mercoledì 30 novembre 2011

ORIA - INDAGINE PEDOFILIA: EVITIAMO CHE "SI SPARI NEL MUCCHIO" E CHE SI GETTI FANGO CONTRO L'ISTITUTO ANTONIANO. (a cura di F. Pignatelli)

Ricevo e pubblico questo prezioso contributo a firma di Francesco Pignatelli, al quale ho già risposto in privato, spiegando ciò che mi ha motivato a scrivere quel che egli garbatamente mi contesta. Particolari che non ritengo di ripetere in questo spazio per non alimentare eventuali polemiche con terzi soggetti.

[Caro Franco,
provo a rispondere all’interrogativo con cui chiudi l’articolo del tuo blog sul presunto caso di pedofilia avvenuto a Oria.

Da lettore delle tue pagine e di altri articoli apparsi sulla stampa locale non voglio difendere o accusare a priori nessuno ma esprimere il mio modesto parere sul modo con cui viene proposta l’informazione e giudicare la deontologia professionale di alcuni giornalisti o sedicenti tali.

A tutti sta a cuore che venga appurata la verità, che vengano portate a termine le indagini e che venga fatta giustizia. Inoltre non abbiamo ragioni per sospettare che alcuno voglia insabbiare,
coprire od ostacolare il diritto di informare (non mi piace la tua affermazione seppur dubitativa: “la stampa “copre” l’indagato?”). Tuttavia è necessario salvaguardare di pari passo la presunzione di innocenza dell’indagato finchè non venga emesso, appunto, il giudizio (…e qui non mi piacciono né la foto utilizzata né l’etichetta di “religioso pedofilo” (e simili) da te e da altri gratuitamente affibbiata al soggetto indagato).

Data la natura del caso, fino a quando non verrà conclusa l’inchiesta giudiziaria, sono state prese delle misure prudenziali quali l’allontanamento del religioso e la sua destinazione a compiti che non lo pongano a contatto con minori. Ora, dimmi, cosa si poteva fare di più? Le indagini sono partite, la notizia è stata data, le misure richieste sono state prese.

Da lettore e telespettatore ho apprezzato la correttezza del servizio di Telerama, dell’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno (…a parte il titolo e sottotitolo), e quello di Sonia Gioia su Repubblica.it (entrambi del 18 novembre). Capisco che la notizia in sé – dovesse alla fine essere infondata o, a maggior ragione, confermare i sospetti – susciti sgomento e tristezza, ma da qui ad arrogarsi il ruolo di paladini della verità e della giustizia (sommaria) e di sbattere il “presunto” mostro in prima pagina (calpestando i suoi diritti) e divulgare notizie infamanti e calunniose ce ne passa! Mi spiego: perché confezionare ad arte e pubblicare articoli come quello apparso il 21 novembre su “La voce di Manduria” (lavocedimanduria.it) a firma di Nazareno Di Noi, sul “Quotidiano di Puglia” (quotidianodipuglia.it) a firma di Sonia Gioia e di Emilio Mola su “Senza colonne” (senzacolonne.it) che accostano la notizia di queste indagini ad un caso archiviato dal Tribunale di Taranto ed alle dichiarazioni “a ruota libera” (perché non sporge denuncia alla magistratura?) di una sedicente “Emanuela”? Oltre ad essere una mistificazione della verità, e quindi un tradimento dei lettori, questa è una odiosa calunnia sia nei confronti del religioso in questione sia nei confronti dell’istituzione, il Centro Educativo dei Rogazionisti, che nolente è stata coinvolta in questo caso. Infatti questo irresponsabile gridare allo scandalo, questo “dagli all’untore” quali obiettivi potrà raggiungere? Ne ho individuati alcuni.

Il primo, quello del forum on-line dei “Laici, Libertari, Anticlericali” (laici.forumcommunity.net) è chiaro, pazienza! Potresti almeno evitare di pubblicarne e pubblicizzarne il link sia perché ripropone gli stessi articoli di cui sopra, sia soprattutto perché in più pubblica foto ed indirizzi non solo dell’indagato ma di altri religiosi estranei al caso. Alla faccia della privacy e dei diritti fondamentali della persona umana che gli stessi autori del sito - che non si firmano - vogliono difendere! (…e immagino Voltaire rivoltarsi nella tomba!).

L’obiettivo dei succitati giornalisti anch’esso è facilmente intuibile. In ogni caso, da lettore mi permetto di giudicare e dire che svolgono in modo pessimo il proprio mestiere. Oltre a ciò, caro Franco, facciamoci il nodo al fazzoletto per vedere al termine della vicenda, soprattutto nel caso dovesse concludersi in maniera favorevole all’indagato, se e quanto spazio daranno sulle pagine dei loro giornali! Purtroppo è già accaduto che, al termine di episodi analoghi, testate e giornalisti della stesa risma se la siano cavata con un trafiletto di qualche riga sperduto tra le pagine del giornale!

Infine l’altro risultato che purtroppo questa “canea” – come tu la definisci – riuscirà a conseguire con effetti devastanti sarà il fatto che da tutta questa vicenda verranno fuori penalizzati in primis i bambini e ragazzi che attualmente hanno nel Centro educativo dei Rogazionisti un punto di riferimento, l’unica possibilità per essere aiutati ad uscire da situazioni familiari difficili e disastrose. Purtroppo si sa che “il bene non fa notizia” e che questa realtà non interessa a giornalisti strilloni e lettori benpensanti. Ma costoro, insieme all’istituzione che li ospita e li aiuta a crescere (i padri e i volontari, gli psicologi e gli assistenti sociali, gli educatori e i dipendenti – con relative famiglie – che con professionalità, passione e amore quotidianamente cercano di dare a questi piccoli un presente e un futuro migliore), che peccato hanno fatto per essere messi in questo “tritacarne mediatico”?

Per costruire ci vuole tanto tempo e impegno, per distruggere bastano pochi secondi: una piccola scintilla può far divampare un grande incendio e produrre solo cenere e desolazione.

Caro Franco, siamo entrambi di Oria e sappiamo ciò che ha rappresentato per più di un secolo e ciò che rappresenta ancor oggi per la nostra città e per tutto il territorio l’opera dei Padri Rogazionisti. Mi rivolgo non solo a te e ai lettori del tuo blog ma anche a tutti i nostri concittadini: lasciare che “si spari nel mucchio” e che si getti fango irresponsabilmente contro l’Istituto Antoniano – anche per colpa, o piuttosto “presunta” colpa, di un reato così grave – sarebbe imperdonabile negligenza se non colpevole complicità.

Francesco Pignatelli]
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