martedì 4 agosto 2009

ORITANI NEL MONDO .......DI SUCCESSO.

Chi mi sa dire qualcosa di questo signore (Turi Altavilla, originario di Oria)?
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Qui di seguito l'intervista integrale di cui alla rivista sopra riportata, gentilmente inviatami dall'intervistatore, giornalista Daniele Bolelli (nella foto qui a sinistra).
Continuiamo oggi una conversazione cominciata quasi un anno fa con uno fra i personaggi che ha fatto di piu’ per promuovere lo sport delle arti marziali miste in America, Turi Altavilla, l’ex-vice-presidente della Produzione e del Marketing per l’ufficio americano di Pride FC, e membro dello staff di Pro Elite (la compagnia che gestiva eventi quali Cage Rage, Elite XC, etc.). Laureatosi alla prestigiosissima UCLA, Altavilla (di chiare origini italiane) metteva a frutto la sua passione per le arti marziali miste cominciando a lavorare per l’organizzazione americana King of the Cage. Poco tempo dopo, Altavilla otteneva l’onore di diventare il primo americano ad essere assunto da Pride FC per il loro ufficio losangelino. Dopo un’altra esperienza con Pro Elite, Altavilla si e’ seduto con noi per chiacchierare del futuro delle arti marziali miste. Eccovi l’intervista che Altavilla ci ha gentilmente concesso. Daniele Bolelli (DB): Come indica il cognome, le sue origini sono chiaramente italiane. E’ nato in Italia o negli Stati Uniti? Ci potrebbe raccontare della sua famiglia? Turi Altavilla (TA): Originariamente mio padre proviene da Brindisi. E’ immigrato negli Stati Uniti (a Los Angeles) negli anni sessanta. Aveva gia’ vissuto in Svizzera e in Canada, ma si innamoro’ di Los Angeles. Mi ha raccontato che gli ricordava il clima con cui era cresciuto. Mia madre invece e’ nata in Messico. Ha incontrato mio padre a Los Angeles, che e’ la citta’ dove siamo nati sia io che mia sorella. Ho molti parenti a Brindisi. Vado a visitarli ogni tanto con mia sorella, e loro vengono qui da noi a Los Angeles. Vado molto fiero delle mie origini e della mia famiglia. DB: Dopo la caduta di Pride, Ultimate Fighting Championship (UFC) ha ereditato il ruolo di organizzazione piu’ prestigiosa nel mondo delle arti marziali miste. Cosa pensa dello stato attuale dello sport? Pensa che organizzazioni come Affliction possano diventare degne rivali di UFC? E che cosa ci dice delle principali organizzazioni giapponesi quali Dream e Sengoku? TA: Non penso che sia una buona idea per una qualunque organizzazione di cercare di fare la corsa su UFC. Sono davvero bravi, hanno un ottimo staff e partono con un notevole vantaggio di esperienza sulla concorrenza. Per il momento, il massimo a cui una nuova organizzazione possa aspirare e’ il secondo posto. Devono preoccuparsi di mettere su buoni eventi piu’ che di attaccare UFC. E’ molto probabile che Strikeforce, con i contratti televisivi che hanno ottenuto con CBS e con Showtime (NDR: due grosse reti televisive americane), possa diventare la seconda organizzazione al mondo. Scott Coker e’ uno fra i migliori promoters d’America. Per quanto riguarda il Giappone, il mercato delle arti marziali miste si e’ ridotto di molto rispetto a qualche anno fa, ma fa parte di un ciclo. Penso che appena un combattente emergera’ in grado di catturare l’immaginazione collettiva, il pubblico nipponico tornera’ a riempire gli stadi. DB: Questo sport e’ cambiato molto negli ultimi anni. Quali sono le sue previsioni per il futuro delle arti marziali miste? TA: Penso che lo sport continuera’ ad espandersi nei prossimi anni. Diventera’ sempre piu’ un fenomeno di dominio pubblico. Negli ultimi anni, la popolarita’ delle arti marziali miste e’ cresciuta tantissimo, ma non e’ ancora al livello del baseball o del football. Ci arrivera’ pero’. Le personalita’ dei combattenti sono troppo interessanti e ci sono talmente tanti modi per vincere o perdere un incontro che inevitabilmente sempre piu’ gente restera’ affascinata da questo sport. La stessa cosa accadra’ all’estero, ma ci vorra’ piu’ tempo. Al momento, l’America e’ la culla delle arti marziali miste. DB: Da quando ha fatto il suo debutto per UFC, Nogueira non sembra più lo stesso combattente di un tempo. Pensa che tutte le battaglie che ha combattuto nella sua carriera comincino a farsi sentire? Pensa che abbia ancora un futuro tra i pesi massimi o la sua carriera è finita? TA: Nogueira ha 32 anni e penso che abbia davanti a sè ancora qualche buon anno come combattente, ma e’ senza dubbio il più vecchio trentaduenne che si sia mai visto! Le sue battaglie con Bob Sapp, Fedor, Crocop e Tim Sylvia sono pura leggenda, ma chiaramente hanno lasciato il segno. Se Nogueira fosse in una categoria di peso inferiore, la sua carriera sarebbe già finita, ma i pesi massimi tendono a durare di piu’. DB: Per un breve periodo, l’organizzazione Elite XC era diventata davvero popolare. Che cos’è successo? A che cosa è stato dovuto il crollo dell’organizzazione? TA: Elite XC era piena di buone intenzioni, ma problemi gerarchici all’interno della compagnia e il tentativo di crescere troppo e troppo in fretta hanno rovinato tutto. DB: Quali sono i suoi piani per il futuro? TA: Sono in discussioni con parecchie organizzazioni al momento, ma non ho fretta. Voglio essere sicuro di trovare la posizione giusta e finire a lavorare per un’organizzazione che abbia le finanzie necessarie e propietari capaci. Un altro progetto a cui sono interessato al momento è cercare di organizzare una lega amatoriale per i combattenti giovani e alle prime armi. Mi sempre piaciuto lavorare con gli atleti all’inizio della carriera. DB: Parlando con parecchi addetti ai lavori e appassionati di arti marziali miste, ho la sensazione che siano in parecchi ad avere perso l’entusiasmo iniziale. Forse è la popolarità dello sport che sta avendo uno strano effetto sulle persone che erano abituate ai vecchi tempi—come genitori che abbiano difficoltà a vedere i figli crescere. Forse ci sono troppi eventi rispetto al passato. Ha avuto anche lei questa sensazione o no? TA: Sì e no. Ai vecchi tempi, c’erano molti combattenti con ricche personalità in grado di magnettizzare l’attenzione popolare. Oggi, invece, molti combattenti sono ottimi atleti ma non hanno il carattere per diventare leggende. Però, la qualità tecnica si è alzata di parecchio e quindi in questo senso lo sport è migliorato. DB: Dopo la sua prima sconfitta durante l’evento finale di Elite XC, la popolarità di Kimbo Slice è crollata. Pensa che Kimbo abbia ancora un futuro nelle arti marziali miste? TA: Penso di sì. Piace ancora a molta gente vederlo combattere. In parecchi sono curiosi di sapere quale sara’ la sua prossima mossa. Catturare l’immaginazione collettiva è un dono raro, e Kimbo ha questa abilità. Deve allenarsi di più, e migliorare tecnicamente, ma non ha perso la capacità di affascinare il pubblico. Scott Coker di Strikeforce ha ancora Kimbo sotto contratto. Dice che ha intenzione di aiutare Kimbo a sviluppare la sua carriera. Probabilmente, cercherà di farlo combattere in eventi minori, e di toglierli un po’ di pressione fino a che non sara’ pronto per eventi di più alto calibro. DB: Lei è molto conosciuto per il suo lavoro dietro le quinte per alcune fra le organizzazioni più importanti al mondo. Qual’è invece la sua esperienza personale nella pratica marziale? TA: Pratico Brazilian Jiujitsu da qualche anno. E’ la prima e unica arte in cui mi sia allenato. Mi ci sono imbattuto per caso. Stavo filmando un video all’interno di una palestra di jiujitsu e il maestro mi invito’ ad allenarmi con loro. Mi ricordo che quasi vomitati durante la prima classe! Era davvero un allenamento duro e rigoroso. Ero anche parecchio nervoso perchè il jiujitsu era diverso da qualunque cosa avessi mai sperimentato prima—un terreno completamente sconosciuto. Il brazilian jiujitsu divenne per me un puzzle e lo continua ad essere anche oggi. Imparo una tecnica. La pratico in maniera maniacale e poi cerco di imparare tutte le varianti possibili. Quando i miei compagni di allenamenti imparano una contromossa, a quel punto devo rimettermi in gioco ed impararne una nuova. E il gioco continua così all’infinito. DB: Dopo anni in cui si è sempre detto contrario alle arti marziali miste per donne, il boss di UFC, Dana White, ha cambiato idea e adesso parla apertamente della sua intenzione di mettere sotto contratto combattenti come Gina Carano. Questo cambiamento radicale è chiaramente il risultato del lavoro visionario fatto da Elite XC che ha fatto conoscere Carano e altre combattenti donne al pubblico televisivo. La rende fiero l’impatto che avete avuto sulla scena marziale in questo senso? Cosa ne pensa del futuro delle arti marziali miste al femminile? TA: Non penso di potermi prendere il merito per la crescita della arti marziali miste femminili. Quando lavoravo con Pride, avevamo deciso di non includere le donne. Dopo che ho cominciato a lavorare per Pro Elite, ho incontrato Gina e l’ho vista combattere, ho cambiato idea. E penso che la stessa cosa sia accaduta a parecchia altra gente. Gina ha aperto la porta permettendo al pubblico di prestare attenzione e accettare le donne come combattenti. Per Pro Elite è stata una buona mossa includere le donne perchè ci ha immediatamente reso diversi da UFC. La porta per le arti marziali miste femminili è spalancata adesso e non credo che si chiuderà. Diventerà normale avere uno o due incontri femminili ad ogni evento—cosa che sarebbe stata impensabile già solo qualche anno fa. DB: Grazie per le sue risposte. E’ sempre un piacere discutere di questo sport con lei. TA: Di niente.
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