lunedì 10 dicembre 2012

COSE DEL PASSATO (non solo oritano): LU CUNSULU.

Per vari motivi in questi giorni mi sono più volte fermato a riflettere sull'evento morte, sia quella naturale che quella per eventi tragici di varia natura. Automaticamente la mente è tornata indietro nel tempo a quelle che erano le usanze di una volta legate a questo evento. Chi di voi ricorda li "chiangimuerti" ? Qualcuno di voi ricorda "lu cunsulu"?
Ho pensato di ripassare queste cose del passato pubblicando qualcosa scritto da altri e pescato nel web (non avendo stasera ...... in verità ..... molta voglia di scervellarmi nella composizione di un articolo di sana pianta).

[Li "chiangimuerti" o prefiche, quando qualcuno moriva, erano chiamate nella casa del defunto per piangerlo e sedevano di fronte alla bara e al fianco dei parenti. Generalmente si trattava di una coppia che era pagata per il servizio svolto e perciò, non raramente, malgrado dimostrassero tanto dolore per la perdita del caro estinto, il più delle volte lo conoscevano a malapena. La figura della prefica (lat. praefica = piangere davanti) può apparire, alla luce della cultura contemporanea, alquanto bizzarra e frutto dell’ignoranza mentre, guardandola storicamente, si trova la sua presenza già in età classica (V-IV sec. a.C.) quando queste donne, con i capelli sciolti cantando lamenti funebri e lodi al morto, procedevano, assieme ai portatori di fiaccola, avanti al feretro nei cortei. Anche nella Bibbia, nel Libro dei Re, si parla di canti funebri come quello di Geremia per la morte del re Gioisia, o nell’Iliade quando Omero parla dei singhiozzi di Briseide sull’ucciso Patroclo e per questo, sarebbe quanto mai errato parlare delle prefiche solo come elemento del folklore meridionale. Nel Salento le “chiangimorti” erano molto diffuse e in particolare nella Grecìa salentina quale testimonianza di quel mondo greco che tanto donò a questa Terra.] (Fonte QUI)

[LU CUNSULU: usanza davvero singolare: pranzo funebre per onorare il morto la sera stessa del decesso, gli amici i familiari intimissimi del defunto facevano pervenire alla famiglia in lutto (i colpiti dalla disgrazia non potevano cucinare per almeno 8 giorni) il cosiddetto cunsulu, (serviva per consolare i parenti vivi della perdita del loro caro e per rinfrancarli dalla lunga dieta) un pranzo con abbondanti bevande, a cui partecipavano tutti, anche i parenti giunti da lontano per partecipare al funerale. Vigeva anche la regola che chi riceveva lu cunsulu lo doveva restituire alla prima occasione. In una della stanze, si apparecchia la tavola con piatti e biancheria dell'offerente. Durante il pranzo si cerca di dimenticare il dolore e il cunsulu spesso diviene un allegro banchetto. In alcuni paesi della capitanata, dopo il pranzo, si esaltano le virtù del defunto senza cantilene e pianti, ma con esagerate lodi e talvolta commenti e anneddoti. Con tanto rimpianto.] (Fonte QUI)

[LU CUNSULU: ......amici più stretti, dai vicini di casa, i quali si preoccupavano di portare con molta discrezione ogni genere di conforto soprattutto latte, caffè d’orzo, biscotti ed altro ai parenti del defunto e l’indomani, dopo la sepoltura all’imbrunire, si portava il cosiddetto cunsulu. Si disponeva tutto in grandi cesti di vimini, usati esclusivamente per questo motivo, si portava di tutto dalla pastasciutta al brodo, dalla carne alle verdure crude, formaggio grattugiato, e frutta. Per sette giorni, infatti, nella famiglia colpita da un lutto non si poteva né si doveva cucinare, non si poteva spazzare la casa: era come scacciare l’anima del defunto che si aggirava ancora tra le pareti domestiche. I parenti non attendevano a nessun dovere familiare se non quello di stare seduti ad attendere le persone che andavano allu visitu. Si osservava un lutto stretto intendo con questo parlarvi del lutto inteso come abiti neri, nero totale, dalla testa ai piedi, per circa tre anni.] (Fonte QUI)

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