martedì 22 aprile 2008

PERDONANZE E FOLKLORE



Vi ricordate l’articolo che ho scritto giorni addietro a proposito delle perdonanze? Bene. Mi ero ripromesso di continuare un minimo di ricerca per approfondire l’argomento. Merita di essere citato l’articolo a firma di Pierdamiano Mazza apparso su Il Gallo, periodico quindicinale, numero 6/2008, che qui di seguito trascrivo:
“Le Perdonanze: da Pasqua all’Ascensione. Poco rimane di questi riti che hanno lasciato un’eredità di fede che ha scavalcato i secoli. La Santa Pasqua è il momento più importante dell'anno liturgico della chiesa catto­lica. Sono molti, infatti, gli appunta­menti religiosi le cui date si stabiliscono facendo riferimento proprio a questa festa. Ed a questo proposito il nostro territorio è teatro della tradizione catto­lica, unica nel suo genere, delle "Perdonanze". Hanno retaggio antichissimo: furono ufficialmente istituite nella prima metà del XVIII secolo dal ve­scovo di Oria Giambattista Labanchi, stabilendo che i fedeli osservanti tali pratiche religiose potessero ottenere l'indulgenza plenaria. Esse sono (come allora) cinque e ricorrono nel corso dei vari giovedì successivi alla Pasqua: Santa Lucia in Erchie, giovedì 3 aprile: Maria Santissima della Scala di Oria, giovedì 10 aprile: San Mauro ad Oria, giovedì 17 aprile: Santi Medici Cosimo e Damiano, giovedì 24 aprile: Maria Santissima della Croce a Francavilla, giovedì 1 maggio. Le Perdonanze nei tempi antichi terminavano con le "Rogazioni", preghiere rivolte al Signore con le quali si invocavano prosperità e abbondanti raccolti nei campi. Il rito delle Rogazioni, abolite con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, concludeva le Perdonanze facendolo coincidere con il giovedì dell'Ascen­sione, quando il clero e le confraternite locali raggiungevano i punti nevralgici e le porte della città per la Benedizione della stessa città e delle campagne cir­costanti. Poco rimane di questi riti, spesso sconfinati in trovate folkloristiche; grande è, però, l'eredità di fede e devozione che, giungendo a noi, ha sca­valcato i secoli.”
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A margine di detto articolo devo evidenziare che la seguente nota critica “Poco rimane di questi riti, spesso sconfinati in trovate folkloristiche…..” è condivisibile e realistica ed io personalmente ho potuto constatare ciò che si è verificato la sera del 16 aprile in occasione di una delle giornate dedicate a San Mauro. Il programma per quel giorno messo a punto dai Padri Rogazionisti, in collaborazione con altre parrocchie, prevedeva che alle ore 17:30 presso la Parrocchia di San Domenico vi fosse il raduno dei partecipanti al corteo penitenziale verso la grotta di San Mauro. Una volta giunti alla chiesa del Santuario Sant’Antonio di Padova doveva avvenire la Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. il Vescovo e quindi iniziava l’Indulgenza, omaggio a San Mauro e offerta dell’olio per la lampada votiva donato dalla Parrocchia di San Domenico. Durante la messa l’animazione dei canti era affidata ad una corale di Salice Salentino. Tutto questo sicuramente normale e consono all’evento, è stato offuscato da “una trovata folkloristica” (per dirla con le parole di Pierdamiano Mazza). Il corteo penitenziale è stato preceduto da un gruppo locale di sbandieratori che per tutto il percorso hanno lanciato in aria le loro bandiere accompagnati dal suono dei tamburi e delle chiarine. E’ inutile dire che tutti noi partecipanti al corteo penitenziale eravamo distolti da tale fragore ed impossibilitati a concentrarci ad un minimo di preghiera. Giunti nel piazzale interno dei Padri Rogazionisti questa manifestazione folkloristica è continuata con esibizione paragonabile a una qualsiasi manifestazione tipica da sbandieratori alla quale vengono chiamati a partecipare questi bravi sportivi locali. Tutti in cerchio fuori la chiesa ed in mezzo questo gran “sbandierare” accompagnato dai suoni dei tamburi e delle chiarine. Come se non bastasse, il “folklore” è continuato all’interno della chiesa allorquando è stato offerto l’olio per la lampada votiva, fino all'inizio della messa. Molti fra la gente, visibilmente infastiditi, si riparavano i timpani delle orecchie coprendosi con le mani. Non aggiungo altro, se non un invito a riflettere. L’invito rivolto dal Rettore, Padre Antonio Di Tuoro, “a partecipare con fede e devozione alle celebrazioni previste” poteva (o doveva) anche essere accompagnato da un invito alla preghiera e ad un silenzio penitenziale. L’articolo del signor Mazza mi ha stimolato a chiedermi se oltre alle 5 perdonanze da noi conosciute e da egli citate (aggiunge che sono 5 come in passato) non ve ne fosse in passato un’altra ricadente nel primo giovedì immediatamente successivo alla domenica della Santa Pasqua. Infatti, scrive il Mazza “…e ricorrono nel corso dei vari giovedì successivi alla Pasqua.” Passa ad elencare la prima perdonanza, quella di Santa Lucia, il 3 aprile, ma in effetti essa viene celebrata nel secondo giovedì dopo la Pasqua. Nel primo giovedì, questo anno ricadente il giorno 27 marzo, non si celebra alcun rito. E’ da credere quindi ad alcuni “anziani” che indicano nel primo giovedì successivo alla Pasqua la sesta perdonanza (ovvero la prima in ordine cronologico), quella dedicata alla Madonna dell’Incoronata che pare si verenasse in una piccola cappella un tempo ubicata ad un incrocio sulla Via per Francavilla? Infine rimane da capire la differenza fra indulgenza "parziale" e "plenaria". Il diritto canonico sicuramente da adeguate spiegazioni. Il Mazza nel suo articolo indica quelle della nostra diocesi come plenarie. Quella relativa alla Perdonanza di San Mauro di questo anno, così come scritto nel programma era "parziale". Nella tradizione popolare le "perdonanze" assumevano anche importanza in ordine alle previsioni meteorologiche. Infatti proprio domenica sera ho sentito pronunciare ad un'anziana signora il seguente detto: "Ci faci fiaccu ti la prima pirdunanza faci fiaccu ti tutti li pirdunanzi".
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