giovedì 9 dicembre 2010

Se questa notizia è vera c'è da riflettere seriamente!

«Un regalo alla mafia», Vitali contestato pure dai suoi ritira la norma.
(Fonte: www.senzacolonne.it )

Quando sei anni fa Silvio Berlusconi telefonò all’allora sconosciuto deputato azzurro Luigi Vitali per domandare lumi su una proposta di legge che si accingeva a presentare – era la cosiddetta “salva Previti” (Previti era l’avvocato del Cavaliere) o “salva ladri” –, il parlamentare francavillese lo rassicurò: “Guarda presidente, è molto meno porcata di quel che si dice”. E Berlusconi di rimando: “Allora vai avanti così”. Poco tempo dopo arrivò la promozione a sottosegretario alla Giustizia e, in allegato, pure la scorta.

In quell’occasione la legge, a detta del suo stesso relatore, era sì una “porcata” che avrebbe permesso di ammazzare con largo anticipo migliaia di processi per prescrizione, ma almeno l’aveva dosata al punto giusto: tanto da guadagnarsi l’ingresso nel Governo.
Stavolta però qualcosa dev’essere andato storto. Vitali si è forse lasciato prendere la mano, e alla fine è stata la sua stessa maggioranza, notoriamente di bocca buona in fatto di leggi non proprio severe con la criminalità, a sbarrargli la strada.
L’ultima trovata del parlamentare azzurro è stata proporre l’estromissione dalla tracciabilità dei pagamenti le aziende assunte in regime di subappalto: rendere cioè impossibile controllare i movimenti di denaro delle aziende, se queste anziché gestire l’affare in proprio, lo spezzettano in favore di altre ditte. Un “regalo alla mafia” hanno sbottato stizzite le opposizioni, che come raramente accade hanno perfino trovato sostegno in pezzi della stessa maggioranza. Lo stesso presidente della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini, parlamentare azzurro come Vitali, non ha avuto alcuna difficoltà a parlare di vantaggio per la criminalità organizzata.
Volontà del Governo, e soprattutto del Ministro degli Interni Roberto Maroni, era infatti quella di mettere in piedi un pacchetto legislativo che ostacolasse con dovuti accorgimenti l’infiltrazione dei clan nell’attribuzione dei grandi appalti. Stringere le maglie insomma, inasprire i controlli, spalancare gli occhi: anche se alla fine sono stati tanti i ritocchi e le concessioni alle aziende che hanno depotenziato lo spirito iniziale della norma. Fatto sta che l’onorevole Vitali, pur conoscendo le aspirazioni del decreto, non se n’è dato per inteso, proponendo lo scorso 30 novembre un emendamento che avrebbe raccolto la contrarietà anche dello stesso Maroni.
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