
Ore 16,00 del 20.5.2012 - La premessa è d'obbligo: il fatto è stato e rimane di una gravità impressionante, immane. Ciò premesso, subendo anche oggi il bombardamento mediatico del caso, che anche volendo uno non riesce a evitare, sono giunto ad alcune riflessioni che, piacciano o no, sono le mie. In realtà le avevo fatte anche ieri queste riflessioni, nell'esatto momento in cui avevo rinunciato a occuparmi della parte strappa-lacrime della vicenda.
[Ore 12, 44 del 19.5.2012 - Io faccio obiezione di coscienza: non indagherò, come richiestomi per lavoro - lo chiameremo convenzionalmente lavoro -, sul dolore delle famiglie. Lo immagino, lo comprendo, lo avverto, ne soffro. Non riporterò informazioni, reazioni, curiosità intime. Dio - se esiste o chi per lui - me ne scampi. Fosse accaduto a me, non mi sarebbe piaciuto affatto ritrovarmi in compagnia di taccuini, flash e antenne drizzate a caccia di cosiddette notizie. Non è questa l'informazione che mi piace: la cronaca, per stigmatizzare un fatto gravissimo e intollerabile, è un conto. Il pettegolezzo, finalizzato alle vendite del giorno dopo, è ben altro. Io, e accetterò tranquillamente mi si dica che forse non sono tagliato per questo mestiere - convenzionalmente lo chiameremo ancora così - , mi dissocio, assumendomene tutte le responsabilità. Preferisco rimanere coerente con me stesso, per quello che può valere.]
Pensavo e penso che sarebbe obiettivamente un peccato, per professionisti dell'antimafia e aspiranti tali, giornalisti in trincea a caccia della ribalta e organi d'informazione desiderosi di rispettare le leggi del mercato, scoprire d'incanto - come peraltro sostenuto dal procuratore capo di Brindisi, Marco Di Napoli - che il cosiddetto attentato ai danni del professionale Morvillo Falcone altro non sia stato che il gesto folle, ingiustificato e isolato di un mitomane, di qualcuno in cerca di paginate di giornali e servizi tivù, che puntualmente gli sono stati concessi. Di attenzione, che puntualmente ha ottenuto. Come dire - scusando la blasfemia - che Falcone, sua moglie, la Carovana della legalità, la Scu e tutte le coincidenza tirate in ballo finora non c'entrano un fico secco con quanto accaduto. Si è parlato di mafia e terrorismo, persino internazionale, dello strano caso del magrebino STRANAMENTE assente, ieri mattina, dal suo posto, abituale e abusivo, davanti alla scuola. Chissà perché, però, nessuno ha scritto o riferito del possibile gesto folle di uno squilibrato: certamente non avrebbe sbagliato, non sarebbe stato impreciso. Chi si accanisce contro delle ragazze indifese - mafioso, terrorista o no - è pur sempre uno squilibrato, qualunque sia il motivo alla base del suo agire. Il dubbio è presto fugato: cui prodest - a chi giova - sminuire il tutto? A chi giova rinunciare alle comparsate tivù, alle ferme prese di posizione politiche su giornali ed emittenti locali e nazionali, all'impennata vertiginosa delle visite online? A nessuno, in fondo, giova: a partire dal mitomane - mafioso, terrorista o meno -, che avrebbe certamente risentito di un'ipotetica sottovalutazione, fino ai politici, agli antimafia tout court, alle redazioni di ogni ordine, grado e specie. In tre parole tre: non fa notizia, il semplice mitomane. Non solletica l'opinione pubblica e non smuove l'orgoglio dei tutori civili - per le forze dell'ordine, discorso a parte - della legalità. E poi chissà che esecutore/i e presunto mandante/i - magari destinato sic et simpliciter a un Cim - non se la godessero, ridendo di gusto per il clamore suscitato, mentre la cosiddetta società civile sfilava compatta, un po' ovunque, contro un nemico ipotetico e invisibile, meglio se terrorista o mafioso. A indagini - rigorosamente, come si dice, a 360 gradi - ancora in corso, è opportuno, quando non necessario, essere prudenti. Logica vuole, comunque, che non esista antimafia senza mafia, anche a costo di volerla cercare, vedere o intravedere ovunque, questa mafia. La mafia che ha paura della cultura e che, in un bruttissimo giorno di maggio, decide di colpirla dove forse meno te l'aspetti: il professionale per la moda di Brindisi, ancorché intitolato alla memoria di Falcone e della sua consorte. La mafia, o presunta tale che, interpellata in merito (sic!), al pari dello Stato in tutte le sue declinazioni, all'indomani del fattaccio, assicura giustizia e dovute ritorsioni per il danno d'immagine: paradossale, ma vero. Per la serie: "Noi non c'entriamo, lo dimostreremo indagando, rintracciando i responsabili e punendoli". Qualora così fosse, il paradosso sarebbe completo. Io, dal mio canto, continuo a riflettere, spesso e malvolentieri indignandomi. Mah.
Eliseo Zanzarelli - ore 16,00 del 20.5.2012