sabato 2 febbraio 2008

LA LEGGE ELETTORALE ANDREBBE CAMBIATA.....



SISTEMA PARTITI E ATTUALE LEGGE ELETTORALE
(uno degli esempi perché a mio parere andrebbe cambiata, possibilmente prima di andare a votare)
Possiamo dire di trovarci alle porte di una campagna elettorale e senza tema di sbagliare posso affermare che in pochi conoscono la legge elettorale varata dal Parlamento alla fine del 2005. Io sono un componente di quella folta schiera di ignoranti. Per farvi un esempio delle storture dell’attuale legge elettorale vi cito quanto verificatosi nel Consiglio Comunale di Oria in data 13 febbraio 2006. Si rischiò l’ennesima frattura nella maggioranza di allora di centrodestra sul punto all’odg avente per oggetto: Nomina della nuova Commissione Elettorale. Dopo che il Capogruppo di FI, aveva chiesto una breve
sospensione, i capigruppo delle varie forze politiche presenti in aula confabularono fra di loro in modo tale da non essere ascoltati dal pubblico presente. Dagli atteggiamenti di taluni Consiglieri di maggioranza il pubblico riuscì comunque a capire che fra di essi non vi era accordo. Sul volto di taluni era palese l’inkazzatura. Subito dopo il Presidente del Consiglio, per arginare eventuali spaccature, proponeva di rinviare a data da destinarsi l’argomento diventato spinoso. In tale occasione, come in altre in precedenza, trapelava la mancanza di accordo. Infatti due Consiglieri della maggioranza votavano contro. L’argomento veniva comunque rinviato grazie ai 12 voti favorevoli della maggioranza. Sinceramente al pubblico riusciva difficile capire il motivo di tale discordia. In fondo trattavasi di una semplice Commissione Elettorale.Il giorno 15 febbraio 2006 sulla Gazzetta del Mezzogiorno veniva pubblicato il seguente articolo a firma di Gianrosita Fantini: "Oria. Liti sulla Commissione elettorale. Nella maggioranza di centro destra non c'è accordo sui papabili componenti Fi, An e Udc ancora distanti: elezione rimandata a data da destinarsi" “Il Consiglio si era riunito anche per procedere al rinnovo della Commissione elettorale così come previsto dalla recentissima legge del 27 Gennaio 2006 n. 22, con la quale si dispone che, nei Comuni al cui Consiglio siano stati assegnati fino a 50 consiglieri, la commissione deve essere composta dal sindaco (che entra a farne parte di diritto e quindi non vota) e da tre componenti effettivi (e tre supplenti) eletti tra i consiglieri: due per la maggioranza e uno per l'opposizione. La precedente legge, invece, individuava in quattro il numero dei consiglieri da scegliere. Ieri dunque, la maggioranza non è riuscita a designare i due nomi. Le forze politiche di Forza Italia, Alleanza Nazionale e l'Udc erano tutte «candidate», ma alla fine, sono state costretti a rimandare la votazione, perché non si è stati concordi sull'indicazione dei partiti ai quali sarà data la possibilità di scegliere gli scrutatori in sede di elezioni amministrative (nota dello scrivente: non solo amministrative, ma per tutte le consultazioni elettorali, comprese le referendarie). La legge di conversione, infatti, prevede anche la modifica per la procedura che la commissione dovrà seguire per la nomina degli scrutatori. È stato previsto, infatti, che ciascun membro della commissione elettorale voti per «un nome» da destinare a svolgere il ruolo del componente il seggio elettorale.”La lettura di tale articolo mi spronava a documentarmi ulteriormente ed apprendevo che in effetti ciò è il frutto della legge n°270 del 21.12.2005, che modifica il sistema elettorale, con reintroduzione parziale del sistema proporzionale, etc. . Detta legge ha anche modificato il sistema di designazione degli scrutatori di seggio elettorale. Il precedente sistema prevedeva il sorteggio da effettuare fra i cittadini che avevano chiesto l’iscrizione in un apposito elenco entro il 30 novembre dell’anno precedente. Col nuovo sistema invece gli scrutatori verranno nominati dalla Commissione Elettorale, formata così come spiegato dall’articolo apparso sulla Gazzetta. Quindi, alla luce di ciò, appariva chiaro il motivo per il quale la maggioranza che governa la nostra città non era riuscita a mettersi d’accordo nella seduta del 13 febbraio 2006. In termini pratici la questione aveva i seguenti termini: su Oria dovevano essere costituiti 13 seggi elettorali; siccome si doveva votare due volte (una per le politiche e l’altra per le amministrative) i seggi dovevano essere 13 + 13 = 26; il seggio era composto da 4 scrutatori; quindi in totale si dovevano avere 104 (4x26) scrutatori nominati dalla Commissione Elettorale; un quarto di essi (26) doveva essere nominato dal Sindaco; un altro quarto dal Consigliere di minoranza ed un quarto ciascuno (26 cadauno) dai due Consiglieri di maggioranza. Da evidenziare che i due consiglieri di maggioranza dovevano essere nominati fra quelli che facevano capo ai partiti di A.N., Forza Italia, U.D.C., Nuovo Psi ed Impegno Sociale. Quindi due partiti dovevano rappresentarne in realtà cinque nella spartizione di questa torta. Eh! Si! Cari amici lettori perché di una vera torta si trattava, e solo questo poteva giustificare il fatto che non riuscivano a mettersi d’accordo. E, cosa ancor più grave, a mio parere, è che il tutto fa pensare che che non avevano fiducia fra di loro. Temevano di essere ingannati dai due eletti nella maggioranza, i quali potevano papparsi da soli anche le fette di torta spettante ai tre partiti non rappresentati. MORALE DELLA FAVOLA: se un cittadino (nella maggior parte dei casi giovani disoccupati) sperava di guadagnare onestamente qualche euro in occasione delle consultazioni elettorali rimarrà a bocca asciutta, a meno che ……..a meno che…… non si materializzi in quelle fette di torta di cui sopra. Quindi significa avere uno sponsor politico o cercarne uno. Quindi, a mio parere, un modo spudorato di procacciarsi voti. Con la conseguenza che avremo un’accelerazione nell’imbarbarimento della politica, con svilimento dei valori e degli ideali. E’ innegabile che il Comune in una realtà come la nostra è forse il maggior datore di lavoro, come è anche innegabile che per necessità ci si svenda per un piatto di lenticchie. E non è forse anche questa una forma di voto di scambio? E non mi si venga a dire che questo è un modo per fare avvicinare la gente ai partiti. Potremmo, sempre con po’ di dietrologia e fantasia, spingerci a pensare che in pratica avremo meno garanzie che non si verifichino brogli elettorali, poiché a differenza del passato avremo scrutatori completamente manovrabili dai partiti, che si aggiungono ai rappresentanti di lista. Altro aspetto: se i partiti di minoranza già esistenti hanno una seppur esigua rappresentanza, le nuove liste saranno del tutto scoperte. Possiamo ritenere legittimo ciò?E non posso fare a meno di pensare al primi decenni del secolo scorso quando in Italia la gente per mangiare un pezzo di pane era costretta a farsi la tessera di fascista. Facile anche pensare al proverbio dialettale: "CHIAMU ATTANI A CI MI TAI PANI". Ecco, cari amici, io ho riflettuto e continuerò a riflettere su queste cose. I nostri concittadini Consiglieri Comunali (di maggioranza e di minoranza) darebbero una grande prova ed un grande esempio di onestà intellettuale qualora decidessero di ritornare a designare gli scrutatori tramite sorteggio, come una volta.

P.S.: Chiedo scusa se sono stato prolisso. E per coloro che non si sono ancora stancati consiglio di leggere il seguente articolo (io l’ho trovato interessante) apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 17 febbraio 2006 a firma di MICHELE BUQUICCHIO docente di Diritto Pubblico.
“Proposta ai partiti minori un terzo dei posti sicuri a nomi della società civile."
Servono segnali di apertura all’esterno.”
“La nuova legge elettorale, come le precedenti, affida ai partiti politici il compito di formare le liste dei candidati alle prossime elezioni ma, non essendoci per l'elettore la possibilità di esprimere preferenze individuali ma solo per il simbolo del partito prescelto, di fatto consente di selezionare in anticipo quelli che saranno gli eletti. Infatti, grazie al sistema proporzionale reintrodotto con la recente novella legislativa, i partiti, anche alla luce dei risultati conseguiti nelle ultime elezioni regionali, svolte anch'esse, com'è noto, col sistema proporzionale, hanno la possibilità di per calcolare il quoziente dei voti complessivi ottenibili dalle singole liste e quindi di prestabilire, con attendibile approssimazione, il numero degli eletti. Di conseguenza, se un candidato è inserito nei primi posti della lista - quelli che presumibilmente saranno attribuiti a seguito del riparto proporzionale - è certo di essere eletto. Immediatamente a ridosso dei primi ci sono i posti incerti, quelli cioè che sarebbero attribuiti nel caso di un aumento di voti percentuali del partito rispetto alle previsioni ovvero alle precedenti elezioni, e, infine, gli altri posti a seguire saranno riservati ai simpatizzanti senza alcuna possibilità se non quella di testimoniare la propria affezione al partito cui la lista si riferisce. Questo sistema di certo rivitalizza la attività interna a ciascun partito, ricreando in qualche modo la dialettica fra le sue varie componenti sia a livello territoriale (ogni provincia tende ad essere rappresentata nei posti certi) sia, nell'ambito della stessa provincia, tra gli esponenti di spicco (correnti?) al suo interno. E ciò, rispetto all'inesistente dibattito che ha caratterizzato negli ultimi anni la vita di quasi tutte le forze politiche, rappresenta un opportuno passo avanti, attesa la insostituibile funzione dei partiti di essere anello di congiunzione fra elettori ed eletti, fra cittadini e istituzioni. Detto questo, però, il nuovo sistema elettorale presenta un rischio, specie per le forze politiche del centro destra che nelle ultime elezioni avevano «piazzato» molti più candidati di quanti ragionevolmente potrebbero essere loro assegnati con le prossime elezioni del 9 - 10 aprile, anche in caso di vittoria e di attribuzione del previsto premio di maggioranza. Invero, tutti i parlamentari uscenti stanno facendo pressione per essere confermati e quindi, di fatto, impediscono quel fisiologico ricambio che di certo apporterebbe energie più fresche e, per certi aspetti, più motivate, pescando nuovi candidati tra i simpatizzanti non strettamente integrati nella vita di partito ma piuttosto espressioni di quella società civile (il mondo degli imprenditori, delle professioni, delle varie categorie sociali) dalla quale i cittadini si sentono forse più rappresentati. Ci sono, dunque, due esigenze da salvaguardare: quella di riconoscere ai parlamentari uscenti e all'apparato la giusta gratificazione per il lavoro svolto e quella di non far chiudere il partito in se stesso privandolo di quel «nuovo» consenso che, si potrebbe, invece ottenere aprendosi alla società civile con l'inserimento di candidati espressi da quest'ultima. Ma la coperta, come quasi sempre accade, forse con la eccezione delle elezioni del 1994 in cui si rivoluzionò il sistema precedente e quindi ce n'era per tutti, è molto corta onde è difficile accontentare tutti le aspirazioni. Allora che fare? Certo la sfera di cristallo ce l'hanno solo i maghi (e i sondaggisti?) ma forse un criterio, anche qui in senso proporzionale, può essere di qualche aiuto specie per i partiti con meno rappresentanti in Parlamento che, avendo ben meritato non solo agli occhi del proprio elettorato tradizionale ma anche della società tutta, potrebbero da queste elezioni ottenere il giusto premio a patto, però, di non mostrarsi chiusi in se stessi. Forse, ma siamo nelle ipotesi, un colpo d'ala in termini di voti potrebbe venire da una offerta alla società civile di un terzo, o almeno di un quarto, dei posti sicuri, riconoscendo gli altri allo zoccolo duro dell'elettorato di tradizione, quindi all'apparato di partito. Si parla tanto di voto degli indecisi, di astensionismo (e le ultime elezioni lo hanno ampiamente evidenziato) ma, almeno stando alle previsioni delle liste preannunciate dalla stampa, i partiti sembrano non sentire il bisogno di rinnovarsi, nemmeno per una piccola quota delle loro disponibilità? Io penso che un partito attestato su percentuali di elettori a due cifre potrebbe anche permettersi di trascurare l'approccio con il mondo esterno ma non altrettanto i partiti minori che, rischiando un po', hanno un'occasione, tutta da sfruttare, di poter aumentare il loro consenso elettorale non con spot o manifesti elettorali ma uscendo dal proprio guscio ed aprendosi alle forze che contano nella società civile, di cui dimostrerebbero di essere parte integrante ed effettiva.””

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