domenica 15 giugno 2008

A PROPOSITO DI VIA PAOLO IV: IO SONO INDIGNATO PER TALE TOPONIMO E PROPONGO DI CAMBIARE


Chi fra i lettori del blog si vuole associare a questa mia richiesta non deve far altro che copiare-incollare quanto appresso ed inviare una mail a:
sindaco@comune.oria.br.it - info@comune.oria.br.it, con la scritta in calce CONDIVIDO LA PROPOSTA DI CUI SOPRA


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Al Signor Sindaco di ORIA
Al Signor Presidente del Consiglio Comunale ORIA
Ai Sigg. Capigruppo Consiliari ORIA
Da circa un anno, in più occasioni, ho avuto modo di ascoltare personalmente le lamentele di alcune famiglie oritane che abitano in Via Paolo IV, le quali sono costrette a sopportare quotidianamente i disagi (primo fra tutti quello immaginabile legato al recapito della posta cartacea) derivanti dalla mancanza di una targa toponomastica all’inizio di detta via, ovvero all’intersezione con Via Santa Barbara. L’ultima lamentela ricevuta in questi giorni mi ha fra l’altro dato la possibilità di ricordare quanto riportato a proposito di questo toponimo, alle pagg.221-223 del libro del Dr. Pasquale Spina dal titolo “ORIA- Strade vecchie, nomi nuovi. Strade nuove, nomi vecchi.” Vi trascrivo qui di seguito il contenuto, in virtù del quale chiedo alle SS.LL. di valutare la possibilità, in tempi brevissimi, nel rispetto della normativa vigente, di ridenominare detta via dedicandola ad altro meritevole personaggio del passato. Fra l’altro il Dr. Spina (che è anche componente dell’apposita commissione di esperti per la toponomastica) propone, in alternativa, il nome del Pontefice Gregorio XIV, personaggio che, come giustamente afferma, merita di essere da noi gratificato per l’eternità se si considera che grazie alla bolla che egli promulgò nel 1591 la diocesi oritana si staccò da quella brindisina, senza la quale Oria sarebbe stata, forse per sempre, uno dei tanti comuni della diocesi di Brindisi. Al contrario, Papa Paolo IV, visto il suo curriculum vitae, precisamente evidenziato dall’autore del libro suddetto, non merita di essere annoverato tra gli uomini illustri, che hanno avuto attinenza con la città di Oria e quindi degni di essere ricordati in perpetuo dagli oritani. Anzi, se penso a ciò che ha fatto agli ebrei, non posso che affermare che io, come cittadino oritano, mi sento profondamente indignato di sapere che amministratori di questa città (dimostratasi nei secoli sempre amica del popolo ebraico e della cultura ebraica) hanno permesso e continuino a permettere che il nome di questo odiato personaggio del passato venga in perpetuo ricordato fra il popolo oritano, che vanta sicuramente nobili radici storico-culturali ed umanistiche. Nell’occasione torno a rappresentare (l’ho già fatto nell’ottobre 2007) che Piazza Donnolo (insigne scienziato ebreo) è sprovvista della targa toponomastica, da tempo da ignoti asportata. In attesa di cortese riscontro porgo distinti saluti. Oria, lì 16 giugno 2008 ______________________________________________________________ pagg.221-223 del libro del Dr. Pasquale Spina dal titolo “ORIA- Strade vecchie, nomi nuovi. Strade nuove, nomi vecchi.” PAOLO IV (via) E' un personaggio assolutamente ininfluente per la storia di Oria. Evidentemente gli amministratori che, nel 1987, hanno denominato questa viuzza han­no seguito i consigli di qualche studioso di storia locale che avrà affermato che tra gli uomini illustri, degni di essere ricordati in perpetuo dagli oritani, c'era anche un Vescovo che divenne Papa. Ebbene il vescovo di Oria che divenne papa col nome di Paolo IV fu Gian Pietro Carafa: costui, rampollo di una delle più ricche famiglie della nobiltà napoletana, vescovo di Oria non lo fu mai: fu nomi­nato sì, vescovo, anzi arcivescovo di Brindisi e Oria, ma non prese mai possesso della sua diocesi nemmeno per un giorno. In realtà, non si trattò della prima nomina vescovile per il Carafa, perché era già vescovo di Chieti. In ogni caso, il nobile Carafa non si degnò, non dico di risiedervi, ma almeno di prendere possesso di questa sua nuova sede. Non dobbiamo scandalizzarci tanto di questo comportamento che ora sembra inaccettabile, ma che - nei secoli XIV e XV - era quasi la norma. Il successore del Carafa, il cardinale Gerolamo Aleandro governò per oltre dieci anni la Diocesi attraverso un suo vicario. Almeno il G. P. Carafa rinunciò, o fu costretto a rinunciare, visto che aveva voluto conservare anche la sede di Chieti, alla carica; l'Errico dice, per umiltà e desiderio di vita tranquilla. Ma, la carriera del Carafa non è finita qui, anzi è appena cominciata: dopo la rinuncia al vescovado viene nominato cardinale e, alla morte di Marcello II, eletto papa col nome di Paolo IV. Gli storici locali non ci forniscono altre notizie relative alla vita e alla personalità di Gian Pietro Carafa. Occorre, perciò, per cercare di capire se veramente quest'uomo era degno di essere ricordato per l'eternità dagli oritani, attingere ad alcuni giudizi di studiosi imparziali ed obiet­tivi. J. Gelmi dice che il suo pontificato deluse sia per l'eccessiva severità sia per il vergognoso nepotismo che il papa praticava; e, più avanti, Non era il caso di pensare alla prosecuzione del concilio di Trento sotto questo papa; egli preferì infatti affrontare l'avanzata protestante ricorrendo all'Indice e all'Inquisizione. Nel 1559 pubblicò l'Index libro rum prohibitorum, che prevedeva non solo la proibizione di tutti gli scritti dei riformatori protestanti, ma anche la censura di buo­na parte dei testi biblici e dei padri della chiesa. Paolo IV si buttò a capofitto nell'organizzazione dell'Inquisizione e ne fece il suo tribunale preferito. Sembra che il papa abbia detto: se lo stesso mio padre fosse eretico raccoglierei la legna per bruciarlo. Dopo la sua morte il popolo romano scaricò il proprio odio contro il papa devastando gli uffici del tribunale dell'Inquisizione e mandando in pezzi la statua del pontefice, situata sul Campidoglio. Ancora più severo è il giudizio di E. Duffy: Fu il papa più odiato del secolo e quando morì nessuno lo pianse. Le strade di Roma erano piene di folle festanti, le sue statue furono rovesciate e frantumate, le prigioni dell'Inquisizione aperte e i prigionieri liberati. Subito dopo la sua morte fu dato ordine che dovunque si trovasse uno stemma o un'inse­gna dei Carafa «verrà strascinata, abbruciata e spezzata». Fu altresì decretato il bando e l'incendio della casa a chi detenesse senza distruggerle le armi dei Carafa. A chiunque poi fosse in possesso di un'effigie di Paolo IV fu ordinato di «spicconarla, sbriciolarla, farla a pezzi». Ma, il comportamento che avrebbe dovuto far riflettere gli oritani sull'opportunità della denominazione fu quello che Paolo IV tenne nei confronti degli Ebrei: Oria si è sempre vantata di aver ospitato nei secoli passati una comunità ebraica con la quale i suoi abitanti convissero pacificamente e non poteva non sapere che dopo meno di due mesi dalla sua elezione, Paolo IV diede espressione a tutto il suo livore contro gli ebrei in una bolla destinata a farli precipitare in uno dei più profondi abissi di degradazione che mente umana potesse immaginare. L'editto del 14 luglio 1555 fu intitolato Cum nimis absurdum e così si legittimava nel suo preambolo: Poiché è assurdo e sconvolgente al massimo grado che gli ebrei, che per loro colpa sono stati con­dannati da Dio alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di essere protetti dall'amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo a noi, mostrare tale ingratitudine verso i cristiani da oltraggiarli per la loro misericordia e da pretendere dominio invece di sottomissione; e poiché abbiamo appreso che a Roma ed in altre località sottoposte alla sacra romana Chiesa, la loro sfrontatezza è giunta a tanto che essi si azzardano non solo di vivere in mezzo ai cristiani, ma anche nelle vicinanze delle chiese senza alcuna distinzione di abito e che anzi prendono in affitto delle case nelle vie e nelle piazze principali, acquistano e posseggono immobili, assumono donne di case, balie ed altra servitù cristiana, e commettono altri numerosi misfatti a vergogna e disprezzo del nome cristiano ci siamo veduti costretti a prendere i seguenti provvedimenti... Vengono appresso quattordici divieti che, anche se non completamente nuovi per gli ebrei, pure non erano mai stati riuniti tutti insieme, elaborati con tanta minuzia, con tanta ineso­rabilità come nella nuova bolla...Era, come si vede, il veleno predisposto, non per una rapida eliminazione di un piccolo nucleo di individui, ma per un suo lento, inesorabile disfacimento fisico; e fu fatto trangugiare fino all'ultima goc­cia. E poi i nostri amministratori vanno a gratificare per l'eternità questo personaggio! Se proprio si voleva dedicare una via ad un papa cui Oria dovesse stima e devozione imperitura, si poteva dedicarla a Gregorio XIV che fu il ponte­fice che, nel 1591, promulgò la bolla di separazione della diocesi oritana da quel­la brindisina. Forse nessuno, sia laico che ecclesiastico, ha mai compreso appieno l'importanza che questo papa ebbe per la nostra città: senza la sua bolla di separa­zione Oria sarebbe stata, forse per sempre, uno dei tanti comuni della diocesi di Brindisi.
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