Campo di calcetto al posto della necropoli, scatta un'indagine dei carabinieri. Tutto distrutto nell’area del seminario: acquisiti vari documenti.
ORIA - Il Ministero per i Beni e le attività culturali riapre il caso della necropoli messapica distrutta tra il 2002 e il 2005 per costruire un campo di calcetto nel cortile del palazzo dei missionari di San Vincenzo della Diocesi di Oria. I Carabinieri del Comando Tutela Beni culturali hanno acquisito diversi documenti dagli uffici comunali e dalle Soprintendenze ai Beni Archeologici e Architettonici di Taranto. La questione era già stata oggetto di due diverse inchieste - culminate con altrettante archiviazioni, nel 2006 e nel 2009 -, che oggi potrebbero essere contro-esaminate. L’obiettivo dichiarato è quello di fare chiarezza su quanto realmente accadde dieci anni fa: dall’avvio dei lavori in forza di una semplice denuncia d’inizio attività e non di un permesso a costruire fino ai carteggi delle e tra le autorità coinvolte, Diocesi, Soprintendenze e dirigenti comunali. La questione non è di poco conto, poiché la realizzazione dell’impianto sportivo ha comportato la distruzione definitiva, con annesso sbancamento di circa 500 metri cubi di roccia, di un parco archeologico di notevole interesse, così come in un primo momento fu definita la necropoli dalla dirigente della Soprintendenza ai Beni archeologici, Grazia Angela Maruggi, che nel 2002 chiese addirittura al Ministero finanziamenti per perfezionare gli scavi e procedere alla catalogazione dei reperti. La d/ssa Maruggi, però, a un certo punto dovette abbandonare l’incarico per motivi di salute, e dal quel momento in poi accadde davvero di tutto. La grotta in cui i messapi avrebbero celebrato funzioni religiose - con tanto di tunnel che collegava il piazzale dell’allora Seminario a piazza Giustino De Jacobis, poco più in là - fu occultata da un giorno all’altro. La Soprintendenza aveva disposto che quell’antro fosse reso fruibile, magari grazie all’apposizione di lastre in cristallo in corrispondenza dei due ingressi. La scoperta dello smantellamento avvenne quasi per caso, quando un cittadino - Franchino di Noya - notò delle crepe sulle pareti di casa della madre, che sorge proprio alle pendici del cortile dell’ex seminario, così protestò in Comune, prove fotografiche alla mano. I lavori, però, continuarono e la stessa Sovrintendenza assunse un atteggiamento interlocutorio: il dirigente ad interim Giuseppe Andreassi riferì (nel maggio 2005) di un placet verbale a suo tempo accordato da chi l’aveva preceduto, Maruggi. C’è da aggiungere che nel 2003 anche l’Ordine degli architetti di Brindisi, su impulso di Maurizio Delli Santi, che era ispettore onorario dei Beni Architettonici, chiese conto di quanto stava accadendo alla Soprintendenza ai Beni Architettonici di Taranto: il dirigente Augusto Ressa rispose che nessun parere era stato accordato. (ELISEO ZANZARELLI)
Nella foto pubblicata dalla Gazzetta e qui riportata è raffigurato un momento dell'inizio dello sbancamento della roccia che creò anche seri problemi al vicinato.
ORIA - Il Ministero per i Beni e le attività culturali riapre il caso della necropoli messapica distrutta tra il 2002 e il 2005 per costruire un campo di calcetto nel cortile del palazzo dei missionari di San Vincenzo della Diocesi di Oria. I Carabinieri del Comando Tutela Beni culturali hanno acquisito diversi documenti dagli uffici comunali e dalle Soprintendenze ai Beni Archeologici e Architettonici di Taranto. La questione era già stata oggetto di due diverse inchieste - culminate con altrettante archiviazioni, nel 2006 e nel 2009 -, che oggi potrebbero essere contro-esaminate. L’obiettivo dichiarato è quello di fare chiarezza su quanto realmente accadde dieci anni fa: dall’avvio dei lavori in forza di una semplice denuncia d’inizio attività e non di un permesso a costruire fino ai carteggi delle e tra le autorità coinvolte, Diocesi, Soprintendenze e dirigenti comunali. La questione non è di poco conto, poiché la realizzazione dell’impianto sportivo ha comportato la distruzione definitiva, con annesso sbancamento di circa 500 metri cubi di roccia, di un parco archeologico di notevole interesse, così come in un primo momento fu definita la necropoli dalla dirigente della Soprintendenza ai Beni archeologici, Grazia Angela Maruggi, che nel 2002 chiese addirittura al Ministero finanziamenti per perfezionare gli scavi e procedere alla catalogazione dei reperti. La d/ssa Maruggi, però, a un certo punto dovette abbandonare l’incarico per motivi di salute, e dal quel momento in poi accadde davvero di tutto. La grotta in cui i messapi avrebbero celebrato funzioni religiose - con tanto di tunnel che collegava il piazzale dell’allora Seminario a piazza Giustino De Jacobis, poco più in là - fu occultata da un giorno all’altro. La Soprintendenza aveva disposto che quell’antro fosse reso fruibile, magari grazie all’apposizione di lastre in cristallo in corrispondenza dei due ingressi. La scoperta dello smantellamento avvenne quasi per caso, quando un cittadino - Franchino di Noya - notò delle crepe sulle pareti di casa della madre, che sorge proprio alle pendici del cortile dell’ex seminario, così protestò in Comune, prove fotografiche alla mano. I lavori, però, continuarono e la stessa Sovrintendenza assunse un atteggiamento interlocutorio: il dirigente ad interim Giuseppe Andreassi riferì (nel maggio 2005) di un placet verbale a suo tempo accordato da chi l’aveva preceduto, Maruggi. C’è da aggiungere che nel 2003 anche l’Ordine degli architetti di Brindisi, su impulso di Maurizio Delli Santi, che era ispettore onorario dei Beni Architettonici, chiese conto di quanto stava accadendo alla Soprintendenza ai Beni Architettonici di Taranto: il dirigente Augusto Ressa rispose che nessun parere era stato accordato. (ELISEO ZANZARELLI)
Nella foto pubblicata dalla Gazzetta e qui riportata è raffigurato un momento dell'inizio dello sbancamento della roccia che creò anche seri problemi al vicinato.