Rispetto a tre anni fa sono ormai pochissimi gli oritani che avrebbero preferito che ad acquistare il castello fosse stato il Comune, esercitando il diritto di prelazione. E' normale ed anche giusto per certi versi che non tutti la pensino allo stesso modo. Nei giorni scorsi mi è capitato di sentire taluni che non hanno apprezzato il nuovo look del maniero normanno-svevo-angioino; a qualcuno non piace vedere su alcuni punti delle pareti esterne della "verde-rame; qualche altro ha nostalgia degli alberi alti e maestosi che una volta attorniavano "il gioiello di pietra"; ad altri non piace l'attuale aspetto della piazza d'armi e sentono la mancanza di quelle piante rampicanti che rivestivano le pareti, oppure preferivano il brecciolino o la ghiaia di una volta alla pavimentazione di oggi. Libertà è anche questa, un nostro diritto inviolabile di esprimere liberamente il proprio pensiero. L'importante è esercitare detto diritto in modo civile e nel rispetto altrui ed, in questo caso, nel rispetto dei nuovi proprietari del castello di Oria.
Quello che sto per dire sicuramente farà storcere il naso a qualche oritano contemporaneo, legato per vari motivi al responsabile della permuta avvenuta nel 1933 fra il cosiddetto palazzo Martini ed il castello. Mi riferisco al podestà Rocco Greco, alla cui figura oggi non voglio mancare di rispetto, ma non posso privarmi dal manifestare seri dubbi circa la bontà di quell'operazione, di quella permuta. Invito voi tutti a riflettere sul contenuto dell'atto notarile, nel quale si evidenziava in maniera forte lo stato disastroso in cui versava il castello, ma non si faceva alcun riferimento alla cripta dei Santi Crisante e Daria e a tutto il vasto giardino circostante che affaccia su Via Dragonetto Bonifacio. Da non dimenticare che il Martini-Carissimo riserbò "a sé per soli (sic!) 10 anni l’usufrutto sui vani a pianterreno del suo immobile".
Per una comparazione della superficie delle due proprietà in questione che allora furono oggetto di scambio date un'occhiata alla foto scattata dall'alto qui pubblicata.
Cliccare sopra per ingrandire. La parte tratteggiata di verde è quella relativa al castello, mentre quella evidenziata col rosa è Palazzo Martini.
Quello che sto per dire sicuramente farà storcere il naso a qualche oritano contemporaneo, legato per vari motivi al responsabile della permuta avvenuta nel 1933 fra il cosiddetto palazzo Martini ed il castello. Mi riferisco al podestà Rocco Greco, alla cui figura oggi non voglio mancare di rispetto, ma non posso privarmi dal manifestare seri dubbi circa la bontà di quell'operazione, di quella permuta. Invito voi tutti a riflettere sul contenuto dell'atto notarile, nel quale si evidenziava in maniera forte lo stato disastroso in cui versava il castello, ma non si faceva alcun riferimento alla cripta dei Santi Crisante e Daria e a tutto il vasto giardino circostante che affaccia su Via Dragonetto Bonifacio. Da non dimenticare che il Martini-Carissimo riserbò "a sé per soli (sic!) 10 anni l’usufrutto sui vani a pianterreno del suo immobile".
Per una comparazione della superficie delle due proprietà in questione che allora furono oggetto di scambio date un'occhiata alla foto scattata dall'alto qui pubblicata.
Cliccare sopra per ingrandire. La parte tratteggiata di verde è quella relativa al castello, mentre quella evidenziata col rosa è Palazzo Martini.

Ciò premesso vi propongo di leggere una lettera aperta agli oritani scritta nell'estate 2007 dall'amico Pierfrancesco Conte (Piero per gli amici), all'indomani delle sue dimissioni da Assessore al Turismo ed alla vigilia della comprevendita del castello. Ve la propongo perché a mio parere è attualissima, basti pensare, per esempio, al seguente passaggio: "Secondo me il torpore che spesso attanaglia i politici, in questa occasione, lambisce le menti di quelli nostrani perché, l’unica azione da intraprendere, credo non sia stata ancora intrapresa: parlare con i prossimi proprietari e sincerarsi che oltre alle parti che obbligatoriamente dovranno lasciare visitabili, riservino anche altri spazi, contenitori culturali e quant'altro per rendere più appetibile l’offerta turistica. Programmare con loro e non contro di loro. La vendita del castello può finalmente essere la svolta che renda Oria centro d’eccellenza per qualsiasi attività si voglia insediare all’interno. Perché, che lo si voglia o no, lo scenario non è replicabile altrove."
Ricordo a me stesso che dall'agosto 2009 non abbiamo un assessore con delega al Turismo ed allo Spettacolo, deleghe che il sindaco ha tenuto per sè dopo le dimissioni dell'assessore Michi D'Addario.
Qui di seguito la lettera di Piero Conte: