lunedì 14 aprile 2008

LA PIATTAFORMA CONTINENTALE (geopolitica .....ONU, INGHILTERRA E ARGENTINA)

COME QUALCUNO DI VOI SA (ED ALTRI AVRANNO CAPITO) HO DEI CONTATTI IN ARGENTINA (MIEI PARENTI ED AMICI - DISCENDENTI DI ORITANI EMIGRATI IN QUELLE TERRE AGLI INIZI DEL 1900). STASERA HO RICEVUTO UNA MAIL DA UNO DI QUESTI CONTATTI. Vi copio-incollo il testo della sua mail:
"¿SABÍAS QUE ... ...en mayo de 2009 vence el plazo para presentar ante la ONU la extensión de 200 a 350 millas de plataforma continental, y Argentina aún no la presentó ni posee el 50% de los estudios hechos? ...que Gran Bretaña ya lo ha hecho e incluye en sus pretensiones a la Isla de los Estados (Tierra del Fuego) y gran parte del Mar Argentino? ...que en la nueva Constitución Europea figuran las Malvinas y la Antártida como territorios ya no de Inglaterra sino de toda EUROPA? ...que si Argentina no realiza las protestas formales en la ONU y permite que Gran Bretaña amplíe su plataforma continental a 350 millas Argentina se encuentra ante una grave situación. Hay en juego más de 3.000.000 de kilómetros cuadrados. El gobierno nacional nada hace al respecto, y como en estos cinco años de gobierno de los Kirchner, le miente al pueblo con soberbia y prepotencia. Estamos ante una situación de entrega de territorio inminente. Los medios callan... Y vos ni siquiera vas a reenviar este mail ?? NO es "este" país el que se está rifando. ES NUESTRO PAÍS."
-

La traduzione da me fatta è la seguente:

"SAPEVI CHE... ...nel maggio del 2009 scade il termine per presentare davanti all'ONU l'estensione da 200 a 350 miglia di piattaforma continentale, e l'Argentina non l’ha ancora presentata né possiede il 50 percento degli studi fatti? ... che la Gran Bretagna l'ha fatto già ed include nelle sue pretese all'Isola degli Stati (Terra del Fuoco) e gran parte del Mare Argentino? ... che raffigurano le Malvinas e l'Antartide nella nuova Costituzione Europea come territori oramai non dell'Inghilterra bensì di tutta l'Europa? ... che se l'Argentina non realizza le proteste formali nell'ONU e permette che la Gran Bretagna ampli la sua piattaforma continentale a 350 miglia si trova davanti ad una grave situazione? Ci sono in gioco più di 3.000.000 di chilometri quadrati. Il governo nazionale niente fa al riguardo, e come in questi cinque anni di governo dei Kirchner, mente al paese con superbia e prepotenza. Siamo davanti ad una situazione di imminente consegna di territorio. I media tacciono... E tu neanche rinvii questa mail?? Non è "questo" paese quello che si sta sorteggiando. È IL NOSTRO PAESE."
----
Orbene ho avuto modo di capire che il caro amico Sebas mi ha girato un appello del giornale argentino El Malvinense, il quale sta allertando tutto il popolo argentino di ciò che sta per avvenire con il tacito consenso del governo nazionale, il quale non intende opporsi acché la Gran Bretagna ampli la sua piattaforma continentale.
Diciamo che è una vecchia diatriba che va avanti ormai da vario tempo. Famosa la guerra delle Isole Falkland fra Argentina e Gran Bretagna avvenuta nell'aprile 1982.
Il mio amico argentino implicitamente mi invita a divulgare la "cosa" ai miei contatti. Non voglio limitarmi solo a girare la sua mail ai miei contatti. Ho ricercato su internet qualcosa che ci faccia capire meglio il problema ed ho trovato sul sito ww.eurasia-rivista.org il seguente documento:
-
"Il 2 aprile 1982, quando alcune delle vittime dei pestaggi di due giorni prima da parte delle forze repressive della dittatura erano ancora in ospedale, e molte altre in prigione, la Plaza de Mayo si riempì di uno spontaneo fervore patriottico. Gli argentini festeggiavano la riconquista delle Malvine. Possiamo assicurare che la nostra Storia non registra un evento che abbia unito così tanto i nostri concittadini. Tra le grida di Viva la Patria!, molti ripetevano frasi come “Le Malvine sono argentine e la piazza è di Peròn!”. Ma è un dato di fatto che l’avvenimento era festeggiato da uomini e donne di tutte le correnti politiche e classi sociali. Gli euforici assembramenti si manifestavano in tutte le piazze e le vie del paese. Anche gli esiliati all’estero inviarono comunicati e manifestarono pubblicamente approvando il recupero dell’arcipelago. Sebbene avessimo perso quella battaglia, fummo sempre supportati da tutti quei paesi che soffrirono per le dominazioni straniere anche se non da tutti i governi, in particolare quelli dell’Europa Colonialista. Durante e dopo il conflitto, è sempre stato riconosciuto il valore dimostrato dagli argentini nella lotta contro una delle più grandi potenze del globo. A cosa fu dovuto quel fenomeno di identificazione di massa per “l’Impresa”? La risposta ha le sue fondamenta sin dalla scuola primaria dove maestrine creole ci ripetevano “le Malvine sono argentine” e così recitavano le scritte nelle aule. C’era una coscienza generalizzata sulle isole dell’Atlantico del Sud come parte del nostro paese ed era legittimo quel sentimento di appartenenza. E’ da supporre che se il popolo argentino fosse stato opportunamente informato sull’importanza della Piattaforma continentale, avrebbe riempito la Plaza de Mayo per difenderla. Ma allora cos’è questo conflitto per i nostri diritti sulla piattaforma continentale? Semplicemente non se ne parla. Nessuno parla di questo tema che tanto interessa alle multinazionali della globalizzazione per le sue preziose risorse. Un paio d’anni fa un gruppo di giovani professionisti ha fatto un’inchiesta telefonica e per le strade chiedendo a famiglie, a studenti e docenti universitari ed anche a tre o quattro deputati nazionali cosa sapessero in merito ai conflitti sulla piattaforma continentale; il risultato è stato che nessuno era a conoscenza dell’argomento. Se una questione di tale importanza non è venuta a conoscenza della gente è perché nessuno si è preoccupato di informarla. La stampa prestò scarsa attenzione allora come anche adesso che il conflitto è tornato di attualità, a seguito di una notizia partita da Londra in merito alle Malvine e alla quale la cancelleria argentina ha risposto energicamente in merito alle pretese britanniche. I grandi mezzi di diffusione hanno fatto eco alla notizia per un paio di giorni, poi il silenzio assoluto quando invece nel resto del mondo risulta essere ancora una questione di meritato e rilevante interesse. Che cos’è la piattaforma continentale? Convocata dalle Nazioni Unite, venne intavolata una riunione internazionale per discutere un progetto che si concluse con la firma della cosiddetta Convezione del Diritto del Mare (Convemar) alla quale aderirono 130 paesi e che entrò in vigore nel 1994. In Argentina è stata ratificata dalla legge 24.815. L’importanza vitale della suddetta convezione sta nel fatto che modifica un accordo preesistente secondo il quale ogni stato è sovrano fino a 200 miglia marine dalla costa. Di norma queste 200 miglia si mantengono dentro il minimo garantito, ma se la piattaforma continentale supera questa distanza la stessa estende la sovranità fino ad un massimo di 350 miglia. Ovvero, l’Argentina per le sue caratteristiche naturali e fisiche ha la possibilità di raggiungere questo limite dal Rio de la Plata fino alla Terra del Fuoco. Nel caso dell’arcipelago delle Malvine, Georgias del Sud e Sandwiches del Sur, occupati illegalmente dalla Gran Bretagna ad oggi non si può applicare la Convenzione poiché considerati “territori in conflitto”. Il recupero di questi arcipelaghi da parte dell’Argentina è molto importante per avere la sovranità sull’Antartide, dove sempre l’Inghilterra pretende parzialmente la parte di quanto invece spetterebbe all’Argentina. Secondo studi preliminari da parte di esperti argentini, tutta la costa atlantica argentina raggiungerebbe il massimo riconosciuto delle 350 miglia. Questo implica un ampliamento del nostro territorio in più di un milione di chilometri quadrati quando già senza di loro siamo già il settimo paese più esteso al mondo. Naturalmente questo vasto litorale è bramato non solo per la sua ricchezza ittica ma, soprattutto, per i minerali molto preziosi inclusi gli idrocarburi (petrolio e gas). Strategia coloniale britannica Il Regno Unito vuole farci lo stesso tiro che gli diede già buoni risultati come nel caso di Gibilterra, piccolo territorio confinante con la Spagna, una penisola e non un’isola, che da più di tre secoli è stata sottratta agli spagnoli, e che costituisce l’unica colonia britannica nell’Europa continentale. Le ripetute tattiche degli inglesi hanno dilungato i tempi guadagnando vantaggi. Durante il suo governo il Generale Franco chiuse fisicamente l’accesso alla penisola tramite una barriera, proibendo ogni tipo di circolazione e scambio. Alla sua morte i governi di transizione e le democrazie compiacenti fecero si che la Spagna andò cedendo privilegi a Gibilterra “al fine di guadagnarsi la fiducia dei suoi abitanti” (la stessa cosa che ci suggeriscono con le Malvine). Le concessioni inclusero non solo l’apertura della barriera. In seguito Madrid permise che si occupasse parte di terra e acque spagnole per costruire un aeroporto internazionale tramite il quale il turismo non sarebbe più passato attraverso la Spagna. Più tardi la madre patria non si oppose a Gibilterra quando si dichiarò “porto libero e paradiso fiscale”. Cosa di cui beneficiano i pochi abitanti della penisola ed in larga parte gli inglesi, che mai penseranno di perdere tali vantaggi fatti di conti cifrati che attirano il riciclo di denaro sporco, oltre allo stabilirsi di sedi fittizie di società fantasma utili per affari illegali ed evasioni fiscali, casinò, etc. L’esempio di Gibilterra è quanto sta cercando di fare l’Inghilterra anche nelle isole Malvine. Già se ne parlava durante il conflitto del 1982. Oggi il mantenimento della Fortezza-roccaforte Malvine pesa duramente sui contribuenti inglesi e la pesca si sta esaurendo a causa dello sfruttamento irrazionale ed è per questo che desiderano negoziare con il governo argentino per “un mutuo beneficio”. In passato, per oltre 10 anni, sono state fatte numerose concessioni alle isole al fine di simpatizzare con gli isolani, senza ottenere il minimo risultato con la Gran Bretagna che continua a negare un confronto sulla sovranità, cosa che ha portato all’occupazione. Grazie ad un trafiletto pubblicato sul giornale londinese “The Guardian” gli argentini si sono resi conto delle intenzioni britanniche di chiedere la sovranità oltre le 350 miglia marine intorno all’arcipelago, in particolare quello delle Malvine. Il giornale ha attribuito la versione ad una voce non ufficiale del Foreign Office, ma subito è stata divulgata come fonte ufficiale. Questo avveniva “casualmente” quando il presidente argentino interveniva all’Assemblea delle Nazioni Unite. Per questo Nestor Kirchner ha aggiunto al penultimo paragrafo del suo discorso le seguenti parole: “Il mio governo manifesta il suo energico rifiuto alla pretesa britannica di stabilire gli spazi marittimi intorno ai suddetti arcipelaghi. In particolare, rifiuta la recente intenzione del Regno Unito di presentare formale richiesta davanti alla Commissione dei Limiti della Piattaforma Continentale, creata dalla convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, in merito al limite massimo della Piattaforma Continentale generata a partire dei suddetti territori argentini.” Alla Cancelleria è stata data la responsabilità della coordinazione degli studi della piattaforma continentale (COPLA) dei gruppi tecnici. I lavori preliminari iniziarono durante la seconda metà degli anni 90 e la scadenza per stabilire i requisiti e presentarli alle Nazioni Unite fu fissata per il 31 dicembre 2005. Furono pochi, anzi pochissimi, i mezzi che si presero la briga di avvertire gli argentini che non avrebbero fatto in tempo a terminare i lavori richiesti per le date previste e così, per le stesse date, i rispettivi ministri dell’economia del 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004 sono arrivati illegalmente ad altri fini. Fortunatamente e non solo per l’influenza dell’Argentina, l’ONU posticipò la scadenza al giugno del 2009. Ad oggi, secondo informazioni ufficiali, i lavori sono compiuti per oltre l’80% e la Cancelleria assicura che saranno terminati prima della data limite. Strategia argentina La nostra Cancelleria ha sempre avuto la mania dell’uso e abuso del silenzio, del mistero e della mancata informazione alla popolazione su questioni di sommo interesse. Come nel caso delle Malvine tiene sotto chiave i suoi archivi che dovrebbero essere aperti ad investigatori e giornalisti al fine di sapere cosa è successo prima, durante e dopo il conflitto delle Malvine. Il popolo ha diritto di sapere ed è in grado di aiutare. Ora ci sorprende la riflessione della Cancelleria, di sperare che il nostro governo si mantenga intransigente ed inflessibile di fronte alle astuti manovre di Londra destinate a trarre vantaggi senza discutere in merito alla sovranità e nascondendosi dietro “la volontà dei kelpers”. Questo atteggiamento non lo applicò nel caso dell’arcipelago di Dagos nell’Oceano Indiano, dove si trova la isola Diego Garcia e dove gli abitanti del luogo furono espulsi con la forza, costretti ad abbandonare le proprie case e cimiteri dove riposano i loro antenati. Questo accadde quando gli Stati Uniti decisero di installarci un’enorme e misteriosa base. Altra manovra sta nella pubblicazione di un falso censimento sul numero degli abitanti delle Malvine dal quale emerge la crescita del numero dei “Kelpers”, quando invece stanno diminuendo di giorno in giorno. Adesso si aggiunge l’ingresso di lavoratori “stagionali” provenienti dall’isola africana di Santa Elena e di alcuni cileni, attratti dagli alti salari e addetti ai lavori più duri. Questi lavoratori però durano tutti poco tempo, disgustati dall’impossibilità di risparmiare dovuta all’alto costo della vita ed alle condizioni disumane. . Inoltre si aggiunge la crescente diminuzione della pesca a causa del suo irrazionale sfruttamento. Per trattenere i Kelpers nelle rispettive abitazioni, le autorità stanno accordando loro una sovvenzione del 100% sulla lana, al fine di poterla vendere. Questo atteggiamento volto a non facilitarli in cambio di vantaggi, porterà presto o tardi la Gran Bretagna ad una negoziazione sulla sovranità a causa dell’elevato costo che stanno sostenendo i contribuenti britannici, tra i quali nemmeno uno si è trasferito alle Malvine come emigrante dal 1982. Da giugno il Foreign Office (cancelleria inglese) ha presentato domanda di udienza per intavolare una conversazione, senza ottenere alcuna risposta. La minaccia delle 350 miglia è la nuova provocazione. Nota: Per pura iniziativa patriottica un gruppo di anonime ragazzine, senza motivazioni di parte, le quali ancora non erano nate nel 1982, ma che desiderano mantenere viva la fiamma delle Malvine, hanno incominciato a divulgare per tutto il paese, anche grazie a Internet, un cartoncino adesivo sull’argomento. Lo stanno divulgando nel Mercosur e per tutto il Sudamerica. Questo è uno dei passi ideati dal popolo argentino per affrontare una evidente e sostenuta opera di “demalvinizzazione” * Enrique Oliva è membro del CEES (Centro de Estudios Estratégicos Suramericanos); il presente articolo è stato scritto a Buenos Aires lo scorso 29 settembre.
--
Ciao amico ti aspetto ad Oria per conoscerti di persona ed abbracciarti.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...