lunedì 24 agosto 2009

A proposito di San Barsanofio e della venerazione del suo avambraccio (reliquia).

Ho avuto modo di apprendere che con l’inizio del novenario in onore del Santo protettore della Città e Diocesi di Oria, San Barsanofio, il parroco della basilica Cattedrale Mons. Barsanofio Vecchio, ha vietato la venerazione della Reliquia del Braccio: un avambraccio benedicente con osso ulnare, che per la chiesa è Reliquia Insigne.
Sconosco i motivi di detta decisione.

Quindi quest'anno nella processione di fine agosto non vedremo più il vescovo in Piazza Manfredi benedire il popolo con l'avambraccio del Santo Protettore. Egli stesso dopo aver impartito la benedizione baciava la reliquia.
Non mi permetterei mai di paragonare Monsignor Vecchio a Martin Lutero, ma da una ricerca effettuata su internet scopro che:

(Il Riformatore Martin Lutero definì il culto delle reliquie, negli articoli detti di Smalcalda (1537), una cosa “senza fondamento nella Parola di Dio, non comandata, né consigliata”.)

Il Concilio di Trento poi ordinò la venerazione dei cadaveri dei martiri e, inoltre, condannò coloro che non credevano alle reliquie:
"I fedeli devono venerare i corpi dei Martiri e degli altri Santi, che vivono con Cristo. Essi furono suoi membri vivi e tempio dello Spirito Santo e risusciteranno per la vita eterna e per la gloria. Dio accorda per mezzo loro molti benefici agli uomini e perciò quelli che dicono che le reliquie dei Santi non meritano di essere venerate e sono inutilmente onorate dai fedeli, che si visitano invano le memorie e i monumenti dei Santi per ottenere il loro aiuto, sono assolutamente meritevoli di condanna e, come già da molto tempo, la Chiesa li ha condannati (Concilio di Nicea II, c. VII), di nuovo li condanna" (Concilio di Trento, Sess. XXV).
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IL CULTO DELLE RELIQUIE NELLA CHIESA CATTOLICA

"Oltre che della Liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la « via crucis », le danze religiose, il rosario, le medaglie, ecc. Queste espressioni sono un prolungamento della vita liturgica della Chiesa, ma non la sostituiscono: « Bisogna che tali esercizi, tenuto conto dei tempi liturgici, siano ordinati in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, derivino in qualche modo da essa, e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano ». È necessario un discernimento pastorale per sostenere e favorire la religiosità popolare e, all'occorrenza, per purificare e rettificare il senso religioso che sta alla base di tali devozioni e per far progredire nella conoscenza del Mistero di Cristo. Il loro esercizio è sottomesso alla cura e al giudizio dei vescovi e alle norme generali della Chiesa".
(dal Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 1674 — 1675 — 1676)
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"La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare".

(Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium n° 111)
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