venerdì 9 maggio 2008

A PROPOSITO DI NECROPOLI MESSAPICA....ARCHEOLOGIA.....

Cari amici,
premetto che constatare una sensibilità così diffusa, almeno all'interno di questo blog, riguardo al patrimonio storico di Oria mi rincuora. Tuttavia, mi permetto di invitare un po' tutti a non drammatizzare eccessivamente l'episodio della necropoli.

Sarebbe bellissimo poter tutelare e rendere fruibili tutte le evidenze archeologiche della nostra città ma, posto che ciò non è possibile per ovvi motivi, ritengo che in un'ipotetica scala gerarchica, quella necropoli non occupi un posto di primo piano, mi dispiace, anche se mi fa piacere che stesse a cuore a tanti di voi. Vi assicuro che il funzionario che ha autorizzato quei lavori, Grazia Maruggi, è stata colei che fino a pochi anni fa ha preservato Oria da ben più gravi sfaceli. Ed è la stessa persona che ha fatto istituire il centro di documentazione messapica, ossia quel piccolo museo oggi infelicemente collocato a Palazzo Martini.

La stessa che ha promosso la sistemazione degli scavi sotto piazza Cattedrale rendendoli visitabili (e di cui oggi, per disinteresse di noi oritani nessuno si ricorda più). Credo che le emergenze siano altre, perdonatemi. Penso all'urgente sistemazione della ben più importante area di Monte Papalucio, che spero conosciate, che rischia un lento e progressivo degrado. E che dire (notizia taciuta da tutti) della vendita all'asta dei terreni di proprietà Proto (compresa tra via Torneo dei Rioni e via Francavilla) in cui personalmente ho avuto la fortuna, insieme alla stessa Maruggi, 15 anni fa, di scavare un'altra necropoli ma, soprattutto un importantissimo lacus artificiale messapico (riserva d'acqua) con assi stradali, etc.? Oggi quest'area, colpevolmente non acquistata dal Comune, rischia, nonostante un vincolo (posto dalla Maruggi) una devastante lottizzazione. La necropoli di cui parlate è stata ampiamente documentata e acquisita al patrimonio di conoscenze topografico-storiche di Oria. La tutela è fatta anche di piccoli compromessi, si cede laddove il danno è minore e si è irremovibili quando si tratta di preservare documenti ben più significativi.

Diversamente la ricerca archeologica verrebbe vissuta dalle comunità esclusivamente come veicolo di divieti e freno allo sviluppo. Deve essere esattamente il contrario: una risorsa per tutti. E noi archeologi, prima o poi saremmo impiccati al pennone più alto... Con stima.
Rino D'Andria
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