martedì 9 novembre 2010

CASTELLO DI ORIA. Cosa dire? Non è facile.... credetemi!

E' proprio vero: la storia è fatta di corsi e ricorsi.
Vi invito a leggere i seguenti passaggi da me stralciati da un vecchio documento datato 1936. In un prossimo post vi dirò di cosa si tratta.

[Dopo tante e sì burrascose vicende, il nostro più glorioso monumento segnò — di anno in anno — la sua fatale rovina: per l'edacità del tempo e l'incuria dei governanti si era ridotto un indisturbato rifugio di falchi, di gufi e di topi, e il visitatore fantasioso provava una delusione invincibile scorgendo solo rovine e squallore, dove aveva sognato di vedere dimore di Principi e di Feudatari.
Lo storico ******* scriveva: « La metà dell'edificio è tutta rottami: un lembo è piantato a rosai e a robinie; l'altro appena si regge, tanto da mostrare i molti anni che sono passati sulle sue cornici » (Castelli in Terra d'Otranto).
E ancora il ciclone del 1897 non lo aveva devastato con la sua furia infernale!]

[Scevro « da servo encomio » e per non cadere nel « codardo oltraggio » manzoniano, alla notizia della permuta tacitai ogni sentimento di orgoglio patrio, in attesa dei «tempi migliori » prognosticati dai « ben pensanti ». Son passati apppena due anni e già la reliquia più bella del nostro passato — destinata a sicura rovina — domina festosamente sulla cima più eccelsa della città, ormai risanata radicalmente dalle ferite dei secoli e dalle intemperie naturali e artificiali! Col benaugurato risanamento è scomparsa ogni formalità burocratica per poter visitare il Castello Svevo, che diverrà certamente lieta meta turistica per tutti gli studiosi e i curiosi.]

[Così l'illustre archeologo francese Emile Berteaux ci descrive la bella reliquia: « La cappella di Santa Daria, con le sue cupole disegnanti tre braccia della croce greca e inquadrate dentro cinque nicchie, riproduce — in tufo calcare e sopra un piano di sei metri di lunghezza — il magnifico ordine di S. Marco di Venezia » (L'art dans l'Italie meridionale).
Una descrizione più dettagliata ci offre il prof. De Giorgi, che cosi scrisse: « Un monumento abbandonato da Dio e dagli uomini è nell'interno del castello Svevo, sotto il piano della piazza d’armi. .......]

Premesso quanto sopra passo a dirvi che sono in molti a chiedermi in questi giorni perché non ho ancora scritto un rigo sull'evento al quale ho partecipato lunedì 8 c.m., presso il castello di Oria.
Credetemi: per uno come me che ama dire "pane al pane e vino al vino" non è facile in casi come questi esprimersi serenamente.
Ho seguito attentamente quasi tutto ciò che si è detto e scritto sulla questione castello oritano dall'inizio dell'estate 2007 ad oggi. Una certa idea me la sono fatta e vi confesso che in certi momenti sono stato fortemente combattuto se sposare o meno la tesi di coloro che erano contrari all'acquisto da parte della società Borgo Ducale, s.r.l., spaventati dal rischio che il monumentale castello potesse diventare un fenomeno commerciale.
Ho deciso di non schierarmi apertamente contro tale operazione, pur rimanendo attento, vigile, e un pò critico in questi due anni di restauro, in considerazione anche di alcune voci anonime (e molto probabilmente false e calunniose) circa irregolarità nell'esecuzione dei lavori.
Taluni (leggere QUI) hanno anche tentato di istigarmi, di aizzarmi affinché scrivessi qualcosa sul mio blog a mò di denuncia pubblica .... urlando: "Scempio.... allarme... scempio al castello". Finanche uno stimato, attempato e conosciuto professore del luogo per ben tre volte ha tentato delicatamente di mettermi certe cosette nell'orecchio.
Oggi posso dire di non essere pentito di essermi mantenuto neutrale in tutta la vicenda. Non posso non riconoscere altresì alla famiglia Romanin-Caliandro molte qualità e sono fiducioso che essi faranno di tutto per mantenere gli impegni finora assunti con la città di Oria. Il mio atteggiamento positivo nei loro confronti può facilmente rilevarsi dal lavoro che ho realizzato in occasione della conferenza stampa di ieri (un video e 140 scatti fotografici a beneficio dei lettori miei, di quelli de Il Controvento, de Il Quotidiano e del prossimo numero cartaceo de Il Controvento-DemoCity).
Ad ogni buon fine, senza volermi dilungare oltre condivido pienamente il contenuto della lettera aperta dell'amico Titti Filotico, dell'articolo dell'amico Eliseo Zanzarelli, nonché buona parte di quest'altro articolo apparso oggi su un giornale online.
Concludo invitandovi a riflettere su questa mia domanda: "Il Comune, qualora fosse riuscito ad acquistare il castello nel 2007, sarebbe riuscito a fare altrettanto? Abbiamo visto in che pietose condizioni versa l'area archeologica a ridosso del municipio? E Monte Papalucio? E le mura medievali .... infestate da erbacce.... nonostante un recente restauro? E la statua di Costantino in Piazza Cattedrale? E lo scempio delle chianche? E..... e.... chi più ne ha più ne metta!"
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