venerdì 22 ottobre 2010

ORIA - 8.11.2010: cerimonia di riapertura al pubblico del Castello di Oria. Lettera aperta ai proprietari Romanin-Caliandro.

Preg/mi coniugi Romanin-Caliandro,
ho saputo da un amico che la mattina del prossimo 8 novembre vi sarà, alla presenza di autorità civili e militari, la cerimonia ufficiale di riapertura al pubblico del Castello di Oria, del quale siete proprietari.
Non so se avrò la possibilità di essere presente quel giorno a tale importante evento. Importante per Voi, in quanto segna una tappa importante nei Vostri progetti futuri legati alla vostra attività imprenditoriale. Importante per noi oritani in quanto dopo oltre due anni il "nostro" vecchio maniero viene restituito alla città e quindi al territorio e, di conseguenza, ritorna ad essere visitabile. Come pure ritorna ad essere visitabile quell'antico gioiello della cripta dei Santi Crisante e Daria, il quale a mio parere è patrimonio dell'umanità e personalmente ritengo illegittimo l'atto di permuta datato 1933 con il quale l'allora podestà Rocco Greco privava la città della proprietà del castello, laddove non dava importanza alcuna a detto antico tempio.
Ciò premesso con la presente intendo formulare i migliori auguri a Voi proprietari affinché raggiungiate sempre positivi e rilevanti risultati imprenditoriali, che possano creare anche beneficio e benessere alla città di Oria ed ai suoi residenti.

Con la presente intendo inoltre rivolgere una preghiera a Voi proprietari (che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e quindi apprezzarne le doti umane ed, in particolare, il rispetto delle persone, il senso dell'amicizia e la sensibilità verso i beni culturali).

Vi chiedo, a nome anche di tanti altri miei concittadini, di valutare la possibilità di modificare la denominazione di quella "Sala Duca D'Este", intitolandola a qualche personaggio del passato legato al territorio ed alla città in particolare. E mentre scrivo il mio pensiero và a Tommaso D'Oria, un eroe forse dimenticato, il cui nome potrebbe (o dovrebbe?!?!) entrare di diritto nel castello di Oria. Per ricordare a noi tutti la sua figura trascrivo una mail che mi ha inviato un giovane laureato oritano nello scorso mese di luglio e che io ho pubblicato in questo mio blog.

[Ciao Franco,
a proposito del Castello, del nostro corteo storico, della nostra storia, di Federico II, ho scopiazzato qua e la qualche riga perchè mi piacerebbe parlare di un eroe vero, di una vicenda della nostra storia (quella vera!) che nessuno mai racconta, che nessuno mai ha scolpito del nostro animo di cittadini oritani. Spesso e volentieri tu hai illustrato sul tuo sito storie di personaggi oritani che hanno fatto qualcosa di importante nella loro vita e magari sono passati alla storia (Francesco Milizia, Camillo Monaco...).
Io vorrei parlare di Tommaso D'Oria e possibilmente saperne tramite il tuo blog, letto molto spesso anche da gente molto acculturata soprattutto in fatti di storia locale.
Grazie. (A.C.)
Tommaso D’Oria: un eroe forse dimenticato.
Alla morte di Federico II nel 1250, Corrado succede al trono padre, ereditando il principato di Taranto con altri quattro contadi, tra cui Oria. Morto pochi anni dopo anche Corrado, Manfredi cercò di imporsi a tutto il Regno, ma ebbe a vincere col suo valore, la resistenza dei Baroni ribelli e di altre città incoraggiate dalla scomunica di Papa Alessandro IV, che anche con le armi si preparava a combattere Manfredi. In quell’occasione, Brindisi, Oria, Mesagne e Lecce costituirono una lega Guelfa contro lo scomunicato Manfredi. Facendo riferimento alle cronache dello Jamsilla, troviamo che al momento dell’elezione di Papa Alessandro IV quasi tutta la Puglia era sottoposta a Manfredi, tranne però alcune città della Terra D’Otranto capitanate da Brindisi. Quest’ultima venne assediata per mare e per terra, Mesagne venne distrutta, mentre Lecce si arrende prima ancora di essere accerchiata. Solo la forte Oria resiste ad un soffocante assedio per quasi due anni, capitanata da Tommaso D’Oria. La descrizione dello Jamsilla pone in evidenza una prima possente e alta cerchia muraria, per superare la quale i soldati di Manfredi scavarono dei cunicoli, ma dopo aver battuto così una parte delle difese, si trovarono di fronte una nuovo maestoso muro costruito dagli Oritani. Per superare il secondo ostacolo gli assedianti costruirono una macchina più alta delle mura, una enorme torre di legno che in pochi attimi fu distrutta dagli oritani con frecce infuocate. Tommaso D’Oria organizzò la città e le sue difese in maniera pregevole tanto da resistere a lungo e non cadere mai, proteggendo la propria popolazione e sostenendo il proprio esercito senza poter uscire dalle proprie mura. Soltanto dopo la resa di Brindisi, Oria dovette arrendersi e l’eroico Tommaso D’Oria fu catturato e impiccato ad una delle torri del castello come atto dimostrativo contro eventuali focolai ribelli. Questa è la pagina più eroica della nostra storia, questo il sacrificio di un grande comandante e di una cittadina stretta e fiera intorno al suo Castello a difesa della propria libertà. Fonti: Castelli medievali: Puglia e Basilicata, dai Normanni a Federico II e Carlo, Raffaele Licinio, 1994 ed. Dedalo. Il Castello di Oria e il suo Restauro, Carlo Ceschi. Terra D’Otranto dagli Svevi agli Angioini e l’assedio di Gallipoli, Pier Fausto Palumbo. Le fonti sono disponibili su internet.]

Confidando in un positivo riscontro della presente, saluto cordialmente.
Franco Arpa
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