domenica 30 marzo 2008

« Ma tu o Messapo domatore di cavalli...che nessuno né col ferro né col fuoco può abbattere... »

Le prime tre foto sono tratte dal sito dei Leoni di Messapia.
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Supponiamo di trovarci nello Yucatan... Poniamo di essere avventurosi archeologi stile Indiana Jones (versione cinematografica romanzata di eccentrici personaggi tipo Hiram Bingham o Heinrich Schliemann)... Ora lasciamo perdere tutto ciò.. tuffiamoci invece nel Sud Est d'Italia, nel tacco orientale, pendici estreme dell'Altopiano Murgiano, confine ultimo di ciò che gli antichi chiamavano Soglia Messapica, la Puglia Iapigia... Oltre di essa e giù fino a Leuca, ecco il Salento... la terra dei Messapi. Popolo orgoglioso e che conosceva molto bene l'arte della guerra:
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« Si racconta infatti che Minosse, giunto in Sicania (oggi detta Sicilia) alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta. Tempo dopo i Cretesi, indotti da un dio, tutti tranne quelli di Policne e di Preso, arrivarono in Sicania con una grande flotta e strinsero d'assedio per cinque anni la città di Camico (ai tempi miei abitata dagli Agrigentini). Infine, non potendo né conquistarla né rimanere lì, oppressi com'erano dalla carestia, abbandonarono l'impresa e se ne andarono. Quando durante la navigazione giunsero sulle coste della Iapigia, una violenta tempesta li spinse contro terra: le imbarcazioni si fracassarono e giacché non vedevano più modo di fare ritorno a Creta, fondarono sul posto una città, Iria, e vi si stabilirono cambiando nome e costumi: da Cretesi divennero Iapigi Messapi e da isolani continentali. Muovendo da Iria fondarono altre città, quelle che molto più tardi i Tarantini tentarono di distruggere le stesse, subendo una tale sconfitta da causare in quella circostanza la più clamorosa strage di Greci a nostra conoscenza, di Tarantini appunto e di Reggini. I cittadini di Reggio, venuti ad aiutare i Tarantini perché costretti da Micito figlio di Chero, morirono in tremila; i Tarantini caduti, poi, non si contarono neppure. Micito, che apparteneva alla casa di Anassilao era stato lasciato come governatore di Reggio ed è lo stesso che, scacciato da Reggio e stabilitosi a Tegea in Arcadia, consacrò a Olimpia numerose statue »(Erodoto (VII, 170))
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Si racconta, dunque, che da Oria (nell'attuale provincia di Brindisi) essi mossero i primi passi e che giunsero a fondare, secondo una tradizione orale (di cui mancano tuttavia prove definitive), una Dodecapoli Messapica. Dodici città-stato autonome che riconoscevano come capitale politico-amministrativa della federazione Oria, e come capitale militare Ceglie Messapica per la sua posizione strategica contro la nemica Taranto. Già, Ceglie o Kailia, come la chiamavano loro. I cegliesi hanno tuttora molto di quei Messapi: carattere testardo, combattivo, difficilmente assoggettabile al volere altrui. Peccato abbiano anche qualche difetto. Tra questi, io ritengo, il peggiore è la memoria corta.. anzi, cortissima... Può un paese di 20.678 anime (31-12-2006 ISTAT) dimenticarsi delle sue radici? E si badi, non radici medievali o moderne, ma radici classiche, arcaiche, legate ad una storia più vecchia di Roma e di cui il suo territorio serba meravigliose tracce. Ricordo che in Grecia da quattro mura (=pietrame ammassato) si sono ricostruite mitiche città (talora fantasticando, talaltra fonti e documentazione alla mano). E da noi, invece? Il nulla... Tombaroli, storici locali, amministrazioni comunali compiacenti e tanta (tantissima) ignavia dei cegliesi hanno consentito al tempo di cancellare buona parte di quella straordinaria memoria storica che è propria della nostra Terra. Ne volete qualche prova? Bene, cominciamo.. (continua==>>) Fonte: ww.memoriediviandanti.splinder.com - ww.cegliemessapica.splinder.com
MEDITIAMO GENTE.... MEDITIAMO !!! Questo bell'articolo è stato confezionato per la realtà cegliese.... ma come potete notare calza benissimo a pennello anche per la nostra Oria.
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