(Ringrazio il Dr. Emilio Pinto ed il Dr. Pasquale Spina per avermi autorizzato a pubblicare)
PRESENTAZIONE DELLE FOTO
DI SANDRO DELL’AQUILA SCATTATE DURANTE LA NEVICATA DEL 31/12/2014 e inserite
nel CALENDARIO DELLA PASSIONE del 2016
Pasquale Spina – Chiesa
di San Francesco d’Assisi 19/12/ 2015
Quando, qualche tempo fa, l’amico
Emilio mi chiese se avessi voluto essere io a presentare il
Calendario 2016 della Passione organizzata dal Gruppo di Promozione, sono stato
a lungo dibattuto se accettare o meno la proposta che pure mi lusingava
parecchio: inizialmente prevaleva il
desiderio di rifiutare, anche se a malincuore, la proposta perché mi sembrava
abbastanza riduttivo presentare un calendario, pensavo, infatti, che un
calendario si presenta da solo con le sue immagini, le sue didascalie e i suoi
numeri … Poi, piano piano,
però, prevalse il sì: decisi, così, di accettare la proposta
per una serie di motivi che ora brevemente vi illustrerò; il primo di questi
motivi è stato il desiderio di ringraziare con questa mia partecipazione il
Gruppo di Promozione per quanto ha fatto in tutti questi anni per la nostra
Città. Innumerevoli sono le manifestazioni, le iniziative culturali, le
pubblicazioni di libri nate in seno al questo Gruppo Un altro dei motivi, forse il più
importante, che mi ha convinto ad essere qui stasera è stato
quello che, nonostante Oria sembri una città molto viva e dinamica dal punto di
vista culturale, quella di stasera è una delle poche occasioni che ci viene
offerta per parlare, anche se attraverso un calendario e delle bellissime
fotografie, della nostra Città, dei suoi monumenti e della sua storia. Quindi in definitiva non volevo
lasciarmi sfuggire l’opportunità di una così ghiotta occasione
di parlare della mia Città e delle sue bellezze, ma anche dei punti dolenti che
verranno evidenziati dalle stesse fotografie a causa del suo degrado in gran
parte provocato dai suoi stessi cittadini. Eppure sembrerebbe, e questa ipotesi
è confortata da tutta una serie di indizi, che gli oritani amino profondamente
la propria città. A Oria lo sappiamo tutti esistono centinaia di associazioni culturali
e di promozione del territorio alcune a livello nazionale come la Soc di Storia
patria per la Puglia, l’Istituto per la Storia del Risorgimento, l’Archeo club,
moltissime a livello locali la Pro loco, Laboratoria , il Pozzo e l’arancio lo stesso Gruppo di Promozione umana e naturalmente tante altre che non potrò citare
per non tediarvi; esistono poi e questo è
un fenomeno più recente un numero altissimo di gruppi su face book in
particolare da foto antiche di Oria, la Chiazza di Oria, sei di Oria se, un’
idea per Oria, uno che si occupa della Chiesa di San Sebastiano e tantissimi
altri coi quali mi scuso per non averli citati che hanno più o meno tutti lo
scopo dichiarato di riscoprire le antichità di Oria, le sue tradizioni, la sua
lingua: ma in molti casi aldilà delle dichiarazioni di intenti non vedo
iniziative concrete che affrontino la discussione della storia di Oria in modo
scientifico e non lasciandosi trascinare dall’emotività legata ai ricordi, alla
nostalgia e ai rimpianti: queste tre parole, come diceva il grande storico
Jacques Le Goff devono essere bandite dal vocabolario di chi si occupa di
storia. Dopo questa forse lunga ma necessaria premessa entriamo nel vivo della
presentazione.
Cominciamo a vedere insieme le bellissime
foto di Sandro Dell’Aquila partendo da quella che doverosamente è stata messa
in copertina e che è quasi inutile dirlo rappresenta piazza Lorch ossia San
Domenico letteralmente sommersa dalla neve: Questa foto, grazie Sandro per
averla realizzata, rappresenterà per noi ma soprattutto per le generazioni
future una testimonianza di
straordinaria importanza.
Il
motivo lo capite tranquillamente: a parte la bellezza della
foto, è che una foto così non potrà mai
più essere scattata, perché questa piazza non sarà più così. Bene quindi questo
calendario rappresenterà per le generazioni future un documento di eccezionale
valore. Sappiamo tutti le
polemiche che in questi ultimi mesi hanno praticamente
spaccato in due la popolazione oritana tra chi era favorevole al progetto che
ci sta dando una nuova piazza Lorch e chi avrebbe voluto che le cose
rimanessero come erano arrivando a parlare di distruzione di uno dei luoghi più
amati dagli oritani, almeno a quelli delle generazioni che hanno superato gli
anta. Non sono assolutamente d’accordo con chi la pensa così perché sono stati
ben altri i monumenti e i luoghi caratteristici di Oria che gli stessi oritani
hanno distrutto. Se pensiamo alla cinta muraria che chiudeva la città e
collegava la tre porte sino alla seconda metà dell’ottocento, se pensiamo a
Porta Lama, al portario grande, al portario piccolo, alla Cattedrale romanica, la
Necropoli sul Monte Sant’Andrea distrutta per realizzare un campo di calcetto,
il vecchio Macello comunale di via Isonzo distrutto per ralizzare un insulso
edificio , lo stabilimento della macchina a vapore dei Salerno Mele, della
Chiesa ipogea di sant’Ustinu e il Canale Reale e l’elenco potrebbe continuare a
lungo. Se penso a tutto quello che gli oritani hanno fatto per distruggere
Oria mi viene in mente l’incontro tra il
Cardinal Ercole Consalvi, Segretario di Stato di Pio VII e l’imperatore
Napoleone. Napoleone con una delle sue straordinarie uscite annunciò al Nunzio
che lui in un paio d’anni avrebbe distrutto la Chiesa di Roma. Il Cardinal
Consalvi non si perse d’animo di fronte a un annuncio così catastrofico e
prontamente gli rispose: Maestà, sono milleottocento anni che noi stessi
tentiamo di distruggerla e ancora non ci siamo riusciti! Bene possiamo stare
tranquilli che nemmeno noi riusciremo a distruggere questa nostra Oria ! Chi ha
dimostrato la sua contrarietà alla ristrutturazione di Piazza Lorch lo ha fatto
non perché Piazza Lorch gli piacesse
particolarmente così come era, ma unicamente per i ricordi che quel luogo
suscitava in lui come in tantissimi altri oritani, me compreso. Era il luogo di
incontro di tutti i giovani oritani che senza cellulari e nemmeno telefoni
fissi, quasi per magia si ritrovavano per parlare dei loro problemi, delle loro
speranze, dei loro primi amori girando e rigirando intorno al Monumento ai
caduti come un cavallo girava intorno al pozzo riempendo la vasca con l’acqua portata
su dalla ngegna per cui il scia’ facimini to’ vaschi o quantu
vaschi ta fattu osci erano le frasi che comunemente ci si scambiava
incontrandosi su san Domenico. Per cui
questa Piazza rappresenta per tanti la gioventù, la nostalgia, i rimpianti di
un tempo purtroppo ormai passato e che non potrà mai più tornare. In effetti, però, l’attuale piazza Lorch era
davvero messa molto male e se andiamo
ancora indietro nel tempo lo era ancora di più: Pensate che fino agli anni
cinquanta addirittura priva di pavimentazione era cioè sgarufata, anni prima non era nemmeno livellata e le quote di
livello seguivano l’andamento della roccia. Non vi dico che cosa si è trovato nello
sbancamento effettuato lungo via Torre: c’era, probabilmente risalente
all’ottocento, una vera e propria discarica in cui venivano gettate le carcasse
degli animali macellati nel largo San Domenico. Poi ogni quaranta, cinquanta anni c’è stato qualche intervento di miglioramento
e gli oritani si sono adeguati, molto probabilmente saranno pure rimasti
soddisfatti e contenti. Non riesco assolutamente a capire le tante critiche al
nuovo progetto che darà alla nostra piazza una sistemazione adeguata a tempi se
non addirittura futuristica. Diciamocelo con estremità sincerità era dagli anni
settanta che non si faceva un intervento serio di ammodernamento: quella piazza
Lorch che conosciamo noi andava bene fino a cinquanta anni fa. Ora non
più. Quindi non ci resta che aspettare un po’
di tempo e di vedere il progetto finito, ci potrà o meno piacere, potremo
essere più o meno d’accordo, ma di una cosa dobbiamo convincerci era necessario.
…