani. Libro 4, cap. 6 e 14.
1) F. Petrarca: I Trionfi, Canto III, vv. 25 – 28.
2) Il corsivo indica la parte che il Cristofaro Cieco da Forlì copiò dall'Alberti. Nel testo i nomi di alcune antiche città sono in minuscolo come pure alcuni nomi di personaggi.
3) Girolamo Marciani. Libro 4, cap. 6 e 14.