sabato 23 ottobre 2010

La storia di Augusto Monaco, ingegnere meccanico dotato di straordinaria intelligenza (nipote del patriota Camillo Monaco). A cura di Salv. Filotico

Augusto Camillo Pietro Monaco nacque a Buenos Aires il 15/3/1903 da Ottavio Monaco e Maria Crespellani. Ottavio Monaco era il penultimo dei nove figli (nato ad Oria il 4-10-1871) del patriota Camillo Monaco, uno dei protagonisti dell’unità d’Italia) e di Nicolina Leanza (figlia del famoso Luigi Leanza, ufficiale Napoleonico e protagonista dei moti del 1848 a Napoli) .
Ottavio Monaco si era trasferito in Argentina assieme ai fratelli Alfieri e Garibaldi. Garibaldi era medico e fu l’inventore delle pinze per l’estrazione delle tonsille ed autore di pubblicazioni scientifiche. A lui, sino agli anni cinquanta fu dedicata una piazza di Buenos Aires (non sappiamo se esiste ancora). Alfieri ed Ottavio misero su una piccola fabbrica ed una azienda agricola che, a causa di investimenti sbagliati da parte di Alfieri e della crisi che investì il sud America negli anni 20 andò male. Laureatosi in ingegneria a Buenos Aires Augusto tornò in Italia verso la fine degli anni 20 e si stabilì a Torino, dove iniziò a mettere a punto i suoi progetti di meccanica e chimica industriale (nei quali settori si era specializzato). Amava scherzare sulla sua passione per la meccanica in quanto sosteneva che in una famiglia di medici ed avvocati lui era l’unico “vile meccanico” per questo preso, quasi, in giro dai parenti. A Torino conobbe la moglie Janine de Danilou (detta Kika) di origini polacche ma naturalizzata francese: donna straordinariamente bella e piena di carisma che parlava correntemente cinque lingue e faceva l’interprete. Augusto sosteneva di aver dovuto, per conquistarla sostenere un duello con un nobiluomo torinese. Si sposarono a Torino nel 1947.
Di carattere libero ed indipendente, un pò anarchico Augusto volle sempre lavorare per conto proprio e non accettò di mettere il suo immenso talento e la sua creatività al servizio di un padrone. E’ famoso, in famiglia, l’episodio del secondo anteguerra quando presentò alla Fiat il prototipo della Trossi-Monaco, il senatore Agnelli gli propose di entrare a lavorare in Fiat; Augusto gli rispose chiedendogli se avrebbe dovuto timbrare il cartellino e quando il senatore gli rispose che anche lui stesso era tenuto a farlo ribattè “senatore restiamo amici ma preferisco lavorare per conto mio“. Il senatore dopo un pò gli mise lo stesso a disposizione un capannone ed i macchinari per mettere a punto il suo progetto ma un pò per i costi enormi, un pò perché si era alla vigilia dell’entrata in guerra alla fine non se ne fece nulla.
Nel dopoguerra Augusto lavorò a tanti progetti e realizzò molti brevetti tra cui, in società con altri quello dei diamanti sintetici (poi venduti dai soci ad una impresa svizzera).
Verso la fine degli anni 60 Augusto e Kika si traferirono a Livorno (nel trasloco come egli stesso racconta nella lettera inviatami, andarono persi disegni e progetti e documenti della sua attività lavorativa).
A Livorno si mise a lavorare come rappresentante di prodotti oleodinamici (mettendo a frutto la sua esperienza e passione per la chimica industriale). Smise di lavorare poco prima della morte dell’amata moglie.
A Livorno morì il 4/11/1997 a quasi 95 anni. Le sue spoglie riposano nel cimitero dell’Ardenza. A Livorno vive ancora una cugina, Clementina Bibbi, nipote della sorella più piccola di Ottavio Monaco, Italia, che aveva sposato un diplomatico: Max Gallian da cui non ebbe figli e che aveva adottato una bambina giapponese, Amira (per la quale lo zio Garibaldi compose una musica che custodisco tra le carte di casa). Amira era la nonna di Clementina Bibbi.
Augusto non ebbe figli e neppure sua sorella Elsa ne ebbe dal matrimonio con Pietro Lanzoni.
Ho avuto la fortuna di conoscere bene Augusto Monaco (mia nonna Beatrice Contento era figlia di Clelia sorella maggiore di Ottavio Monaco) e di incontrarlo più volte sin dal mio viaggio di nozze nel 1975 e sino a pochi mesi prima della morte. Era un uomo di una intelligenza straordinaria, sempre aggiornato su tutto e sempre attento a ciò che accadeva nel mondo, soprattutto ai mutamenti tecnologici. Ricordo quando a 92 anni voleva comprarsi uno scooter perché gli piacevano per la maneggevolezza nel traffico e per la linea moderna. Oppure quando mi telefonò, preoccupato, perché a 92 anni doveva rinnovare la patente ed avrebbe dovuto, per la prima volta portare gli occhiali.
Era dotato di un senso dell’ironia e di una creatività straordinaria amava la buona tavola (anche se mangiava poco) e stare in compagnia dei giovani con i quali s’intratteneva in lunghe ed appassionate chiacchierate.
Oria 22 ottobre 2010
Salvatore Filotico


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