sabato 29 ottobre 2011

ORIA - NECROPOLI MESSAPICA DISTRUTTA - PUBBLICO UN DOCUMENTO CHE COMPROVA CHE LA D.SSA MARUGGI NON PUO' ESSERE RITENUTA RESPONSABILE DELLA DISTRUZIONE

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SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA PUGLIA RARANTO
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA
Perizia n. 3 del 20 marzo 2002: Oria (BR), intervento di urgenza per scavo archeologico nel Palazzo Missionari in Piazza De Jacobis ed in altre aree del tessuto urbano. € 5.160,00 (cinquemilacentosessantaeuro).
L'attività di prevenzione e di controllo di opere edili pubbliche e private, condotta negli ultimi dieci anni nel Comune di Oria in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, che ha previsto specifiche condizioni nel rilascio delle concessioni edilizie, ha avuto come ovvia conseguenza il moltiplicarsi degli interventi di scavo in un sito caratterizzato da una continuità insediativa ininterrotta che dal Neolitico giunge fino ai nostri giorni.
L'attuale centro abitato si sviluppa, infatti, sull'antico insediamento messapico di Hyrie, ricordato dallo storico Erodoto e dal geografo Strabone e ampiamente noto soprattutto per la ricchezza delle sue necropoli. Grazie agli interventi degli ultimi anni si sta, comunque, ricostruendo anche un'immagine più concreta relativa allo sviluppo urbanistico della città messapica,
La comunicazione e il successivo controllo di lavori edili effettuati nel cortile retrostante il settecentesco Palazzo Missionari sito in Piazza de Jacobis, nel centro storico di Oria, lavori finalizzati alla realizzazione di un campo di calcetto, hanno infatti consentito di intercettare, nel corso del mese di marzo c.a., un'ulteriore testimonianza dell'antico sito, portando in luce a seguito della rimozione del terreno di accumulo col mezzo meccanico all'interno del cantiere, alcuni lastroni di grandi dimensioni perfettamente squadrati, pertinenti verosimilmente coperture tombali, nonché una serie di tagli effettuati nel banco roccioso.
Grazie alla disponibilità finanziaria residua nell'ambito di una precedente perizia (n. 38/2001), si è già avviato nella zona interessata l'intervento di scavo archeologico con manodapera operaia, intervento che ha consentito la messa in luce di alcune tombe di età ellenistica scavate nei banco roccioso.
Sulla base della situazione contingente, appare quindi evidente la necessità e l'urgenza di proseguire e completare, sempre con manodopera operaia, io scavo integrale della zona che, sulla base dei dati tramandati dagli studiosi locali, dovrebbe essere interessata anche dalla presenza del circuito difensivo dell'antica città medievale.
Ad intervento ultimato, l'eventuale disponibilità finanziaria residua potrà essere utilizzata per ulteriori interventi di emergenza che si rendessero necessari nell'ambito del comune di Oria,
L'Archeologo Direttore (dott.ssa Grazia Angola Maruggi)


SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA PUGLIA TARANTO
RELAZIONE FINALE TECNICO-SCIENTIFICA

Perizia n. 3 del 20.3.2002: Oria (BR), intervento di urgenza per scavo archeo-archeologico a Palazzo Missionari in Piazza DeJacobis ed altre aree dei tessuto urbano. € 5,160, 00 (cinquemilacentosessanta euro).

Nel mese dì marzo 2002 è stato avviato, con i fondi residui di una precedente perizia e poi completato con la disponibilità finanziaria della presente perizia, un intervento di scavo archeologico nel cortile retrostante il Palazzo Missionari, ubicato in Piazza De Jacobis in corrispondenza dell'altura denominata Monte Sant'Andrea, nel centro storico di Oria, a breve distanza dall'acropoli dell'antico centro messapico, nonché in corrispondenza del presunto secondo circuito difensivo, che dovrebbe coincidere con la cinta muraria di epoca medievale. Lo scavo, determinato da lavori per la realizzazione di un campo di calcetto e condotto con manodopera, ha consentito la messa in luce di quindici tombe scavate nel banco roccioso, in gran parte già manomesse a causa della continuità dì vita nell'area. Orientate prevalentemente est-ovest, ad eccezione di tre fosse che erano ubicate nord-sud, le strutture sepolcrali presentavano controfosse talvolta di notevole profondità ed erano quasi tutte prive lastroni di copertura e completamente ricolme di terreno spesso frammisto a scaglie tufacee nonostante le chiare manomissioni effettuate in antico alcune fosse conservavano sul piano di posa i resti delle deposizioni originarie edei relativi corredi funebri.
La presenza di diverse tombe di grandi dimensioni, assimilabili a semicamere, delle quali due con tracce di intonaco, lascia d'altra parte supporre che si tratti di un'area necropolare di notevole rilevanza, densamente utilizzata tra l'ultimo venticinquennio del IV e il III sec. a.C., cronologia chiaramente documentata anche da alcune sepolture rinvenute integre con accompagnamento di corredo funebre.
Quasi tutte le tombe si presentavano comunque già compromesse nella struttura, in quanto l'area risulta densamente sfruttata come cava per l'approvvigionamento di blocchi, probabilmente in connessione alla costruzione della "Casa della Missione" o "Palazzo Missionari", il cui nucleo originario risale alla metà dei 700: le fiancate delle tombe, cosi come lo stesso banco tufaceo conservano al negativo la chiara traccia connessa al taglio e all'estrazione dei blocchi.

Di grande interesse appare infine il rinvenimento di numerosi blocchi tufacei riutilizzati nei muretti dei percorsi che interessano alcuni settori del giardino retrostante il Palazzo. I blocchi, abbastanza grandi e perfettamente squadrati, risultano analoghi per dimensioni a quelli riutilizzati in corrispondenza dell'ultimo terrazzamento dell'altura di Monte Sant'Andrea, terrazzamento che delimita l'attuale proprietà ecclesiastica. Una piccola verifica di scavo, effettuata a ridosso di tale terrazzamento e subito sospesa per motivi di sicurezza, ha consentito di verificare almeno due fasi successive nelia costruzione del muro: quella superiore, da mettere verosimilmente in connessione a Palazzo Missionari, costituto da pietre di piccole e medie dimensioni a secco su cui poggiano almeno cinque filari di blocchi squadrati di riutilizzo e, al di sotto, separato da uno straterello di terreno alquanto compatto, un altro tratto di muro, purtroppo appena intercettato, costituito da pietre di medie dimensioni intervallate da blocchi regolari a secco, da collegarsi probabilmente con la cinta difensiva di epoca medievale. L'intervento è stato regolarmente documentato sia graficamente che fotograficamente.
Taranto, 24.4.2002
Il Direttore dei Lavori
(dott.ssa Grazia Angela Maruggi)
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