sabato 21 agosto 2010

"I Don Abbondio di Oria" a cura di Giuseppe Vitale. (a proposito della -federicomania-)

Il mio post di ieri, L’invisibile Oria, ha avuto due importanti spazi su Il Controvento e su un altro sito web oritano, segno che le questioni da me sollevate non sono mie questioni ma aspetti che coinvolgono il senso dell’appartenenza alla cittadina. Infatti nella conclusione di ieri parlavo di sviluppare una visione della città, visto il generale e diffuso buio nel quale si cammina a tentoni. Né l’amministrazione comunale, né enti e associazioni della cittadina si pronunciano su un possibile percorso di maturazione socio-culturale della nostra comunità. E’ come se il paese si fosse adagiato sui suoi colli in balìa di un destino che non solo non conosce, ma che non prova nemmeno a incontrare. Intendiamoci, Oria ha grandi individualità, sia nel suo passato sia nel presente. Pensiamo, ad esempio, all’eroe dimenticato Tommaso D’Oria, che capeggiò la rivolta contro Manfredi, figlio di Federico II di Svevia. Curioso che adesso Oria rievochi, con un corteo e un torneo, Federico II, che con Oria ha ben poco da condividere, e trascuri invece una sua storica vicenda che coinvolse non solo Tommaso ma l’intera cittadina. Una conferma, se vogliamo, della federicomania di oritani e pugliesi che sto tante volte denunciando in questi giorni. Eppure quando si tratta di fare squadra attorno ad un’idea, un progetto, un percorso manca lo spirito giusto, la condivisione, lo slancio per mettersi insieme ed arrivare ad una meta. Non mi si venga a citare il torneo di Oria e quindi i rioni e i gruppi di sbandieratori come esempio di spirito di gruppo perché è un grande equivoco, forse il più grande equivoco della nostra città. Basta citare un solo episodio per capire come stanno le cose. Nell’edizione del 1991 del torneo dei rioni rimase ucciso il diciassettenne Mario De Nuzzo da un colpo di pistola, partito non proprio in modo accidentale, dalla pistola di un vigile urbano. Ebbene non solo quell’edizione non fu sospesa ma i capitani dei rioni badarono solo a futili contestazioni. E nei 19 anni successivi, per giungere al 2010, mai, in nessuna occasione, è stato ricordato questo ragazzo la cui unica “colpa” fu quella di tentare di scavalcare il muro dello stadio per guardare il torneo. Solo pochi giorni fa Franco Arpa ha fatto una richiesta ufficiale per intitolare il palio del 2011 alla memoria di Mario a Pro Loco e famiglia (che ha accettato). La Pro Loco non si è ancora pronunciata.

Ieri parlavo di un’Oria invisibile che non è quella delle sette o delle settanta meraviglie (che in paese sono presenti) ma è quella che dà una risposta alla domanda di ognuno, per citare ancora l’Italo Calvino delle città invisibili. Eppure i nostalgici del glorioso passato continuano ad esaltarne le vestigia citando ancora una volta i personaggi illustri. Leggete cosa ha scritto nel maggio di quest’anno uno di questi nostalgici, Pino Malva:
"Ovunque corre lo sguardo, ti si aprirà il libro della storia e potrai scorgere l’intrepido Idomeneo, il prode Arta, il cartaginese Annibale con la sua Uriana, Teodosio vescovo e l’Anziano di Gaza, il duca Gaiterisio ed il rabbino Amittai, Shabbatai medico ebreo e i fratelli arabi, medici e martiri, l’assassinato vescovo Andrea e l’ostinato Godino, l’indomito Guiscardo e il gran conte Ruggero, Federico stupore del mondo e l’intrepido oritano Tommaso, il Borromeo santo e il Bonifacio perseguitato, fino alla rapace aquila genovese che mai più volò alta sul turrito Castello di Oria."
E’ evidente che lui e gli esaltatori dei personaggi illustri, come la locale sezione di storia patria, usano le loro conoscenze come una clava, come faceva don Abbondio con il suo latinorum per confondere l’analfabeta Renzo ne I Promessi Sposi. Non sono mai domi di usare Federico II ignari forse del fatto che il suo falso mito è iniziato con il nazismo prima e con il fascismo dopo. E che dire di quel Carlo Borromeo che in realtà vendette il feudo di Oria e lo abbandonò al suo destino? E infine come dimenticare che Gianbernardino Bonifacio fu costretto a lasciare Oria a causa delle malelingue, della cattiveria e dell’invidia degli oritani? Caro professor Malva e cari professori tutti non me ne vogliate ma vi invito a cantare con Francesco De Gregori La Storia:
"E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare…"
Scusate ma io qui non solo non mi sento a casa ma mi sento soffocare dai tanti don Abbondio che abbondano appunto, attorno ai privilegi vescovili e munipalistici, per secoli
unici sostegni dell’economia locale. Proprio non si vuole immaginare un’Oria che non c’è? Non direi, per fortuna occhi nuovi potrebbero gettare uno sguardo diverso, nuovo, sulla cittadina e su un suo possibile destino. Quali sono questi occhi? Per ora vi lascio con il dubbio. Ne parlerò domani o nei prossimi giorni. Ad ogni giorno il suo affanno.
(Giuseppe Vitale)
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