sabato 30 novembre 2013

ORIA - IL MOSAICO RINVENUTO NELL'EPISCOPIO POTREBBE ESSERE IL PIU' ANTICO IN OCCIDENTE.

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ORIA - ARCHEOLOGIA E ARTE
L'opera policroma potrebbe essere la più antica in occidente. I dati raccolti in un volume.

Si trova in Puglia, a Oria, il mosaico più antico dell'Occidente. La scoperta non è recente, risale a due anni fa, ma solo adesso gli studiosi cominciano a fornire dei dettagli sulla datazione che risalirebbe all'ultimo trentennio del IV secolo a.C. (quindi all'incirca al 330 a.C.), quando la tecnica del mosaico non era ancora conosciuta e praticata tanto nell'Italia del tempo che nel resto delle antiche civiltà occidentali.

A ufficializzare, nero su bianco, queste notizie è il volume intitolato "Vetustis novitam dare - Temi di antichità e archeologia" (Scorpione editore; Taranto 2013), che gli studiosi hanno voluto dedicare ad Angela Maruggi, ispettrice archeologica di Oria prematuramente scomparsa.
La pubblicazione raccoglie i risultati del Convegno della Magna Grecia del 2012, e i successivi studi e le indagini per la datazione da parte della Soprintendenza, degli archeologi dell'Università del Salento e dai ricercatori del Cnr Ibam, nonché i confronti con altri esempi presenti nel mondo greco-macedone. Così, il ritrovamento avvenuto nel corso dei lavori di ristrutturazione di alcuni vani del piano terra dell'Episcopio, ha aggiunto un capitolo inedito alla ricostruzione della storia della nostra terra.

Il mosaico, policromo a ciottoli, raffigura l'attacco di un leone ad un cervide, e, la parte centrale, attualmente visibile, misura circa quattro metri quadrati. In realtà le dimensioni sarebbero molto più ampie, perché le strutture murarie che lo delimitano poggiano sullo stesso mosaico. L'opera doveva ornare una sala particolarmente ampia, probabilmente la parte centrale di una grande sala di un palazzo o residenza regale.

«Questo mosaico rinvia a maestranze non locali, e anche i ciottoli colorati, non risultano essere locali - spiega Mario Lombardo, direttore del Dipartimento di Beni culturali dell'Università del Salento che ha curato nel volume la parte riguardante il periodo storico- probabilmente i ciottoli sono stati portati dalle stesse maestranze di origine greco-macedone incaricate di realizzare questo splendido lavoro. In relazione alla tecnica, va detto che richiama molto da vicino i grandi mosaici regali di Pella, la capitale della Macedonia ai tempi di Filippo il macedone e di suo figlio Alessandro e rinvia a quell'orizzonte cronologico della parte finale del IV secolo prima di Cristo, circa il 330 a.C».

Secondo Maria Teresa Giannotta del Cnr Ibam, che si è occupata della parte archeologica e artistica (insieme a Assunta Cocchiaro, funzionario della Soprintendenza responsabile della zona di Oria, Laura Masiello della Soprintedenza di Taranto e Giovanni Quarta del Cnr Ibam), il mosaico di Oria si inserisce in quella tradizione figurativa di alto livello e finezza del primo ellenismo, attestata dai mosaici di Grecia ed Epiro, anche per la scelta del tema iconografico (belve e scene di caccia) che trova significativi confronti nei mosaici a ciottoli policromi di Eretria, Pella, Atene e Corinto.

Ma chi, sul finire del IV secolo a.C., qui ad Oria, nel territorio che i greci chiamavano Messapia, mentre Alessandro Magno muoveva guerra ai Persiani e Roma si affacciava in Italia meridionale, ebbe il gusto raffinato e la cultura necessaria per far realizzare con materiali di importazione un mosaico di così alto livello artistico?

«Secondo le fonti in quel periodo venne in Italia Alessandro il Molosso,,re dell'Epiro e zio di Alessandro, con lo scopo di aiutare i Tarantini, contro i Messapi e i Lucani - dice Mario Lombardo - questo personaggio che era fortemente legato alla corte macedone arriva in Italia nel 333 a.C. Dopo aver conquistato alcune città stipulò una pace con il re degli Apuli di Brindisi». Questo è il contesto che vede l'instaurazione di rapporti di pace e di amicizia con i Messapi, a cui fanno seguito diversi decenni di prosperità e di stretti rapporti economici, culturali e politici, con i Messapi alleati di Taranto contro Roma».

«La scoperta è interessante -dice ancora Lombardo - anche perché abbiamo una notizia di Strabone, geografo di età augustea che descrivendo Oria dice che ancora oggi si mostra in questa città il "Basileion" di un antico dinasta messapico.
L'archeologo C. Napolitano
"Basileion" ha due significati: capitale o palazzo reale. La menzione di Strabone è l'unica menzione di un edifìcio di questo genere nella descrizione della Messapia. Il mosaico potrebbe esserne un riscontro».

L'esistenza di altre strutture antiche in piazza Cattedrale a Oria, scoperte in occasione dei recenti lavori di riqualificazione (e collegabili probabilmente con il palazzo menzionato da Strabone) sono state appurate della Soprintendenza archeologica nel 2012 con gli scavi diretti da Assunta Cocchiaro e coordinati da Christian Napolitano (nella foto qui a desta).
(Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia, articolo a firma di Nicola De Paulis)
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