lunedì 17 novembre 2008

ORIA - SCOPERTE INTERESSANTI DURANTE I LAVORI DI RESTAURO.

Castello. Nuove scoperte durante i restauri
ORIA - Scoperte straordinarie, alcune delle quali non hanno paragoni in Puglia. Strutture murarie risalenti al 600 avanti Cristo, sepolture di età tardoantica o medievale, costruzione quadrangolare simile ad un bastione e lastra con iscrizione vescovile, è quanto emerso finora dagli scavi effettuati nell’area sottostante alle mura del Castello. E chissà quanti reperti ancora verranno fuori. E’ dagli inizi di settembre che si scava all’interno dell’imponente maniero: ad ogni colpo di piccone, preziose evidenze archeologiche vengono alla luce.

Da quando i nuovi proprietari del Castello, i coniugi Giuseppe Romanin e Isabella Caliandro, hanno deciso di avviare i lavori di restauro e consolidamento statico dell’antico maniero, è un continuo proliferare di ritrovamenti eccezionali. Un grande cantiere ricco di frammenti di storia che consentono di ricostruire periodi, di interpretare meglio le conoscenze sulla civiltà messapica e di domandarsi sulle invasioni che subì il paese nei secoli che furono. In sostanza è stata rinvenuta una stratificazione distribuita su tre livelli: una prima parte distrutta da un forte incendio che testimonia la tesi delle invasioni dei saraceni in Oria. La parte successiva risalente all’Età del Ferro, VIII - VII a. C, con resti di insediamenti di capanne e tracce fornace. Una terza parte ricca di ceramica medievale risalente al XIII sec..

Che il Castello fosse stato edificato sui resti dell’antica Cattedrale era un dato che si sapeva; ma ulteriori certezze si sono avute adesso: intere lastre di marmo venute fuori dagli scavi, testimoniano la presenza di una costruzione sottostante, quale la Cattedrale del IX secolo.
Di grande importanza archeologica sono due sepolture di età tardoantica o medievale, con scheletri ben conservati ed integri, di statura molto alta: elemento che di per sé potrebbe rappresentare una scoperta a carattere eccezionale rispetto alla statura media del periodo storico di riferimento. Tutti ben allineati con il volto coperto da tegole, i resti erano inseriti in setti murari situati nell’entrata di una costruzione monumentale messapica, della quale sicuramente farebbero parte capitelli e colonne ritrovati poco distante.

A lato della costruzione un’altra scoperta rilevante: un sarcofago con una chiara epigrafe scritta in latino: “Del benemerito servo - Tàncrade”; tutto fa supporre che si tratti di un vescovo; intorno alla lastra tombale è stata trovata una croce in bronzo, risalente al secolo VIII. Dettagli da approfondire, questi, che lasciano spazio al mistero e documentano la presenza di un alto prelato predecessore del Vescovo Teodosio, del IX sec.

L’intervento martedì scorso del Sovrintendente ai Beni Archeologici Giuseppe Andreassi, dell’archeologo Assunta Cocchiaro, dell’arch. Antonio Bramato per la Sovrintendenza dei Beni Archeologici per le province di Lecce, Brindisi e Taranto e dell’arch. Severino Orsan, progettista e direttore dei lavori, hanno confermato l’interesse storico-culturale dei ritrovamenti. Toccherà agli stessi, adesso, verificare la possibilità di reperire risorse ministeriali per il prosieguo delle indagini archeologiche. Fino ad oggi, la sensibilità mostrata dai proprietari nei confronti della cultura è stata notevole: dopo 8 milioni di euro per l’acquisto sono stati messi a disposizione ben 12mila euro per finanziare gli scavi e le ricerche, senza contare le spese per il restauro. L’esatta dimostrazione che l’investimento di un imprenditore, come lo è Romanin, nell’ambito della cultura, rappresenta un vantaggio e una risorsa per l’economia del paese. E il valore economico della cultura è universalmente riconosciuto. (testo e foto La Gazzetta del Mezzogiorno del 16.11.2008)

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