sabato 21 aprile 2012

C'E' UN GRANDE IMPOVERIMENTO DELLA GLORIOSA SEDE DELLA DIOCESI DI ORIA (a cura del prof. L. Neglia)

(Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno del 16.4.2012)
ORIA - STUDIOSO E DOCENTE SOTTOLINEA COME ALCUNE DECISIONI PRESE DALLA CURIA SIANO PER LO MENO DISCUTIBILI. Contestate alcune recenti iniziative a favore di altri centri.

Prof. Luigi Neglia
•  «Da qualche tempo a questa parte, un dubbio atroce mi turba la mente: è ancora la Città di Oria il centro dell'antica e gloriosa Diocesi che da essa prende il nome? È ancora la sua Basilica Cattedrale la chiesa madre di tutte le chiese della Diocesi, in quanto sede dell'Ordinario?». È quanto si chiede il prof. Luigi Neglia, docente di Metodologia presso la Facoltà Teologica Pugliese-Istituto Superiore di Scienze Religiose di Brindisi; Consigliere Centrale della Società di Storia Patria per la Puglia-Bari, studioso e autore di diverse pubblicazioni. «Stando al alcuni recenti fatti, sembrerebbe di no - sottolinea -, almeno in parte: la Via Crucis delle confraternite della Diocesi, infatti, si è svolta altrove, proprio come la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù diocesana 2012, pubblicizzata, peraltro, da una locandina di dubbio gusto; dulcis in fundo, il giorno di Pasqua, in Cattedrale, il seggio del Vescovo, come mi è stato riferito, risultava paradossalmente vuoto!
A questo punto, mi preme chiarire la mia posizione: personalmente, infatti, non contesto, anzi ritengo sacrosanto, il diritto anche di tutte le altre città e chiese della Diocesi ad ospitare manifestazioni religiose e celebrazioni liturgiche presiedute dal Vescovo, ma non (od, almeno, non in una successione così rapida) gli incontri di respiro diocesano ed i pontificali delle solennità, che hanno (o dovrebbero avere) sempre la loro sede, direi, naturale, rispettivamente, nella Città e nella Basilica Cattedrale di Oria». «Quanto affermo - sostiene ancora il prof. Neglia -non è ispirato da gretto campanilismo, bensì dalla preoccupazione che, a lungo andare, certe "preferenze" possano favorire uno scollamento tra la Gerarchla e la base oritana, aggravando lo stato di languore in cui quest'ultima, per colpa di tutti, versa. Ritengo che la nostra Chiesa locale abbia, indubbiamente, bisogno di essere educata ad una fede più ortodossa, più adulta, ma non solo: essa cerca anche 1' "ossigeno" che la rianimi e che le può venire da un coinvolgimento e da una considerazione costanti e, soprattutto, amorevoli. A tale ripresa siamo chiamati a contribuire tutti, ciascuno nel proprio ruolo e secondo le sue possibilità: chi, pur potendolo, si sottrarrà a questo dovere renderà conto alla Storia e, prima o poi, all'Eterno. Questi pensieri ho avuto modo, qualche sera fa, di esternare a chi di dovere: il mio autorevole interlocutore, dopo avermi ascoltato con un'aria di sufficienza, per tutta risposta, mi ha "liquidato" con una fredda stretta di mano e con un vivo disappunto in viso». «Un comportamento - conclude - che si commenta da solo e che, soprattutto, fa poco sperare in un cambiamento propizio alla "povera" Chiesa di Oria!».
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