domenica 1 giugno 2014

A GRANDE RICHIESTA PUBBLICO QUALCOSA CHE SA DELL'INCREDIBILE !!!


(Articolo pubblicato su Gazzetta del Mezzogiorno del 17.3.2013) 

Papa Francesco aiutò famiglia di emigranti. Un appello che arrivò da Oria.

E' stata una sorpresa per tutti, l'elezione del cardinal Jorge Mario Bergoglio, il papa povero che s'ispira a San Francesco, ma non per lui, la cui magnanimità aveva potuto apprezzare già in tempi non sospetti: l'oritano Franco Arpa ispettore superiore della polizia in pensione e noto blogger, aveva conosciuto l'arcivescovo di Buenos Aires nel 2004, quando gli consentì di ricongiungersi ad alcuni cugini argentini, prima mai conosciuti di persona. Se poteva, l'attuale pontefice si faceva apprezzare anche al di fuori del suo mondo, che si trova ai confini della Terra, come peraltro fatto appena dopo essersi affacciato dalla loggia delle benedizioni.

È una storia ormai datata, quella di Arpa e dei suoi parenti, figli di emigrati in Sudamerica. L'estate di nove anni fa, quando zio Pasquale Ariano, dopo aver scoperto l'esistenza oltreoceano dei figli di sua sorella Lucrezia e di suo fratello Michele - emigrati negli anni '30 - decise di incontrare Alberto e Isabel (figlia di Lucrezia) e Norma (figlia di Michele) pagando loro i bIglietti aerei: Alberto, impegnato in Argentina, rifiutò, mentre accettarono Isabel e Norma (accompagnata da suo marito Francisco Bonforti, figlio di emigrati calabresi, di Tropea).

La raccomandazione fu ovviamente quella di predisporre per tempo i documenti necessari, tra i quali i passaporti. Se però per Isabel non sorsero problemi, i permessi di viaggio di Norma e Francisco tardavano ad arrivarle, fino al punto che, a pochi giorni dalla partenza, era a rischio la stessa rimpatriata. A questo punto, Arpa tentò disperatamente di chiedere aiuto alle autorità italiane, argentine e internazionali. Scrisse a chiunque, dal capo della polizia all'ambasciatore, al presidente della Repubblica, fino al segretario delle Nazioni Unite.

Nessuno rispose, tranne uno: cardinal Bergoglio, che Arpa aveva contattato via email quando mancavano ormai pochi minuti all'ora "X". 
Bergoglio, porporato dal 2001 e di origini piemontesi, fece scrivere un messaggio di posta elettronica al suo segretario particolare, padre Martin Garcia Aguirre, che chiese ad Arpa il numero di telefono dei suoi cugini argentini. Era venerdì sera, il volo previsto per lunedì. Poco dopo la mail, a casa Bonforti arriva una chiamata: «Sono padre Bergoglio, entro domattina arriveranno i passaporti».

Detto, fatto, il sabato mattina suonarono alla porta: il funzionario di polizia, tra le mani i documenti di viaggio e tanti saluti dal cardinale. Francisco Bonforti per l'occasione stappò una bottiglia di vino d'annata, di quelli buoni, per la contentezza. Brindò alla salute di Bergoglio e di Arpa, che da allora ribattezzò - ironia della sorte - come "'il papa", dopo la rassegnazione e l'invito a desistere dal tentativo, che tanto era tempo sprecato.

E invece; il lunedì successivo, partenza regolare, poi 20 giorni indimenticabili a Oria, dove in Comune fu anche organizzata per l'occasione una festa degli emigrati «Quando l'altro giorno ho visto Bergoglio affacciarsi dalla loggia di San Pietro -dice Arpa - mi sono venuti i brividi e non ho potuto che ricordare quell'episodio, forse incentivato anche dalla sua condizione di figlio di emigrati, che aveva vissuto in prima persona ormai diversi anni fa» 
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