giovedì 15 ottobre 2009

A SEGUITO DI UN MIO ARTICOLO LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO FA "MEA CULPA".

Cliccare sull'immagine per ingrandire.
Con sommo dispiacere di "qualcuno" la Gazzetta del Mezzogiorno, a seguito del mio articolo datato I° ottobre 2009 (cliccare QUI), con un'intera pagina ieri ha riparato all'errore, a mio parere commesso con la pubblicazione di un articolo firmato (non dal Dr. Sparviero) che incensava spropositatamente uno scultore forestiero che ha realizzato un'opera in bronzo posta sul portale principale della chiesa. Tutto il resto era offuscato in quell'articolo... l'altro scultore Caragli (al quale oggi è stata resa giustizia) e finanche il progettista e direttore dei lavori... e perché no anche lo stesso Santo Protettore al quale è dedicato l'intero complesso.

(Fonte Gazzetta del Mezzogiorno del 14.10.09, VINCENZO SPARVIERO)
Una chiesa per il nuovo millennio.
Intitolata al protettore della cittadina e dell’intera diocesi San Barsanofio.

• Il parroco, don Tommaso Prisciano, nell’aprire il tabernacolo ha qualche difficoltà. Ancora non riconosce esattamente la chiave dello scrigno sacro: segno inequivocabile di una «novità» salutata con gioia da migliaia di fedeli (questo particolare è verissimo, si è verificato in mia presenza sabato scorso in occasione della messa vespertina, alla quale ha anche assistito chi ha confezionato l'articolo). La novità è una chiesa «nuova di zecca», disegnata con grande professionalità e competenza, dall’architetto Riccardo Rampino e fortemente voluta dalla Diocesi di Oria fin dai tempi del vescovo mons. Armando Franco. Curiosità e anche qualche perplessità hanno accompagnato tutti questi anni, quando sorgeva pian piano nella roccia la nuova parrocchia. Oggi che all’interno manca solo qualche arredo e la struttura è ormai completa, in tanti restano ammirati, comprendendo lo sforzo di offrire alla comunità un punto di riferimento che non è solo religioso grazie al teatro, agli impianti sportivi e agli altri locali realizzati.
«Un asse orientato verso la chiesa di S. Francesco di Paola, un cerchio e due settori concentrici: questo è il nucleo compositivo intorno al quale è stato modellato tutto il progetto», spiega l’architetto Rampino. «La forma circolare della chiesa - aggiunge - più di ogni altra rappresenta la riunione assembleare, il cui preludio è affidato all’ampio sagrato, nel suo movimento avvolgente e nei suoi raccordi col sito: le scale e le rampe di più comodo accesso presso il campanile, anch’esso dalla genesi radiale, snello e rigoroso, orientato secondo l’asse del settore urbano parrocchiale, per abbracciarlo nella sua interezza con il suono delle campane, e la grande scalinata con accesso dalla via Cadorna, adagiata sulla roccia, che unitamente all’evidenza delle nude pareti calcarenitiche rivenienti dagli scavi rende esplicito un altro intento che il progetto ha inteso perseguire, il rapporto stretto, quasi materico, con il sito collinare. Esternamente presenta un aspetto alquanto austero, con le sole aperture degli ingressi. Internamente è illuminata da luce zenitale, che si diffonde attraverso il lucernario conico nel centro della volta, la feritoia perimetrale, che illumina e stacca, alleggerendola, l’armonica e ampia copertura, ed i lucernari che punteggiano tutto l’ambulacro. L’intento è stato la creazione di un ambiente luminoso ma senza fattori di distrazione, che possa favorire il raccoglimento e la meditazione, e nel quale possano risaltare le grandi presenze simboliche permanenti: l’altare, centro focale dello spazio liturgico, l’ambone, la sede, il tabernacolo, il fonte battesimale, le acquasantiere».
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IL PROGETTISTA L’ARCH. RAMPINO
«Un evento atteso a lungo dall’intera comunità» [v. spar.]
UN MOMENTO STORICO PER LA COMUNITÀ ORITANA E PER L’INTERA DIOCESI
• «La costruzione di una chiesa è sempre un evento atteso, che difficilmente non lascia traccia». È il commento dell’architetto Riccardo Rampino che - su proposta dell’allora parroco della chiesa S. Francesco di Paola - aveva ricevuto l’incarico della Diocesi di Oria di realizzare la nuova parrocchia. «Oggi l’attesa per scoprire questa nuova chiesa è finita - spiega il professionista - perché diventa realtà e credo che si possa definire, per la quantità ed il valore dei servizi che può offrire e scostandomi un attimo dalla posizione di progettista, una gran bella realtà. Nella relazione di progetto del 13 dicembre 1999 scrivevo che tra i segni raccolti dalla proposta progettuale, interpretando e facendo propri gli intenti della committenza, vi era “la necessità di riferimenti sicuri e solidi, per proseguire nel cammino del progresso morale e civile”. Bambini, ragazzi, giovani: a loro, principalmente, doveva essere rivolta l’attenzione. E’ loro il ruolo di protagonisti di un momento formativo decisivo, irripetibile».
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Quando l’arte avvicina la gente ai valori dell’Eucarestia.
Un’opera d’arte significativa e dal valore fortemente simbolico. [v. spar.]
• Una piccola - grande - opera d’arte. Antonio Caragli, giovane scultore oritano che recentemente ha anche realizzato un suggestivo monumento dedicato alle vittime di infortuni sul lavoro, ha davvero dato il meglio di sè nel tabernacolo della nuova chiesa.
In questa opera sacra, che non è la prima dello scultore, si fondono idealmente i suoi studi classici con l’aspirazione al nuovo: elementi che da sempre caratterizzano il suo modo di interpretare l’arte. Un’arte vissuta sempre profondamente che nasce da uno studio meticoloso e un talento innato che si esplica attraverso le forme delle sue opere.
Nel Tabernacolo della nuova chiesa, sono rappresentati i simboli eucaristici dei rami di vite e spighe di grano, che si intersecano e si fondono con un elemento centrale, a rappresentare il mondo e la vita, vivificati dal sacrificio di Cristo.
Un’opera di grande spessore che segna il percorso spirituale, oltre che artistico, di Antonio Caragli: pronto a cogliere ogni aspetto della sua esperienza per raggiungere l’obiettivo di un’arte profondamente impregnata di fede. Negli anni scorsi, Caragli ha anche realizzato un’opera che è stata donata da un gruppo di pellegrini al Santo Padre Giovanni Paolo II.
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