giovedì 3 giugno 2010

Riflessioni su ciò che ruota attorno al Santuario di San Cosimo e ai nomi di due vescovi aventi lo stesso cognome: SEMERARO.

La sera del 31 maggio come ben sapete ho partecipato nella Basilica Pontificia Minore di Oria alla Commemorazione del 10° anniversario della morte del vescovo Alberico Semeraro. Fra i vari vescovi ed arcivescovi presenti vi era anche Mons. Marcello Semeraro, attuale vescovo di Albano Laziale, nonché vescovo di Oria dal 1998 al 2004. In attesa che iniziasse la cerimonia sono stato avvicinato da un oritano che mi ha sussurrato certe cosette in un orecchio, ricordandomi storielle del passato. In questi giorni ho riflettuto e sto riflettendo ancora al fine di scrivere qualcosa che possa anche rimanere a futura memoria. Oggi vi indico alcuni particolari. Tale M.A. su internet, in un certo spazio, a proposito del defunto vescovo Alberico Semeraro ha scritto:" Gli ultimi anni del suo episcopato furono turbolenti, tormentati da scandali piuttosto artificiali, questioni finanziarie e intestazioni personali delle moltissime opere che aveva creato in diocesi".
Il quotidiano Senzacolonne in un articolo datato 15.11.2007 così scriveva sul conto del vescovo Marcello Semeraro: "E' la fine del 2004. Monsignor Marcello Semeraro è a capo della diocesi di Oria, ma sta per andare via. Per lui si sono spalancate le porte della diocesi di Albano. Un incarico di indubbio prestigio dal momento che nel suo territorio sorge la residenza pontificia di Castel Gandolfo. Prima di partire però, tra una valigia e l'altra, monsignore lascia un segno indelebile nella sua ormai "ex" Diocesi. Anzi, una firma. Il 12 dicembre 2004 sottoscrive con la società "Madre Teresa srl" di Torre Santa Susanna, nata venti giorni prima, un contratto di cessione trentennale dell'immenso seminario sito nel santuario di San Cosimo. Un complesso di monumentali dimensioni, edificato grazie contributi di migliaia di fedeli, che grazie a quella firma viene ceduto per almeno tre decenni alla novella società brindisina, per un affitto che lasciò all'epoca i più esterrefatti: 83 euro al mese, da adeguare nel tempo. Allora Sua Eccellenza scatenò il putiferio e le proteste quasi unanimi dei credenti."
Nel 2005 ai tempi dell'amministrazione Moretto si tennero ben 4 consigli comunali sull'argomento. Alla fine fu votato un documento con la presenza in aula di soli 11 consiglieri, dei quali 3 si astennero (sindaco, Pescatore e Stramaglia) e 8 votarono a favore (fra i quali Nicola D'Ippolito dell'opposizione) con il quale si stabilivano certe cosette. Si evitò di inviare il tutto alla Procura della Repubblica per un ripensamento dell'ultima ora. In questi giorni alcune "chianche" affermano che alcuni fra coloro che allora votarono a favore della proposta di non inviare gli atti alla Procura della Repubblica, si sono pentiti, in quanto a loro parere c'erano gli estremi per una tale azione. Non sono in grado di dirvi se ciò risulta a verità.
Vi trascrivo le ultime parole pronunciate dal consigliere Pescatore prima di astenersi dal voto, durante il consiglio comunale del 3 novembre 2005: "... hanno fatto anche in maniera che queste cose non venissero più a galla, io invece le voglio far venire a galla. Stavo dicendo, la verità è che noi stiamo parlando di un contratto - la definizione sarebbe un termine non appropriato in questa Assise - che sapete benissimo fatto con una società privata in termini di giorni, di ore, di minuti, da parte del vecchio vescovo andato via, di utilizzo di una struttura che è pubblica. Perché è vero che è proprietà della Curia ma è nata sotto una forma ed una prospettiva pubblica. E sotto questo aspetto ha avuto tutte quelle gratificazioni di concessioni di finanziamento, eccetera. È stato fatto un contratto veramente da schifo (utilizziamo questo termine) in cui gli stessi personaggi influenti della Curia - credo che sia noto a tutti - si sono vergognati. Noi qua stiamo parlando e stiamo bisticciando tra di noi, a quale titolo, se ci sono movimenti all'interno della Curia che hanno creato situazioni, commissioni di inchiesta; ci sono una serie di cose che sono avvenute e che stanno avvenendo, che stanno discutendo all'interno della Curia su quello che è stato l'oggetto di quel contratto? Ma noi possiamo veramente far passare questo contratto, questa situazione, come una cosa bella per Oria? È una cosa schifosa per Oria. Quale prospettiva hanno i giovani di Oria o non di Oria? Ma di che cosa stiamo parlando? Questa società Santa Madre Teresa di Calcutta (...), ma quali prospettive possono avere quando questa è stata capace di fare un contratto per 200, 400 euro nella struttura di quel genere, cioè con questo imbroglio? Ma come potrei io lavorare per una società che ha già imbrogliato, nel momento in cui ha posto la firma su quel benedetto contratto, dove c'è un falso su tutto. Riconduciamo in termini di carattere amministrativo e facciamo sicuramente le nostre indagini, tutto quello che dobbiamo fare, ma non creiamo una situazione cancrenosa all'interno di questa struttura comunale che, certamente, se la potessimo paragonare rispetto alla struttura della Curia, quello che è successo e che succede nella Curia, noi saremmo forse tra i più puliti nel mondo. Tra le persone più pulite, questo ente sarebbe tra gli enti più puliti, più lineari e più belli rispetto a loro. Riconduciamola in questi termini e però, altrimenti noi non abbiamo la funzione che abbiamo, dobbiamo assolutamente chiedere che venga, non fatta una cosa per Oria, io non sono d'accordo su questo, che venga fatta una cosa chiara; che le situazioni siano chiare; che quel contratto - perché di questo dobbiamo parlare - venga stracciato. Di quello dobbiamo parlare. Quel contratto, che è un contratto falso, venga stracciato. È un contratto che non dà assicurazione ai giovani, siano essi di Oria che di altri paesi. Su queste cose dobbiamo discutere e credo che su questo veramente ci sia da ragionare e da discutere. "

FINE PRIMA PUNTATA. Segue.....
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