domenica 15 dicembre 2013

ANCHE LE CHIESE DI ORIA PAGANO LA TASSA SUI RIFIUTI. VI PROPONGO UN PERSONALE PUNTO DI VISTA DELL'AVV. RENNA

Con il titolo di questo post dò per scontato che le chiese di Oria pagano la Tares, in quanto ho rilevato che le medesime risultano inserite nella delibera di C.C. n.34 dell'8.11.2013, e precisamente nel primo rigo dell'elenco delle utenze non domestiche, dove si legge che esistono 28 immobili fra "Musei, biblioteche, scuole, associazioni, luoghi di culto" che ricoprono una superficie di mq. 27.794,52. La delibera continua col dire che per detti immobili il coefficiente di adattamento Kd per la quota variabile è pari a 5,5, mentre il coefficiente di adattamento Kc per la quota fissa è pari a 0,63.

 Ciò premesso, pur non condividendone l'intero contenuto, pubblico una lettera a firma dell'avv. Alessandro Renna.
LA TASSA SUI RIFIUTI E LE CHIESE DI ORIA 
Venerdì 13 dicembre 2013, ho letto, per caso, su un giornale, in un bar, che il commissario prefettizio di Francavilla Fontana ha stabilito ed imposto che anche i locali della Chiesa e quindi i titolari degli stessi, debbano pagare la tassa sui rifiuti come tutti gli altri comuni cittadini. 
Ho ammirato il coraggio del Commissario, mi sono divertito per le lamentele di alcuni parroci e dei "clericali" in genere, ho apprezzato la "presa di posizione" del nostro Vescovo che senza tanti giri di parole ha in sostanza affermato che, piaccia o non piaccia, la legge è legge e deve soltanto essere rispettata da tutti.
 Lo stesso Vescovo ha però omesso nella intervista (anche perché nessuno glielo ha chiesto), alcune considerazioni che io, il nipote del DIAVOLO, non posso sottacere, senza venir meno ai miei doveri di parentela con il suddetto.
 Alla domanda di come faranno i parroci o chi per loro, a far fronte a tale spesa (che in effetti sembrerebbe essere abbastanza notevole), il Vescovo ha chiarito che, in effetti, i sacerdoti non è che navighino nell'oro, vivono delle misere offerte dai fedeli (infatti io, quando mi capita, non metto mai più di dieci centesimi), e di un piccolo stipendio mensile, che ha paragonato più o meno a quello di un operaio. 
Ora, certamente lo stipendio di un operaio (che pure deve pagare la tassa sui rifiuti), specialmente ai nostri giorni, non basta più per vivere decorosamente o come si dice oggi, per arrivare alla fine del mese, ma almeno il sacerdote ha la fortuna (in tutti i sensi), di non essere sposato e di non avere figli e c'è una bella differenza tra chi con uno stipendio deve badare solo a sé stesso e chi, con gli stessi soldi deve portare avanti una famiglia, per esempio due figli piccoli che hanno bisogno non solo di amore ma purtroppo anche di tante altre necessità materiali. 
E che dire di quelle famiglie, e purtroppo sono tante, ove non entra nessuno stipendio (e che pure devono pagare la tassa sulla spazzatura), e lo stesso devono trovare da mangiare, se non per loro, certamente per i loro figli? 
Quindi la Chiesa dovrebbe essere contenta di fare questo piccolo-grande sacrificio che magari potrà servire ad abbassare la somma da pagare da chi non ha niente. 
Riguardo poi allo stipendio dei sacerdoti, il vescovo ha omesso di dire (anche perché nessuno glielo ha chiesto), che glielo paghiamo tutti noi, cittadini italiani, con il famoso otto per mille alla Chiesa cattolica (con gli stessi nostri danari ci fanno pure quella bella e coinvolgente pubblicità alla televisione). E lo pagano non solo quelli che scelgono liberamente di mettere la crocetta sulla dichiarazione dei redditi ma anche quelli che non mettono alcuna crocetta e che magari la Chiesa gli sta pure antipatica. 
Forse avrebbe potuto aggiungere il vescovo, sulle ali dell'entusiasmo per Papa Francesco: " fratelli italiani, visto che state tirando la cinghia e che di sacerdoti e quindi di stipendi da pagare ce ne sono sempre meno, grazie di cuore ma prendiamo solo il cinque per mille, il resto datelo ai vostri poveri, che ai nostri ci pensiamo noi, con i soldi nostri". 
Quanto poi alle offerte dei fedeli, anche qui occorrerebbe fare alcune puntualizzazioni. Vi sono delle "tasse" (che forse il vescovo non ha conteggiato), che per la forza dell'obbligo derivante dalla tradizione, in alcune circostanze, che si presentano puntuali, e che tutti i cittadini sono obbligati a pagare alla Chiesa. 
Battesimo, comunione, cresima, matrimonio, funerale e messa di ottava (è la messa che si dice dopo otto giorni dalla morte, quindi per i morti ci tocca pagare due volte). Se ci pensate, ad Oria, credenti e non credenti, praticanti e non praticanti, bestemmiatori e santi, comunisti e democristiani, non scappa nessuno! E non si tratte di piccole "offerte", come dice il Vescovo, ma di tariffe obbligatorie, prestabilite e, mi consta, abbastanza salate! A questo poi si aggiungono effettivamente le libere, spontanee e benedette offerte dei fedeli, che sperando sempre che il proprio caro non sia finito direttamente all'inferno e quindi che non c'è più niente da fare (lo dice il Vangelo), ma solo in Purgatorio, si fanno dire una, dieci, cento messe in suffragio (la messa "cantata" costa di più), per poter accorciare i tempi del trapasso in Paradiso! ! ! 
Non c'è proprio scampo, i soldi e le raccomandazione servono anche nell'Aldilà! 
In conclusione, se io fossi il Vescovo di Oria, illuminato dallo Spirito di Papa Francesco, andrei dal sindaco e gli direi: " noi pastori cristiani non vogliamo più godere di privilegi, vogliamo pagare la tassa sui rifiuti come tutti gli albi, la prego, signor sindaco, non mi dica di no!".
 Ma io sono solo il nipote del DIAVOLO !!!!!! 
Alessandro Renna
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