giovedì 24 novembre 2016

TARGA COMMEMORATIVA: ORIGINI

Sto per completare una ricerca su internet in ordine alla targa commemorativa dei precedenti post, la quale, come avrete capito, si trova "abbandonata" nei pressi dei gabinetti all'interno del vecchio cimitero di Oria.
Purtroppo non sono riuscito a trovare alcun particolare utile nei libri in mio possesso che parlano del VENTENNIO FASCISTA AD ORIA. Ho tentato finanche di trovare qualcosa nelle vecchie carte del Comune, ma ...... ahimè .... con esito negativo... almeno per ora.

Ciò premesso, copio-incollo qualcosa che ho reperito su internet al fine di capire le origini di detta targa. In verità avrei dovuto copiare-incollare un bel po' di cose, ma preferisco  non stancarvi e quindi ho deciso di pubblicare un poco per volta, ragion per cui a questo post ne seguiranno altri nei prossimi giorni.

Testo della targa: 18 NOVEMBRE 1935, XIV (l’anno dell’era fascista, ndr) A RICORDO DELL’ASSEDIO / PERCHE’ RESTI DOCUMENTATA NEI SECOLI / L’ENORME INGIUSTIZIA / CONSUMATA CONTRO L’ITALIA / ALLA QUALE / TANTO DEVE LA CIVILTA’ / DI TUTTI I CONTINENTI.

 Poche persone conoscono la storia di quella lapide misteriosa.
 Ma a quale “assedio” si fa riferimento? E quale terribile “ingiustizia” si era consumata in quella circostanza contro l’Italia? Il 18 novembre del 1935 è la data di inizio di quello che Benito Mussolini aveva definito dal balcone di Piazza Venezia “l’assedio societario delle inique sanzioni”, cui l’Italia venne condannata dalle Società delle Nazioni come “paese aggressore” a seguito dell’invasione dell’Etiopia da parte delle truppe del generale Del Bono, nei primi di ottobre del 1935. Del resto la Carta della Società delle Nazioni (che poi diventarono l’Onu) parlava chiaro: “… se un membro della Lega ricorre alla guerra (…) sarà giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contri tutti i membri della Lega…”. In quell’anno, l’Italia del regime fascista scriveva una delle pagine nere della nostra storia, invadendo uno stato libero solo per inseguire il sogno utopico di ottenere un proprio impero. L’ Italia che in quella guerra uccise più di 700 mila etiopi tra militari e civili, ricorrendo spesso anche ad armi illecite, come la terribile iprite. Eppure il fascismo denunciò l’iniziativa della Società delle Nazioni come un “perfido piano per soffocare economicamente il popolo italiano” e approfittò dell’occasione per dare vita ad una poderosa azione di propaganda contro quei paesi che cercavano di “strangolare la patria in guerra”. Fu dichiarata l’autarchia: l’Italia avrebbe fatto affidamento solo sulla produzione interna. Ma le sanzioni, tutto sommato, furono poco efficaci.

 Stati Uniti, Germania, Giappone non facevano parte della Società delle Nazioni e garantirono all’Italia alcune forniture (soprattutto petrolio e carbone) particolarmente necessarie alla guerra. E altri Paesi, colonizzatori quanto l’Italia, lasciarono intendere a Mussolini che avrebbero chiuso un occhio.
 
Le conseguenze dell’embargo furono, insomma, esattamente l’opposto di quelle che la Società delle Nazioni aveva sperato di raggiungere, perché suscitarono un’ondata di indignazione che rafforzò il consenso del regime e irrigidì la posizione del governo italiano.
 Ciliegina sulla torta, il Gran Consiglio del Fascismo dispose che ”sulle Case dei Comuni d’Italia” fosse apposta una ”pietra” a memoria delle ”inique sanzioni”, per testimoniare nel tempo l’indignazione contro le ”nazioni plutocratiche” ed esortato, in maniera retorica, all’orgoglio nazionalista. Questa è la storia quantomeno singolare di quella targa di marmo.
 Alla caduta del regime fascista, quasi tutte le lapidi furono rimosse nelle città italiane. Ne resta ancora qualche esemplare...........
Fonte:  http://www.salvoguglielmino.it/commentiArticolo.asp?idArticolo=227
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