Prof. Luigi Neglia |
ORIA - LA PROCESSIONE DEL CORPUS CAMBIA PERCORSO. (Articolo Gazzetta del Mezzogiorno del 19.6.2001)
Quest'anno, la processione del Corpus Domini ha riservato una novità assoluta ad Oria: il suo percorso - per inderogabile disposizione dell’autorità ecclesiastica - non ha toccato piazza Manfredi, il «cuore» pulsante della città. Sulla vicenda si registra qualche polemica. Portavoce del dissenso è il prof. Luigi Neglia, presidente della locale sezione della Società di Storia Patria per la Puglia ed autore di numerose pubblicazioni.
"Ciò mi ha sorpreso ed amareggiato scrive Neglia in una lettera inviata ai giornali, ma non perché sono domiciliato in questa piazza, come la superficialità e la malafede potrebbero indurre ad opinare: garantisco, infatti, che io alla processione del Corpus ho sempre partecipato, mai assistito.
Il motivo, ben più profondo, del mio rammarico sta nella constatazione che effettivamente, in questa circostanza, si è interrotta una radicata e consolidata tradizione, la quale proprio in piazza Manfredi ha fissato, sin dai tempi antichi, il clou della processione eucaristica, come delle altre manifestazioni civili e religiose". "Ebbene -sempre secondo lo studioso-, se la tradizione è parte integrante della particolare cultura e dell'ambiente umano in cui la Chiesa locale è chiamata ad operare, quest'ultima ha l’obbligo di conoscere, rispettare e, ove occorra, difendere tale tradizione in tutte le sue forme in quanto identità che connota e distingue una comunità".
"A questo punto - conclude Neglia - spererei tanto che la decisione dell’autorità ecclesiastica sia stata determinata da imprenscindibili esigenze pastorali. Ma, se è stato davvero cosi, perché non manifestarlo chiaramente a chi, appresa in anticipo la notizia, s'è premurato di chiedere informazioni precise al riguardo ricevendo solo risposte evasive ed allusive al tempo stesso, improntate al più abile e pilateggiante scarica-barile? Si giustifica, quindi, la delusione di questi laici, desiderosi di essere coinvolti, chiamati alla partecipazione, per realizzare una vera comunione con la Gerarchia. C’è qualcuno che ha ipotizzato una immotivata leggerezza: se così fosse, chi l'ha commessa dovrebbe recitare un sincero mea culpa in considerazione del fatto che, nell’aldilà, ai pastori non sarà chiesto (e non sarà chiesto solo) se avranno amministrato efficientemente il patrimonio della Chiesa, se avranno organizzato impeccabili liturgie,se magari, tra un diversivo e l'altro, avranno disquisito direttamente di teologia, ma se avranno costituito per il popolo di Dio un "credibile" punto di riferimento. E si è credibili quando si operano le proprie scelte con serietà, ponderazione e razionalità, sempre!"
Quest'anno, la processione del Corpus Domini ha riservato una novità assoluta ad Oria: il suo percorso - per inderogabile disposizione dell’autorità ecclesiastica - non ha toccato piazza Manfredi, il «cuore» pulsante della città. Sulla vicenda si registra qualche polemica. Portavoce del dissenso è il prof. Luigi Neglia, presidente della locale sezione della Società di Storia Patria per la Puglia ed autore di numerose pubblicazioni.
"Ciò mi ha sorpreso ed amareggiato scrive Neglia in una lettera inviata ai giornali, ma non perché sono domiciliato in questa piazza, come la superficialità e la malafede potrebbero indurre ad opinare: garantisco, infatti, che io alla processione del Corpus ho sempre partecipato, mai assistito.
Il motivo, ben più profondo, del mio rammarico sta nella constatazione che effettivamente, in questa circostanza, si è interrotta una radicata e consolidata tradizione, la quale proprio in piazza Manfredi ha fissato, sin dai tempi antichi, il clou della processione eucaristica, come delle altre manifestazioni civili e religiose". "Ebbene -sempre secondo lo studioso-, se la tradizione è parte integrante della particolare cultura e dell'ambiente umano in cui la Chiesa locale è chiamata ad operare, quest'ultima ha l’obbligo di conoscere, rispettare e, ove occorra, difendere tale tradizione in tutte le sue forme in quanto identità che connota e distingue una comunità".
"A questo punto - conclude Neglia - spererei tanto che la decisione dell’autorità ecclesiastica sia stata determinata da imprenscindibili esigenze pastorali. Ma, se è stato davvero cosi, perché non manifestarlo chiaramente a chi, appresa in anticipo la notizia, s'è premurato di chiedere informazioni precise al riguardo ricevendo solo risposte evasive ed allusive al tempo stesso, improntate al più abile e pilateggiante scarica-barile? Si giustifica, quindi, la delusione di questi laici, desiderosi di essere coinvolti, chiamati alla partecipazione, per realizzare una vera comunione con la Gerarchia. C’è qualcuno che ha ipotizzato una immotivata leggerezza: se così fosse, chi l'ha commessa dovrebbe recitare un sincero mea culpa in considerazione del fatto che, nell’aldilà, ai pastori non sarà chiesto (e non sarà chiesto solo) se avranno amministrato efficientemente il patrimonio della Chiesa, se avranno organizzato impeccabili liturgie,se magari, tra un diversivo e l'altro, avranno disquisito direttamente di teologia, ma se avranno costituito per il popolo di Dio un "credibile" punto di riferimento. E si è credibili quando si operano le proprie scelte con serietà, ponderazione e razionalità, sempre!"