domenica 9 gennaio 2011

Il castello di Oria. Giuseppe Romanin: "Alla sera ho quasi difficoltà a tornare nella mia casa a Brindisi, vorrei rimanere qui."

«Ci sono volute oltre 2200 giornate di lavoro di restauro, perché la struttura era veramente al collasso, ora però finalmente abbiamo realizzato questo che era davvero un sogno!».

A parlare è Giuseppe Romanin (nella foto insieme all'architetto Severino Orsan che ha curato il restauro), l'imprenditore veneto, sposato con una pugliese e venuto a fare affari al Sud con la Fael, ditta che produce porte blindate e la sala ricevimenti Borgo Ducale. «Il restauro è costato ben 5 milioni di euro e abbiamo fatto tutto senza alcun contributo di denaro pubblico. Vogliamo che il nuovo castello di Oria rispetti in pieno la tradizione, ciò che è stato e ciò che significa per la gente del posto. Di certo non diventerà una banale sala per ricevimenti, anche perché abbiamo a soli 30 chilometri di distanza una struttura che fa la stessa cosa, Borgo Ducale, sarebbe assurdo quindi farci concorrenza! Pensiamo più a convegni ed eventi culturali in generale che possano arricchire la comunità.

Per farlo abbiamo reso fruibile anche quella zona che prima era interdetta al pubblico perché residenza privata. Anche l'accatastamento è cambiato: da dimora privata ad attività economica. Cosa mi ha spinto in questa impresa? Beh, per essere un castello originale, 8 milioni di euro non sono poi così tanti, se pensiamo che ci sono ville in Sardegna che costano molto di più! Anche ristrutturarlo e rivenderlo poteva essere un'attività fruttuosa. Ma non è quello che intendiamo fare, perché è come se la storia che si respira qui ci sia entrata dentro... Alla sera ho quasi difficoltà a tornare nella mia casa a Brindisi, vorrei rimanere qui. Questo è un castello vero, non qualcosa che vi assomiglia. La passione mi ha spinto a fare questo passo, ora che il sogno si è avverato, io posso uscire di scena. Castel d'Oria è infatti un regalo che ho fatto a mia figlia Emanuela, sarà lei a gestirlo e ad occuparsene d'ora in poi». (Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia del 9 nov. 2010)
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