lunedì 12 maggio 2008

NESSUNO E' PROFETA IN PATRIA: A PUTIGNANO ONORI PER IL CUOCO ORITANO DEL '700 Vincenzo CORRADO

CULTURA | Putignano (BA), 16 Maggio 2008

Una mostra ispirata ai Dessert di Vincenzo Corrado, grande cuoco del '700

Per la prima volta, la meravigliosa struttura del Palazzo Romanazzi Carducci riapre al pubblico in occasione della mostra "Fate onore a Primavera" dedicata al 'Dessert per il mese di Maggio'. Ispirato alle opere di cucina aristocratica di Vincenzo Corrado (nella foto in un ritratto del '700), grande cuoco pugliese del '700 alla corte del Regno di Napoli, questo evento vede la magnifica sede museale come luogo ideale per la scenografica imbandigione descritta nel “Trattato VIII. Idea di disporre dodici dessert e variarli per tutti i mesi dell’anno”. Una riproposizione della tavola corradiana voluta e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Putignano, nell’ambito delle attività del PIT5 Valle d’Itria per la promozione e internazionalizzazione delle imprese. Progetto e coordinamento artistico di Emanuela Angiuli.

La progettazione di eventi culturali nei territori del PIT 5 Valle d'Itria – caratterizzati dagli ambiti produttivi del dell’agroalimentare e del tessileabbigliamento – ha rilevato come peculiarità essenziali di questi luoghi la presenza del Barocco settecentesco e la letteratura della gastronomia aristocratica della stessa epoca.
Partendo dalla definizione del territorio come teatro di rappresentazione di segni prodotti dalla storia economica,
sociale ed artistica, è scaturita la necessità di ricomporre uno scenario in cui il genius loci, l’anima vera e profonda di un territorio, diventa il riferimento e nello stesso tempo l’oggetto sacro in cui riconoscere una forte carica simbolica e spettacolare. La metafora di paesaggio come teatro, così cara ad Eugenio Turri, ci aiuta a identificare il paesaggio come spazio culturale, frutto cioè di riferimenti, di significati, di denominazioni, di oggetti umani, proponendosi come palcoscenico nel quale gli individui e le società recitano le proprie storie. Se il paesaggio dunque si presenta come riflesso di un’organizzazione dello spazio, di un modo originale degli oggetti sociali di ordinarsi e rivelarsi nel territorio, delle storie che tali ordini hanno prodotto, allora la sua rappresentazione (ricomposta attraverso linee architettoniche e modalità stilistiche ancora evidenti nel tessuto della città storica) può assumere la configurazione di palcoscenico in cui i singoli elementi avanzano nel ritmo musicale di una composizione sinfonica. Riprendendo i riferimenti alla letteratura gastronomica dell’aristocrazia settecentesca, si scoprono le opere di Vincenzo Corrado, pugliese di Oria, considerato il più grande “costruttore” di banchetti, cuoco e regista della convivialità del Settecento meridionale. L’apparecchio delle sue tavole, infatti, riprende gli stilemi dei giardini delle dimore aristocratiche, inserendo percorsi, viali, aiuole popolate di personaggi mitologici
particolarmente legati alla natura e alle stagioni. Il trionfo dell’eccesso, sia pure miniaturizzato, si propone agli occhi dello spettatore sotto forma di racconto magico, di teatralità di un gusto che cattura i sensi per rendere la degustazione dei cibi un’esperienza sensoriale capace di invadere l’anima e il corpo.

Vincenzo Corrado, nato ad Oria il 29 marzo 1738 da Domenico e da Maddalena Carbone, in un'umile famiglia, rimase orfano del padre, ed ancora adolescente fu portato a Napoli come paggio alla corte del Principe di Modena e Francavilla Fontana Michele Imperiali, gentiluomo di camera di S.M. il Re delle due Sicilie. Appena maggiorenne, il Corrado entrò a far parte della Congregazione dei Padri Celestini dove si specializzò negli studi di matematica, astronomia, filosofia, scienze naturali e arte culinaria. Vissuto fra il sette e l’ottocento, come capo dei Servizi di Bocca del suo principe, diventò il faro della cucina moderna nobile deliziando gli ospiti con opulenta ospitalità. Il Corrado è stato il primo autore napoletano di un manuale organico di gastronomia. Il suo trattato “il Cuoco Galante” comparso a Napoli nel 1773, non oppose pregiudiziali al lessico gastronomico francese a quei tempi dominante, ma nel complesso si mantenne fedele alla pratica tradizionale della cucina italiana, e in particolare napoletana, rivelando lo sforzo di voler integrare le cucine forestiere a quella locale, servendosi di una scrittura semplice, concisa ed esauriente. La materia del manuale è riportata in capitoli di una certa ampiezza, ciascuno dedicato ad un argomento (minestre, carni domestiche e selvatiche, pesci, uova, latticini, verdure, crostate, dolci, sapori, conserve) a sua volta suddiviso in brevi paragrafi nei quali si prescrivono i modi di cucinare le vivande. “Il cuoco galante” ebbe larga fortuna come testimoniano le numerose edizioni e ristampe giunte fino alla metà dell’ottocento. Di Vincenzo Corrado sono anche da ricordare altri libri come: “Del Cibo Pitagorico” e “Il Credenziere di buon gusto”, quest’ultimo pubblicato nel 1778 a Napoli e più volte ristampato con l’ampliamento di due “trattati storici” sulla cioccolata e il caffè (edizione 1820). Vincenzo Corrado morì a Napoli nel 1836. Esistono recenti edizioni di alcuni dei suoi libri di gastronomia.

Palazzo Romanazzi Carducci, Putignano
APERTO NEI GIORNI 17, 18, 24 e 25 maggio dalle ore 09,30 alle ore 12,30 e dalle ore 16,00 alle ore 19,30.
Info: 328.4548699
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Articolo tratto da ww.cannibali.it

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