mercoledì 15 dicembre 2010

Echi del passato oritano: ROSA “LA QUATARARA” (a cura di Tina Massa)

Dai miei ricordi più lontani fa capolino, con una sonora sfilza di bestemmie e sentenze, questa donna dal viso angelico marcato da profondi solchi, e la figura asciutta e forte in continua smania ……………….
Aveva occhi azzurri bellissimi, nonostante la già avanzata età, e lineamenti delicati che mal si coniugavano con il tormento interiore trasudante in ogni gesto, parola, azione. Rosa "la quatarara" era un giullare della "chiazzedda", delirante di imprecazioni verso tutti………….. bastava passarle accanto e salutarla per sollecitare in lei questo irrefrenabile sfogo di “slitanìe” accompagnato da gesti esemplificativi di sue incomprensibili disgrazie. Aveva due figlie: Anita e Assunta.
La prima emigrò a Torino nei primi anni sessanta insieme alle due figlie Marisa e Rosalba, la seconda sposò un membro di una benestante famiglia oritana e si trasferì con lui a Roma, per poi fare ritorno ad Oria, da vedova, dopo pochi anni.
Rosa abitava in un’ unica stanza, con il marito Nino Valente, ed entrambi si alzavano prestissimo al mattino; lei, per far sobbalzare il vicinato dal letto, lui, per escogitare un modo di trasportare agevolmente cartoni, acqua, ferro vecchio e un po’ di tutto.
Infatti…. alla fine inventò l’antenato del carrello della spesa: una vecchia carrozzina da bambini liberata della “capannuccia”. E lì cominciò il suo divertimento, lo si vedeva in giro con il suo carico sempre diverso da portare a sorpresa alla sua Rosa.
Certo, aveva ragione, il pane a casa lo porta l’uomo! Ed era proprio così, Rosa non faceva mai la spesa, ma friggeva …. non si sa cosa. I nipotini andavano a trovarla e spesso le chiedevano da mangiare, allora lei, sempre con fare squisitamente burbero, dava loro un pò del suo prezioso pane ammuffito, che essi cominciavano divertiti a passarsi con i piedi per giocarci a pallone. La rabbia e l’ indignazione crescevano sul suo viso dal rosa al violaceo allo stesso ritmo della gamma di bestemmie e sentenze sputate dalla bocca, per poi correre per la strada e dimenarsi in un delirante monologo. Spossata, a casa si metteva a lavare in un catino, per ore, mentre noi bambini ci fermavamo incuriositi a spiarla…. poi ci avvicinavamo, e lei ci raccontava concitatamente, saltando da un discorso all’altro, cose che non riuscivamo a capire. Il tardo pomeriggio o la sera la si vedeva seduta a mangiare avanzi .... di avanzi ... di avanzi già da tempo inaciditi, e bere del vino.
Rosa non spendeva né donava ......... mai!
Arrivò anche per lei, un giorno, il momento di partire, e le figlie furono costrette ad asciugarsi le lacrime con alcune delle numerosissime banconote ritrovate in casa!
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